La Cina che vede in questo settero la possibilità di grandi introiti ha già minacciato l’Unione europea di essere pronta a porre dei dazi aggiuntivi sulle esportazione di polisilicio, materia prima fondamentale per la produzione di energia solare.
Shen Danyang, rappresentante del ministero del Commercio della Repubblica popolare cinese (Rpc), ha poi rincarato la dose affermando che il suo governo “ha il diritto e la responsabilità di lottare per un commercio internazionale equo nei confronti dell’industria del solare cinese”.
Grecia ed Italia sono i due paesi che maggiormente beneficiano degli aiuti comunitari nel settore e non a casa sull’agenzia si stampa cinese Xinhua è apparso un articolo in cui si riferiva che le autorità cinesi avrebbero espresso le loro lamentele ai governi di Roma e Atene perché le norme dei due paesi stabiliscono agevolazioni solo nel caso di fotovoltaico realizzato con impianti di produzioni europea.
Nonostante ciò però la presenza della Cina nel settore energetico italiano è tutt’altro che secondaria, nel 2010 solo per prodotti legati all’energia solare l’Italia ha effettuato importazioni dal gigante asiatico per 4,8 miliardi di sollari, cifra scesa, anche per effetto della crisi, a 3,9 miliardi lo scorso anno.
Nell’intera Ue nel 2011 le aziende cinesi hanno esportato pannelli solari per una valore di circa 27 miliardi di dollari.
Oggi gli investimenti nel solare non sono più redditizi come un tempo a causa della feroce concorrenza si è creata una offerta troppo vasta che ha portato ad una concorrenza senza esclusione di colpi ed ora la mossa del governo cinese non appare che l’ultima sferzata del duello triangolare che vede contrapposte Pechino, Bruxelles e Washington. L’Europa, che continua ad essere il primo mercato mondiale del solare, è quella che lamenta maggiormente la pressione finanziaria a cui sono sottoposti i suoi produttori a causa della concorrenza cinese che sta acquisendo quote di mercato sempre maggiori.
Gli Usa per agevolare le loro aziende hanno deciso di sanzionare con una tassazione aggiuntiva le importazioni di prodotti solari made in China. Bruxelles concorda con la posizione di Washington ed è tentata dalla possibilità di seguire l’esempio americano anche se il ricorso ai dazi potrebbe rivelarsi un azzardo che in breve tempo potrebbe determinare l’impennata dei costi dell’energia solare, con un conseguente brusco calo di domanda.
La disputa tra Pechino, Bruxelles e Washington appare solo all’inizio.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia