(ASI) Come anticipato da alcuni organi di stampa a fine febbraio, Israele inizia una nuova edificazione muraria, stavolta lungo il confine con il Libano: una barriera lunga 2 chilometri e alta fino a 7 metri separerà i due Stati, e sarà pronta tra qualche mese.
Amit Fisher, colonnello dell’esercito israeliano di guardia al confine libanese, ha affermato a Israel Radio International che il muro "aiuterà a prevenire gli attacchi a fuoco dal Libano verso Israele, visto che nell’ultimo anno e mezzo ci sono stati diversi incidenti di questo tipo".
Del resto, i due Paesi mediorientali restano formalmente ancora in guerra, infatti dalla fine della cosiddetta "guerra dei 33 giorni" dell'estate 2006 (durante la quale morirono 1.500 libanesi, soprattutto civili, e 160 israeliani, in gran parte militari) non è stato raggiunto alcun accordo di pace. Recentemente una dichiarazione del premier israeliano Netanyahu ha gettato una coltre scura sulle prospettive di pace, giacché ha previsto la "cancellazione dalla carta geografica" dello Stato del Libano per opera di Israele.
Lo Stato sionista, tuttavia, non sembra preoccuparsi soltanto dei suoi confini con il Libano, poichè quello che sorgerà tra qualche mese costituisce la quarta barriera che Israele vuole frapporre coi territori circostanti. Le altre tre sono presenti ai confini con la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e l’ultima con l’Egitto, dopo la caduta dell’ex dittatore Hosni Mubarak e i timori israeliani verso il nuovo corso della politica egiziana, soprattutto dopo le elezioni presidenziali che si terranno tra maggio e giugno prossimi. Quest’ultima dovrebbe essere completata entro ottobre 2012 e sarà alta poco meno di 5 metri e lunga 225 chilometri.
Quella di Israele di trincerarsi dietro dei muri è una scelta che rientra in una politica isolazionista, certo non un messaggio di apertura al dialogo con i Paesi confinanti.