(ASI) Guatemala- Lapilli, pietre e lava ovunque, ma sono stati i gas e le ceneri alla temperatura di 700 gradi a uccidere i contadini guatemaltechi, come accadde per gli abitanti di Pompei con il Vesuvio nel 79dc.
Questa volta è il vulcano incriminato si chiama El Fuego, Chi'gag in antica lingua Maya, che significa là dove è il fuoco. Anticamente per placarlo le tribù gli offrivano sacrifici umani, oggi la morte di oltre cento persone non è servita alla causa, mentre i dispersi sono 197 e le persone evacuate 3265.
La prima eruzione di uno dei vulcani più attivi nella regione è iniziata il 3 giugno ed è durata 16 ore. La seconda, quando i soccorritori erano già all'opera, solo due giorni dopo, rendendo più difficili le operazioni di salvataggio. Il vulcano è alto 3763 metri e ha sempre minacciato il Guatemala con le sue eruzioni, sin da quando i colonizzatori Spagnoli raggiunsero l'America Centrale. Ma fra il Messico e l'Honduras la catastrofe stavolta ha superato record risalenti a oltre 40 anni fa, epoca dell'ultima grande eruzione. Le persone coinvolte, fra vittime, feriti, dispersi ed evacuati, sono oltre 1,7 milioni, una cifra che ha richiesto l'intervento della croce rossa di altri Stati, perché la Conred, quella guatemalteca, è già andata al di sopra delle proprie possibilità.
La cenere è arrivata a 4500 metri di altezza, ricadendo a grande velocità sulle cittadine circostanti e sui campi di mais e caffé, dove lavorano in migliaia. San Juan Alotenango e San Miguel Los Lotes sono i più grandi centri abitati dell'area, ora allo stremo, e i tre giorni di lutto nazionale non sono bastati a ricordare tutte le vittime, né hanno potuto attendere la fine dell'emergenza umanitaria.
«Servirà almeno un anno per la ripresa del Paese», ha detto il presidente della Croce rossa italiana Francesco Rocca. «Qui migliaia di famiglie hanno perso tutto, trasporti e vie di comunicazione sono ancora bloccati e anche solo avere una casa dopo questa distruzione è un lusso». L'Unicef ha riportato i numeri relativi alla popolazione più giovane. I bambini coinvolti sono circa 650mila, una tragedia senza precedenti negli ultimi anni.
Mentre si continua a scavare, nella speranza di salvare altre vite, prevale l'incertezza dei vulcanologi che non avevano previsto la seconda eruzione e che temono nuovi fenomeni. I rifugi di emergenza finora trovati ospitano più persone di quanto potrebbero accoglierne in condizioni normali. I contatti con l'esterno sono ancora limitati. A causa della cenere, che ha diminuito la visibilità, perfino gli arrivi degli aerei sono stati sospesi, ritardando un intervento internazionale per il primo soccorso.
Lorenzo Nicolao - Agenzia Stampa Italia