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(ASI)Nello stesso giorno in cui una persona entrava negli Uffici della Regione Umbria, per fare una strage, a Treviso, un altro imprenditore si stava impiccando nella sua azienda, precisamente a Quinto. Un filo rosso di sangue e morte sta coinvolgendo tutte le Regioni d'Italia. Due giorni orsono la Campania, tre la Sicilia, il 07 marzo Umbria e Veneto. E il motivo, è sempre lo stesso: la crisi e nessuno che riesca ad aiutare le aziende ad uscirne.

Scrivo dal Veneto, e ho seguito in diretta il caso di Stefano Busato, 47enne di Selvana, in provincia di Treviso. Un nuovo aggiunto alla lista nera senza fine. L'imprenditore, perdute un paio di commesse importanti e trovando un forno bruciato della sua azienda, non regge. Decide di troncare la sua esistenza con una corda, impiccandosi ad un gancio all'interno del suo capannone, sito in Via dell'Industria 23, nella zona industriale di Quinto, una di quelle tante che ha portato il Veneto a quel miracolo economico degli anni '80 - '90. Ennesimo lutto, ennesima famiglia a pezzi. Rimanendo in provincia di Treviso, la scorsa settimana Gianfranco Mazzariol, uno dei ristoratori più noti della città, decideva di uscire di scena sparandosi un colpo di fucile. Il motivo è sempre lo stesso: crisi economica, banche. Aggiungiamoci la concorrenza sleale cinese, e l'ultimo governo tecnocratico di Monti. Un mix letale per la zona. Il fratello del defunto, Gianfranco Mazzariol, ha lanciato un appello di mobilitazione generale per impedire altre tragedie. Come ad esempio utilizzare il servizio regionale antisuicidi, un numero verde voluto dal Governatore veneto Luca Zaia. Esso è attivo dallo scorso giugno, 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Sinora, sono giunte ben 420 telefonate. Da gennaio la Caritas trevigiana in accordo con le associazioni di categoria ha attivato un centro di ascolto, il Progetto Penelope. Esso è proteso a fornire supporto psicologico agli imprenditori in difficoltà. L'ultimo nato è il Life Auxilium, il quale, come il nome recita, vuole fornire aiuto tramite la Confartigianato Asolo - Montebelluna, promotore dell'iniziativa.

La dichiarazione più importante dopo il suicidio dell'imprenditore Busato, è venuta da un altro grande nome della zona, Massimo Colomban, fondatore della Permasteelisa prima, e Castelbrando successivamente. Aderente al Movimento 5 Stelle, e affascinato dal programma grillino, ha lanciato parole molto chiare, passando di televisione in televisione: «E' una tragedia, quella di Stefano Busato, che pesa sulla coscienza di ciascuno di noi. Almeno di coloro che non hanno voluto cambiare sistema. Ma stiamo attenti: di questo passo le pistole si rivolteranno contro il sistema, perché il disagio, da parte di tutte le categorie, è enorme, e rischia di esplodere». Una tragedia come quella umbra, campana, siciliana, lombarda. Colomban, uno dei nomi più noti dell'imprenditoria innovativa del mitico (e ormai defunto) Nord - Est, ha un passato come molti altri: aderente ed impegnato in Lega e Pdl, ora subisce il fascino di Renzi e vota per il M5s. Per cominciare, vorrebbe l'abolizione di Irap, e dell'Imu dai capannoni, imposte inique e destinate a far fallire altre migliaia di aziende. I soldi si possono recuperare, sempre a suo avviso, con le proposte del 5 Stelle, ossia combattendo corruzione, riducendo i parlamentari, dialogando con le banche.

Già, proprio le banche sono un altro grandissimo cruccio, in quanto non aiutano di certo l'imprenditoria. Per il momento, le imprese venete continuano a mostrare un livello di affidamento potenziale superiore sia alla media nazionale, sia a quelle dell'intero Nord - Est. Eppure, dal 2008, anno primo della crisi, ad oggi, si registra un netto peggioramento. A fine dicembre 2012, infatti, il 6,77% delle imprese in Veneto presenta palesi rischi di insolvenza nei confronti dei fornitori nei 12 mesi successivi. E nel 2008, il livello era del 5,25%. Per quanto affidabilità vi sia, il trend, purtroppo, è in discesa.

Esiste anche una parte di Veneto, e in particolare di Treviso, che non si rassegna. Avendo qualcuno inteso, che l'emigrazione dei giovani rappresenta un altro dei grandissimi problemi odierni, in quanto impossibilitati ad ottenere un impiego in Patria, per fermare il fenomeno, occorre formare delle menti (giovani) in grado di diventare imprenditori e continuare ad esserlo in un mercato spietato. Le imprese trevigiane come soluzione hanno proposto a 45 studenti dai 18 ai 27 anni una sorta di Talent Campus, una formazione a tutto campo. Sono scese in campo aziende di fama mondiale come la Silca di Vittorio Veneto e la H - Farm di Roncade, rispettivamente ai primi posti nel settore delle chiavi e nel lancio di imprese start up. Dopo una prima selezione, molti dei selezionati potranno godere di un'opportunità di stage all'estero, o in Italia, con le aziende aderenti al Campus, che sono diverse. I giovani selezionati provengono da tutto il Veneto, e dalla presentazione di oltre 200 curricula. «I giovani sono il futuro, anche per la nostra azienda, sottolineiamo la nostra vicinanza al territorio». Queste le parole di Stefano Zocca, amministratore delegato di Silca e formatore del Campus. Il fulcro dell'iniziativa è costituito da incontri formativi con professionisti del mondo del lavoro, in aziende tra le migliori di tutto il Nord - Est. E per l'autunno, si replicherà per un'altra iniziativa di formazione, sempre rivolta ai giovani.

A noi piace questa Italia, quella che non si arrende. Quella che punta sui giovani, e salvaguarda gli imprenditori. Altrimenti, le parole di Colomban potrebbero avverarsi davvero, e le fontane romane zampillanti di sangue, non saranno solo una profezia di Rasputin.

 

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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