(ASI) È cosa assai nota che la casa è un diritto fondamentale di ogni essere umano e cittadino della Repubblica. Spetta alle istituzioni allo Stato alle Regioni e ai Comuni, adoperarsi con politiche e strumenti idonei al soddisfacimento di tale bisogno.
Quello che sta accadendo nella nostra Capitale però, rischia di confondere un diritto inalienabile con la solita regola del più furbo e che potrebbe avere ripercussioni anche su altre città e regioni italiane.
Il consiglio comunale di Roma sta approvando uno studio di riqualificazione architettonica e urbanistica, utilizzando i fondi del Pnrr, per un palazzo in via del Porto Fluviale. Un edificio del quartiere Ostiense della capitale, ex caserma militare (progetto “Porto Fluviale Rec House”), che verrà interamente suddiviso in case e negozi di qualità, restituendo alla città il palazzo del cavaliere Vincenzo Taburet. Il proprietario, titolare di una delle più importanti aziende di spedizione e trasporti d’Italia, aveva inizialmente pensato di far costruire quel complesso per ospitare un deposito di generi alimentari. Quest’impresa, a causa del fallimento del Banco mercantile di Civitavecchia, non ebbe successo. Fallita l’iniziale destinazione il complesso,ristrutturato negli anni venti, è stato impiegato per accogliere magazzini di armi e municipio e gli uffici del Commissariato dell’Aeronautica militare.
Ok ma quale sarebbe quindi il busillis?
Lungi dal criticare il virtuoso esempio di rigenerazione urbana, di innovazione della qualità dell’abitare e della risposta alla strutturale emergenza abitativa esistente a Roma, la cosa che perplime è il glissare sul fatto che il palazzo sia stato occupato abusivamente nel 2003 da 56 nuclei familiari e che, successivamente alla ristrutturazione (previsti 11 milioni di euro del Pnnr), le abitazioni verranno regalate ( proprio così) agli occupanti nonostante il prefetto lo abbia inserito tra le strutture da sgomberare. Una situazione kafkiana, considerando che a Roma ci contano almeno 13.000 persone in attesa di una casa popolare. Persone che, ancora una volta, vedranno un progetto già finanziato e presentato come un piano di edilizia residenziale pubblica, ma che potrebbe diventare un regalo milionario a inquilini abusivi.
Niente populismo, ma un concetto semplice. La Suprema Corte di Cassazione ha stabilito, nella sentenza n. 2544 del 23/11/2021, che “l’abusiva occupazione di un immobile è scriminata dallo stato di necessità conseguente al pericolo di danno grave alla persona, che ben può consistere anche nella compromissione del diritto di abitazione ovvero di altri diritti fondamentali della persona riconosciuti e garantiti dall’art. 2 Cost. (…).” La sentenza come si legge, è chiarissima, meno lo è quando tra due diritti si sceglie la via dell’abusivismo, prassi pericolosa in un periodo complesso per milioni di famiglie italiane.
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