(ASI)Vi riportiamo le varie posizioni politiche inerenti alla svendita di uno dei gioielli d'Italia in favore degli stranieri. Sulla vicenda intervengono Federconsumatori, Meloni (Fdi) ed Libè Udc.
TELECOM: E’ ALLO STUDIO UN’AZIONE RISARCITORIA PER PICCOLI AZIONISTI ED OBBLIGAZIONISTI DANNEGGIATI DALLA SVENDITA A TELEFONICA.
La svendita di Telecom rappresenta, come già denunciato, un grave danno per l’intero Paese, privato del possesso della rete di telecomunicazioni fondamentale elemento di sviluppo ed incremento della produttività.
Il fatto che in Italia venga a mancare un operatore nazionale che abbia il potere e soprattutto l’interesse ad investire sul potenziamento della rete è un fatto di estrema gravità, che avrà ricadute negative sull’intero sistema economico.
Ma tale operazione rappresenta anche un intollerabile danno nei confronti di migliaia di piccoli azionisti ed obbligazionisti, la cui platea si è ampliata anche alla luce della recentissima asta delle obbligazioni Telecom.
“Per questo abbiamo dato mandato ai nostri uffici legali di studiare l’avvio di un’azione di risarcimento danni per i piccoli azionisti e obbligazionisti Telecom.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
Relativamente a tale vicenda, inoltre, chiediamo al Governo di intervenire concretamente per ripristinare una reale ed attenta Authority di vigilanza sui mercati finanziari e sulle banche, ruolo chiave che, come dimostrano questo e molti altri casi, i vertici Consob non sono più in grado di svolgere.
TELECOM, MELONI (FDI): «CASO EMBLEMATICO DEBOLEZZA ITALIANA. FRUTTO FALLIMENTI CLASSE POLITICA E MANAGERIALE»
«Un tempo le Nazioni venivano saccheggiate e spogliate con gli eserciti e le invasioni; venivano colonizzate occupandole e privandole delle loro reali sovranità (moneta ed esercito). Oggi, nell’epoca della globalizzazione economica, si colonizzano spogliandole dei loro asset industriali, della loro forza produttiva e del loro know-how spesso di tipo strategico. Il caso Telecom, che rischia di passare in mano spagnola, è solo l’ultima goccia di un oceano di irresponsabilità e debolezze che stanno mettendo a rischio non solo le capacità della nostra Nazione di rilanciarsi ed uscire da una crisi sempre più insopportabile, ma anche il suo futuro geo-economico. Negli ultimi 5 anni alcune della maggiori industrie italiane sono diventate proprietà straniera: non solo i grandi marchi della moda e del lusso da sempre espressione del nostro made in Italy (da Bulgari a Loro Piana, da Valentino a Ferré), ma anche il settore alimentare (Parmalat) e la meccanica (Ducati). Ed ora Telecom e probabilmente domani Alitalia e Finmeccanica: aziende centrali non solo per il loro portato economico in termini occupazionali e di sviluppo di indotto, ma anche strategiche per gli interessi nazionali. In nessuno Stato del mondo settori di comunicazione, trasporti o difesa verrebbero abbandonati in nome di una visione del mercato sbagliata e irresponsabile. Il caso Telecom è, da questo punto di vista, emblematico: il frutto di decenni di fallimenti di una classe politica irresponsabile e di manager e “imprenditori” inetti e incapaci che hanno costruito un capitalismo famelico e di Stato, che ha privatizzato i ricavi e socializzato le perdite. Un gruppo di manager e di tecnocrati di governo che invece di preoccuparsi di studiare adeguate strategie industriali frequentavano i salotti di Mediobanca o erano impegnati a fare maggiordomi al circolo Bilderberg».
È quanto scrive il presidente dei deputati di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, in un editoriale pubblicato sul sito www.fratelli-italia.it.
«Chi oggi saluta l’acquisizione spagnola della Telecom come un esempio di libero mercato, sbaglia. Non è un confronto alla pari ma una resa incondizionata della nostra economia, una cessione senza contropartita di settori strategici che in ogni altra Nazione, sarebbero difesi con tutti i mezzi. Oggi aziende e banche europee (inglesi e francesi in testa) ma anche sceicchi del Golfo e fondi americani considerano l’Italia industriale un grande 'supermercato' dove comprare gioielli in svendita, perché in crisi. L’economia italiana è come schiacciata, chiusa tra due fallimenti: da una parte le grandi aziende che cadono in mano di proprietà straniere, a causa di cattive gestioni, incapacità evidenti; dall’altro le piccole e medie imprese (parte dominante del nostro tessuto produttivo) costrette a chiudere o a lasciare l’Italia a causa dell’oppressione fiscale e burocratica che sta uccidendo il mercato e la libertà economica. Il tutto mentre in Italia il governo Letta è sempre più imprigionato nella gabbia di un’Europa a cui obbedisce servilmente. Mentre si consumava la farsa della Telecom, i partiti delle larghe intese e dei continui litigi continuavano a scannarsi su questioni di bassa cucina che non serviranno in nessun modo a migliorare la nostra economia, i nostri servizi, la vita delle famiglie e delle imprese, e che manterranno in vita la schiavitù del debito imposta dall’Europa e dai suoi folli diktat. Ora c’è bisogno di una nuova politica che guardi agli interessi della Nazione, che liberi l’economia italiana, l’impresa e il lavoro dalla prigione di questo centralismo burocratico che la sta uccidendo. Serve una svolta economica meritocratica e identitaria», aggiunge il capogruppo alla Camera di FdI.
TELECOM, LIBE' (UDC): SENATORE GASPARRI E MINISTRO GASPARRI SONO STESSA PERSONA?
ROMA - "Ha ragione il Senatore Gasparri quando sostiene che bisogna scorporare la rete Telecom. Mi domando, però, se è lo stesso Gasparri che, da ministro delle Comunicazioni, non ha scorporato la rete occupandosi d'altro". Lo dichiara in una nota Mauro Libè, responsabile Enti Locali dell'UDC.