(ASI) Barcellona- Il terrore, poi la caccia all’uomo e il dolore, la solidarietà che viene dai social. Il copione si ripete sempre allo stesso modo. Questa volta Barcellona, il primo attacco del nuovo jihadismo alla redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo il 7 gennaio 2015.
Da oltre due anni cellule terroristiche mimetizzate in grandi città con ordigni, kamikaze e veicoli lanciati contro la folla uccidono, feriscono e provocano terrore sotto l’egida della propaganda di Daesh, il braccio armato del sedicente stato islamico.
Le modalità sono sempre le stesse, rivendicando anche gli attentati che non sono propri, ma solo frutto di emulazione e fanatismo. L’ultimo caso è rappresentato da un’aggressione a Turku, località finlandese, dove un uomo ha aggredito i passanti con un coltello uccidendo due persone e ferendone otto. Ora è stato arrestato, ma si ignorano i motivi del gesto che è stato compiuto in solitudine.
Il punto - Prima Parigi, poi Bruxelles e Londra, Berlino e San Pietroburgo. Come nel 2004 per opera di Al Qaeda, la Spagna torna ad essere vittima del terrorismo islamico. La polizia indaga sull’attacco alla Rambla piena di turisti dove, stando al conteggio attuale, avrebbero trovato la morte 14 persone, compresi due italiani. Numero che può crescere nelle prossime ore per via dei tanti feriti gravi.
Ora è caccia all’ennesimo commando jihadista. Tutti i sospetti erano ricaduti su Moussa Oukabir. Il fratello Driss aveva denunciato alla polizia il furto dei propri documenti, ritrovati nel furgone utilizzato per compiere l’attentato. Una tecnica già utilizzata in passato per depistare gli investigatori, ma che nella notte del 17 agosto non ha impedito alla polizia di stanare il responsabile, uno dei cinque terroristi uccisi a Cambrils. Due complici sono ancora in fuga: Younes Abouyaaqoub e Yousseff Aalla. Quattro gli arresti, ma la colpevolezza dei sospettati è ancora da verificare. La polizia catalana ha detto solo che la cellula sgominata a Cambrils stava pianificando altri due attacchi nel Barcellonese.
Gli italiani – La Farnesina ha confermato la morte di due italiani. Il tecnico informatico di Legnano Bruno Gulotta, che era in vacanza con la famiglia, e Luca Russo, di Bassano del Grappa, in città con la fidanzata. Altri tre italiani feriti e ricoverati in ospedale poco dopo l’attentato, due dei quali già dimessi. Sia per turismo, sia per lavoro, la capitale catalana è una meta molto ambita. Una città pienamente europea e ormai cosmopolita, di quelle allettanti per il terrorismo. L’Isis ha rivendicato il proprio coinvolgimento il giorno stesso dell’attacco, come riferisce Amaq, “agenzia di comunicazione” ufficiale del califfato.
I testimoni catalani – Anna Yuste è una ragazza barcellonese di 24 anni. Nel momento dell’attacco era in Plaza Catalunya, presso il negozio della Apple che fa angolo con Passeig de Gracia, via opposta alla Rambla ma molto vicina. «Ha sido horrible / È stato terribile, ci hanno immediatamente chiuso dentro per impedirci di uscire e di rischiare la vita fuggendo. Tantissima paura, soprattutto perché non potevamo sapere cosa stesse accadendo e se fosse finito. Parlavano di terroristi a piede libero, con le persone che urlavano e piangevano. In ogni caso è stato terribile, ma quando colpiscono la tua città è davvero una ferita aperta. Ci hanno trattenuto per quattro ore, poi siamo tornati a casa con i taxi, con l’accesso vietato alla metropolitana».
Mario Muñoz è un suo concittadino, era a casa, ma la paura non è stata molto diversa. «La preoccupazione è tanta, perché non è facile identificare i terroristi nella folla. Anche le forze di polizia mantengono la massima discrezione nella caccia ai responsabili, ma lo stato di allerta rimane alto e si è condizionati anche solo a uscire per strada o prendere i mezzi pubblici».
Molti sono certi che Al Qaeda avesse colpito Madrid per l’interventismo del governo spagnolo nei conflitti in Afghanistan e Iraq. Ora invece c’è solo la desolazione, i feriti e la tristezza, verso quel che appare illogico, verso un gesto che non sente ragioni né va in cerca di motivazioni. La follia dell’Isis, che pur perdendo territori in Medio Oriente continua a colpire l’Europa nelle città che rappresentano i suoi principi di libertà.
Lorenzo Nicolao – Agenzia Stampa Italia