(ASI) Parigi - Chiaramente, dopo l'attentato di Charlie Hebdo, si doveva rivedere qualcosa nei servizi segreti francesi. Arrivare a definire un testo come il cosiddetto "Patriot Act" americano, in Francia, sembra letteralmente incostituzionale, così come pericoloso per la società coinvolta.
La protesta relativa al primo sì della contestata riforma, non ha tardato a manifestarsi. Essa ha coinvolto politici, magistrati, associazioni e difensori delle pubbliche libertà. Tuttavia, l'Assemblée Nationale ha tirato diritto, e il primo testo è passato con 438 voti favorevoli e 86 contrari.
Il testo della riforma vede provvedimenti molto discutibili: i servizi segreti potranno fare un uso molto maggiore delle intercettazioni telefoniche; si potrà piazzare un microfono all'interno di un'abitazione, o di un'automobile; sistemare chips Gps ove ritenuti necessari; il traffico internet potrà essere sorvegliato, per ricercare comportamenti potenzialmente sospetti. Il tutto potrà essere senza l'accordo preventivo di un giudice. Il governo francese, in particolar modo il Presidente Hollande, ritiene che le critiche siano imputabili a numerosi "malintesi", "fantasie e attese sproporzionate" e ha pubblicato un "vero/falso" sulla legge. Il controllo sull'operato dei servizi di intelligence verrà affidato a una commissione nazionale formata da giudici del consiglio di stato e della cassazione, da sei deputati e senatori e da un esperto indipendente. La commissione dovrà dare il suo parere prima di ogni operazione di sorveglianza mirata, ma, in caso di "urgenza assoluta" non meglio precisata, gli agenti potranno farne a meno, ma dovranno avere il via libera del primo ministro. Inoltre, il capo dei servizi di intelligence potrà autorizzare un dispositivo di sorveglianza in alcuni casi specifici e purché non siano coinvolti né giornalisti, né parlamentari o avvocati. Il tutto però potrebbe costituire "una minaccia per i giornalisti", e in particolare per la sicurezza delle fonti. Come si può intendere, siamo in presenza di una bella gatta da pelare.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia