(ASI) Nella cornice di San Remo si è dedicato uno spazio all’Inno di Italia, composto da Goffredo Mameli e per presentarlo è stato chiamato il premio Oscar Roberto Benigni. L’attore toscano è uscito dalle sue solite battute e ha dedicato pochissimi minuti alla politica, con un solo accenno al Pd e a Bersani, che come il presentatore del Festival Morandi rimane imperturbabile a tutto e a Berlusconi, quando ha definito Mameli un minorenne (quando aveva composto l’Inno aveva 20 anni e la maggiore età era a 25 allora) con relativa frecciata a Ruby Rubacuori e alla sua falsa parentela con Mubarack.
L’Inno ha preso il sopravvento e Benigni ha fatto un’esegesi commovente e con molti spunti storici e culturali. Ha richiamato Gioberti e la matrice cattolica, Dante come simbolo di unità, Scipione e la battaglia di Zama, che ha comportato la vittoria dell’Occidente sul mondo africano, segnando le sorti della cultura romana e quindi italiana. Non poteva non richiamare Garibaldi, uomo carismatico, ammirato da tutta Europa, che è riuscito a trascinare tanti giovani ardimentosi che si sono spinti fino alla morte per l’amore profondo per la loro patria. Tra questi Benigni esalta il giovane Mameli che dopo aver composto questo magico Inno ha trovato la morte. Vittorio Emanuele II, Cavour, Garibaldi, Mameli sono uomini che hanno creduto nel sogno dell’Italia unita e Benigni fa leva su questo sogno, innalzando l’orgoglio italiano, che si è sempre distinto e continua a distinguersi. Esorta a credere nell’Italia e a ricercare la felicità, consigliando che è opportuno non dimenticarsi che si può essere felici. Chiude bene Morandi affermando che Benigni è motivo per noi d’orgoglio, “un vero premio Oscar”.
Daniele Corvi- Agenzia Stampa Italia