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(ASI) Lettere in Redazione - Cronaca di una giovane vita spezzata, del grande dolore di una famiglia e il nobile valore della soliderietà.

 

Spettabile Redazione,

bloccata a letto da una fastidiosissima e non ancora superata influenza, leggo solo oggi la lettera del Signor Pons Roberto che mi giunge come un raggio di sole ed un meraviglioso regalo in un periodo per me oltremodo triste di ricorrenze dolorose.-

Nelle righe di questo concittadino a me sconosciuto carpisco non solo un ricordo bellissimo di mio figlio e tanta solidarietà nei confronti della nostra famiglia, ma anche e soprattutto l’aver esattamente, direi magistralmente compreso il reale senso ed il reale scopo delle mie battaglie.

- Vede, in questi due anni di dolore, non solo ho dovuto sopportare il peso terrificante di un’assenza, non solo ho dovuto cercare qualche  remota risorsa dentro me stessa per tirare avanti , ma ho dovuto confrontarmi ed ancora mi confronto con chiacchiericci di paese perpetrati da tutta una serie di persone probabilmente vicini alla famiglia della moglie (peschierese e della  sua stessa frazione)  dell’omicida di mio figlio.-

Ho dovuto sopportare proprio tutto, a cominciare dalle polemiche messe in atto da qualche politico di una certa fazione  contraria ed in disaccordo con la decisione del Sindaco di indire il lutto cittadino (cosa questa che non ho chiesto di certo io) , a tutta una serie di benpensanti dal cervello di gallina (con tutto il rispetto per le galline)che, nella grettezza e pochezza delle loro esternazioni  non  sono mai riusciti a spiegarsi come mai , invece di stare buttata su un letto magari piena di sedativi a piangere un figlio meraviglioso, io fossi gia’ in televisione, quando il corpo di mio  figlio  era ancora all’obitorio , e poi ho osato tornarci in televisione, udite bene!   il giorno dopo il funerale …

Questo non rientra nei canoni della sofferenza e mi sono stati attribuiti chissa’ quali scopi relativi a queste mie esternazioni, se non l’unico, quello vero, che e’ appunto cio’ che lei ha compreso senza difficolta’ alcuna-

Per non parlare di mille altre cattiverie e pettegolezzi da mercato, fino all’insinuare che mio figlio si fosse fermato a raccogliere il proprio cellulare, quando ho tanto di verbale di riconsegna effetti personali dell’ospedale di San Donato, da cui si evince che il cellulare di Andrea era chiuso nella cerniera  dei pantaloni della tuta  che indossava quella maledetta sera…

Va da se’ che Andrea non avrebbe avuto il tempo di raccogliere il cellulare e chiuderlo nella tasca interna della tuta semplicemente perche’ …. Era gia’ morto… ammazzato dalla vettura del Signor C.A. ( non so perche’ mi ostino a non rendere pubblico nome e cognome visto e considerato che ora, dopo la sentenza pubblica di primo grado potrei tranquillamente fare ai giornali i nomi e i cognomi di tutti i componenti di quella famiglia, mogliettina compresa, che in questo momento mi fa piu’ rabbia dello stesso omicida, perche’ da mamma, sapere che va in giro a dire che io le sto rendendo la vita un inferno….beh… che altro dire, forse l’unica cosa che le direi in tutta tranquillita’ e’ se vuole fare cambio con il mio inferno magari solo per qualche settimana…

Il di lei marito anche se dovesse andare in galera, (cosa molto molto difficile) un giorno tornera’ a casa, ma Andrea a casa sua non ci ritornera’ mai piu’..

Ma non e’ di questo che voglio parlare e neppure della pochezza di una famiglia (TUTTA E DICO TUTTA ESTENDENDO ANCHE A PARENTI ) che in due anni non hanno mai avuto il coraggio civile, di un solo gesto nei nostri confronti…

Ho saputo che una delle prime cose che dicono gli Avvocati a chi ha commesso il reato, e’ di consigliare al proprio assistito di non avere contatti con la famiglia della parte lesa…  Un consiglio che la famiglia dell’omicida ha seguito con una sudditanza senza pari.. Ma si sa, una cosa e’ l’iter guidiziario, altro e ben diverso e’ lo spessore morale delle persone..

Non mi interessa piu’, mi creda, quale sara’ la sorte di chi ha ucciso mio figlio, anzi ( e questo le parra’ strano immagino) a questo punto, dopo aver saputo che la difesa ha prontamente chiesto l’appello allo scopo di una riduzione di pena, sono qui quasi ad auspicare che il Signor CA riesca a farla franca totalmente, cosi’ potro’ a tutta voce e con ancor piu’ vigore di sempre dimostrare quanto poco valga una vita umana..

 

Signor Pons, ancora giro in macchina e tutti  giorni mi confronto con un’incivilta’ che regna sovrana.- Mi reco al cimitero da mio figlio e vengo soprassata e magari anche appellata con parole irripetibili, solo perche’ sto procedendo alla velocita’ consentita.. Chi mi conosce lo sa bene, in 31 anni di patente, mai una multa per un semaforo rosso, mai per un eccesso di velocita’.- Sono sempre stata consapevole che la macchina e’ un’arma,pronta ad uccidere,  e rispettando le regole del Codice della Strada, ho rispettato me stessa, ma soprattutto gli altri, e i figli degli altri..

Vede Signor Pons, sono spesso in giro per Licei, mi chiamano ben oltre i confini della Lombardia, porto la mia storia e la mia testimonianza appena posso e dove posso, e i ragazzi che ci ascoltano rimangono assolutamente e benevolmente sensibilizzati, quando mostriamo loro le conseguenze di  guidare una vettura di soli 20 kmh piu’ del limite consentito.-

Ci guardano increduli quando mostriamo un filmato in cui con un tasso alcolemico di 1.2 , un famoso campione di Formula Uno, con tutta la sua destrezza ed esperienza, non riesce ad evitare ostacoli a causa della visione appannata data dall’alcol.-

Faccio tutto questo, insieme ad altre mamme e Le confesso che a volte mi vergogno e lo sa perche’?. Perche’ sono li’, a parlare a 18enni o ventenni al massimo, e qualcuno di loro inevitabilmente a fine convegno, nello spazio aperto alle domande, ci chiede quanti anni aveva chi ha ucciso Andrea, o Mirko o Altea, o Matteo o Giuseppe… Ed io mi vergogno, perche’ nessuno di loro aveva meno di 40 anni, il mio poi, in un caso emblematico, forse piu’ unico che raro, aveva a bordo i suoi stessi figli e moglie davanti..

Ma scusate, prima di mettere a repentaglio la vita di mio figlio, il C.A. non ha in primis messo a repentaglio la vita dei propri figli?

Da povera illusa quale ero all’inizio di questa vicenda, chiesi al mio Avvocato, se questo  non rientrasse in uno di quei casi in cui e’ legittimo togliere la patria potesta’…  No, mi rispose… cosi’ come molto altro ancora non e’ possibile e solo in Italia.-

Ed ora siamo all’epilogo, proprio ieri ho saputo che l’appello sara’ il 13/03, in quella sede la difesa cerchera’ che addurre non so bene e non so quali  scuse per cercare di vedere ridotta la pena di almeno otto mesi.- Tanto basterebbe infatti al Corvini per fare in modo che la pena sia resa inefficace, poiche’ con 3 anni lo stesso non varchera’ mai le porte delle patrie galere.-

Cosi’ mio figlio sara’ morto e la pena sara’ ZERO… una vergogna tutta italiana.-

Ma a me non interessa, questo non mi interessa piu’.-

C’e’ una pena che nessuno mai potra’ scontare , la pena inflitta  dalla coscienza di Corvini.-

La pena inflitta dalla sua consapevolezza di sapere bene cosa stava facendo quella sera e lui e sua moglie conoscono la verita’, lo sanno che stavano andando a ben piu’ dei 90 km all’ora confessati davanti al Comandante dei Vigili Urbani, lo sanno bene che forse erano loro stessi al cellulare oppure stavano magari litigando fra di loro o il Corvini si era voltato a sgridare i figli, oppure… beh, loro sanno la verita’ e da li’ non potranno scappare certamente.- Inoltre c’e’ un’altra pena dalla quale nessun Giudice potra’ mai farli sottrarre.. Vede, ci sara’ un giorno in cui i suoi stessi figli andranno all’oratorio, oppure a fare un giro da soli, ormai dovrebbero essere grandicelli e da quel giorno in poi quei  coniugi vivranno con il terrore che da quella strada possa passare un altro Corvini con la sua vettura e con il suo carico pieno di morte..

E quel pensiero li attanagliera’ per tutta la vita, cosi’ come il pensiero di aver rubato l’esistenza ad un ragazzo meraviglioso che stava e chiedeva semplicemente di vivere.-

Io continuero’ la mia lotta Signor Pons, vado avanti con l’aiuto di persone meravigliose come lei che mi dimostrano ogni giorno che sto facendo la cosa giusta, vado avanti perche’ non posso fermarmi, se mi fermo muoio e questo e’ un lusso che non posso permettermi perche’ ho la responsabilita’ di un altro figlio e di tante altre mamme e papa’ a cui ho dato una speranza di potercela fare a vivere in un’Italia piu’ giusta e piu’ equa, che dia piu’ valore alla vita.-

Io vado avanti, perche’ ho un avvocato meraviglioso, il mio Avvocato Manuel Sarno che ha fatto sua la mia battaglia, perche’ ho un’amica sorella che lotta con me tutti i giorni, vado avanti perche’ voglio proteggere la vita di tante persone e paradossalmente lottando sto proteggendo la vita degli stessi figli di Corvini Angelo.-

Vado avanti perche’ altro non so fare, se non usare la mia intelligenza ed il mio coraggio per dare un senso a cio’ che senso sembra proprio non averne:  LA MORTE DÌ UN FIGLIO…

La Redazione ha i miei numeri di telefono, Signor Pons, se lo vorra’, se lo riterra’ opportuno sarei onorata di poterle stringere la mano, personalmente, magari davanti ad una tazzina di caffe’… davvero sarebbe un onore .-

Un abbraccio sincero e colmo di stima ed affetto

Elisabetta Cipollone mamma di Andrea De Nando morto ammazzato il 29/01/2011

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