Angelo Semeraro (Sulmona, 1906 - L’Aquila, 1992) ha avuto durante la sua vita un amore smisurato per il suo paese, Paganica. In gioventù abitava in Vico Burri, un vicolo adiacente alla più nota Via del Caldarello. Per sua volontà riposa nel cimitero del paese. E’ stato un uomo poliedrico: poeta, scrittore, saggista, nonché archeologo. Fece gli studi superiori all’Aquila, raggiungendola a piedi sia in andata che in ritorno, come egli stesso racconta in uno dei suoi oltre 30 libri pubblicati, “perché meglio non si poteva “ . Sono sei i libri in dialetto paganichese. Ritengo che pochi abbiano saputo raccontare come Semeraro, in così ampio spettro, pregi, difetti e virtù dei Paganichesi, amando questo paese e andandone a ricercare le origini. Come poeta è stato premiato nelle migliori piazze italiane, ottenendo anche il prestigioso “Premio della Cultura” da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Molti suoi articoli, racconti di viaggi, scritti di storia e archeologia, sono stati pubblicati su giornali e riviste nazionali, varcando anche i confini, in Germania e Francia. Ma nel 1936, dopo aver per primo esplorato Grotta a Male, nei pressi di Assergi, circa quattro secoli dopo la scoperta dell’architetto militare Francesco De Marchi, altre due “muse” entrarono a far parte della sua vita: la paletnologia e l’archeologia.
Da quel 1936 e fino al termine degli anni ‘60, nel vasto territorio dell’ex comune di Paganica furono impiantati molti appezzamenti di vigneti. Durante lo “scasso” del terreno, in tantissime circostanze, emersero reperti archeologici e tombe per la sepoltura. Semeraro, conosciuto da tutti a Paganica come “u poeta”, ebbe in quegli anni un ruolo importante, anche se ritenuto illegale, in quanto - come emerge dai cartellini allegati ai reperti - i nostri contadini al momento del ritrovamento li portavano da lui, che a volte anche li comprava. Per ogni reperto Semeraro annotava, oltre ai dati anagrafici del rinvenitore, il luogo e la data in cui erano stati ritrovati. Questo connubio con i contadini ha fatto sì che i reperti non andassero dispersi e, cosa ancor più importante, ha consentito di mappare tutti i luoghi dei ritrovamenti. Nel corso degli anni egli aveva realizzato nella sua casa un vero e proprio museo. Prima di morire, conscio che i reperti avrebbero avuto il proprio valore solo se fossero restati nel territorio in cui furono rinvenuti, donò l’intera “Collezione Semeraro” di archeologia e tutti i libri della sua biblioteca ai cittadini di Paganica.
Tutto il materiale della donazione, consegnato alla X Circoscrizione, verso la metà degli anni ‘90, a motivo della ristrutturazione del Palazzo Ducale dov’era depositato, fu temporaneamente sistemato in un stanza dell’ex Carcere Mandamentale di Paganica, sul retro della Chiesa del Castello. Dopo il terremoto del 6 aprile 2009 la donazione Semeraro rimase per quasi un anno sotto le macerie. Recuperata dai Vigili del fuoco del SAF di Genova, la collezione oggi è tornata nelle mani del legittimo proprietario, lo Stato, attraverso il Ministero dei Beni Culturali e per quest’ultimo la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Chieti. Questi reperti raccontano le nostre radici, anzi le profonde radici che, in questo periodo post-sisma, possono contribuire alla ricostruzione sociale richiamando nella comunità paganichese quel senso civico di appartenenza e di sprone per ciò che nel futuro prossimo ci attende.
Il 30 Settembre, dunque, sarà una giornata intensa, con presenze di ragguardevole livello scientifico e culturale, come prevede il programma della Giornata di studio: al mattino con relazioni su Semeraro letterato e poeta, nel pomeriggio su Semeraro archeologo e paletnologo. Sarà un evento utile e propedeutico si spera, perché, dopo tante promesse, nel Palazzo Ducale di Paganica si possa finalmente realizzare un’area museale che oltre ai reperti archeologici collezionati da Semeraro, accolga anche le opere dello scultore paganichese Giovanni De Paulis, oggi rinchiuse all’interno della Sala Civica e non del tutto fruibili dai cittadini, come infine, in una sezione etnoantropologica, oggetti e utensili della nostra civiltà contadina. Nei giorni scorsi ho ricevuto una bella lettera dall’unica figlia di Semeraro, Fiorella, che vive a Brescia, la quale mentre esprime gratitudine per la commemorazione dell’illustre genitore a 20 anni dalla scomparsa, con relatori di grande prestigio, si rammarica di non poter essere presente all’evento a causa della coincidenza di alcune sue indispensabili cure mediche, non rinviabili.
Raffaele Alloggia *
*cultore di storia locale
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