(ASI) Per il “settebello” del progetto “AcquaRio” la prima verifica dell'anno è stata superata a pieni voti. I sette talenti del nuoto paralimpico in acqua agli assoluti di Napoli hanno conquistato un bottino di 16 medaglie.
Mentre fuori dalla piscina le rispettive società sono impegnate a testa bassa nel reperire le risorse economiche necessarie allo sviluppo del progetto promosso e sostenuto dalla FINP, coordinato dalla Polha Varese in collaborazione con Polisportiva Bresciana, Sardegna Sport ed Ego Parma Nuoto, lo staff diretto dal tecnico federale Massimiliano Tosin può registrare con soddisfazione le prime risposte.
“Toccando tutto il ferro del mondo direi di si - risponde Tosin - i ragazzi hanno superato la prima vera verifica dell'anno a pieni voti. Un test importante come gli assoluti serviva per fare il punto della situazione riguardo alle tante novità rappresentate in primis dal progetto per affrontare al meglio questa nuova avventura, da ogni singolo componente dello staff e dai sette giovanissimi atleti partiti ognuno da un livello diverso. Allo stato attuale possiamo dite che tutti i ragazzi di “AcquaRio” (eccetto Susanna Ferrante al momento ferma per problemi di salute) sono già, in almeno una specialità, nei primi 8 al mondo. Il prossimo step è il mondiale di Glasgow dove non è affatto scontato che tutti i nostri ragazzi saranno tra i convocati. Un obiettivo difficile quanto stimolante che già di per se sarebbe un successo epocale”.
Ricordiamo i nomi del “settebello”: Federico Morlacchi, Arianna Talamona e Alessia Berra della Polha Varese, Arjola Trimi e Susanna Ferrante della Pol.Bresciana, Francesca Secci della SaSpo Cagliari e Giulia Ghiretti della Ego Nuoto Parma. Perchè e come è nata l’idea del progetto e quali sono le sue particolarità?
“L'idea di ‘Acquario’ è legata a Federico Morlacchi. I suoi risultati e il suo modo di vivere l'ambiente e le manifestazioni hanno fatto pensare due cose: la prima che fosse allenato bene e la seconda che fosse in un ambiente che cercava di alleggerire le pressioni restituendogli anche il divertimento e non solo la responsabilità di quello che faceva. Se lui è stato una calamita, la Polha è stata ricettiva come sempre. Tantissimi atleti vorrebbero essere qui con noi. Giulia Francesca e Susanna l'hanno fortemente voluto.
Arjola invece è un capitolo a parte: la percepisco come una sorella. E’ una amica di famiglia e il nostro personale rapporto è fortissimo fin dagli inizi della sua carriera. Lei in pratica è sempre stata in questo gruppo. Il progetto è nato in due tempi. Avevo un conflitto interiore perchè essendo anche delegato FINP della Regione Lombardia non mi sembrava etico chiedere il trasferimento dei tesseramenti dalle varie società alla Polha e dall'altro lato non me la sentivo di travolgere la mia società con costi che sarebbero schizzati alle stelle. Un gruppo nasce attorno a qualcosa in cui ti indentifichi e quindi avevamo bisogno di qualcosa di nuovo. Un giorno, tornando a casa, la mia compagna Emanuela Zannin, ingegnere biomedico e ricercatrice del politecnico, mi chiamò dicendomi di aver trovato il nome che cercavo: AcquaRio! Mi piacque subito! In quella parola c'era il mezzo (acqua) e il fine (Rio). Fantastico! Avevamo un gruppo, un nome ed una identità. Mancava l'approvazione. Approvazione che non poteva venire che dalla Polha. Sia perchè tutto lo staff è quello della Polha, sia perchè umanamente ne avevo bisogno.
Il si è arrivato urlato in coro da tutti, portatore sano di un pieno di entusiasmo”.
Entusiasmo e varesinità
“In effetti è così. Il preparatore atletico è Luca Cavaggioni, collaboratore anche della Pallacanestro Varese e il Varese Calcio, che ha appena sostenuto la sua tesi di dottorato di ricerca in Scienza dello Sport. Tesi che, per la prima volta a mia memoria in Italia, riguarda la preparazione di tre atleti paralimpici: Federico, Arianna e in parte Giulia. Un piccolo grande passo verso una nuova cultura. Poi c’è la psicologa Micaela Fantoni. Beh, che dire, Micaela è un fenomeno vero! Tra le altre cose era a Londra 2012 con la nazionale di canottaggio, credo sia sufficiente come biglietto da visita. E infine ci sono io che con Micaela Biava, allenatrice storica di Arjola Trimi, alleniamo i ragazzi principalmente a Milano”.
Un progetto tanto nuovo, completo e complesso come “AcquaRio” può lanciare anche più di un messaggio in uno scenario paralimpico italiano che per cultura sportiva e non solo è ancora un po’ lontano da tanti altri Paesi. Anche se meno di quanto potrebbe sembrare.
“Il messaggio di ‘AcquaRio’ è semplice quanto rivoluzionario. In vent'anni di volontariato ho capito che siamo capaci di avviare tantissimi progetti meravigliosi sulla disabilità. Progetti che iniziano un percorso, che avviano, e che hanno un valore sociale pazzesco. Poi però i ragazzi crescono, si motivano, si riscoprono o si scoprono forti e lì qualcosa si inceppa. Mancava la fine del percorso. Ovviamente sto parlando del mondo che conosco di più quello del nuoto paralimpico. Siamo capaci di soddisfare la richiesta di fare attività ma non altrettanto pronti alla richiesta di un salto di qualità. E quando succede è solo per casi singoli. Il progetto AcquaRio è una risposta di gruppo per un gruppo, o almeno ci proviamo”.
Fulcro del progetto è la Polha con la FINP e le associazioni d’appartenenza dei rispettivi atleti. Un esempio di rete, attività condivisa e obiettivi comuni
che in Italia si può considerare un miracolo. Com’è stato possibile?
Credo sia il gusto della sfida a rendere tutto possibile. Società diverse ognuna con le proprie eccellenze. Una città, Milano, che lega tutti e un fenomeno assoluto come Federico Morlacchi che si allena. Tessere straordinarie tenute insieme dallo straordinario collante marchiato Polha Varese. Noi pensiamo che non siano i ruoli a dare lustro alle persone ma sono le persone che danno lustro ai ruoli. Una convinzione ben rappresentata da Daniela Colonna Preti. La Polha era l'unica Società che non aveva bisogno di chiedere aiuto a nessuno ma ha messo a disposizione tutto per tutti e Federico ha accettato senza pensare nemmeno per un attimo di essere trascurato. Il miracolo è tutto li.
Abbiamo semplicemente pensato ai ragazzi e al fatto che si sarebbero sommate risorse. Detta così suona semplice ma è la verità. Com’è vero e indispensabile l’apporto della FINP che, trattandosi di atleti di interesse nazionale, lavora sodo per mettere a disposizione gli spazi acqua”.
Dato il giusto spazio alle eccellenze, alle qualità e alle potenzialità, quali criticità e problemi permangono?
“In termini di gruppo non mi aspetto certo che tutto filerà sempre liscio ma se saremo bravi troveremo le soluzioni giuste per continuare a camminare su un sentiero comune. In termini di attività i problemi sono sempre gli stessi. Gli spazi acqua sono un problema gigante risolti al momento con un accordo con la MilanoSport per l'utilizzo gratuito della vasca olimpionica ma ad orari non ancora di pari dignità con i ragazzi ‘normo’.
Nè la FINP nè le società sono titolari o gestori di spazi acqua quindi il problema persiste e ci preoccupa non da oggi.
In questo momento, se volessi proporre a Morlacchi e agli altri doppi allenamenti, semplicemente non potrei farlo.
Federico gareggia e vince con i migliori atleti al mondo allenandosi la metà dei suoi principali avversari.
E’ anche vero che la priorità allo studio ci renderebbe le cose complicate comunque.
Visto il livello del gruppo, trovo queste condizioni tristi e senza senso ma come si dice in questi casi: dobbiamo saperci accontentare. Altro tasto dolente sono le scarse risorse economiche al pari di una povertà culturale che considera la disabilità solo fatica e dolore non comprendendone completamente le potenzialità e le possibilità di espressione fisica. Questo fatto ha delle conseguenze: aiutiamo e comprendiamo i progetti di base ma non sosteniamo l'attività di eccellenza a meno che non ci affezioniamo alla persona o al singolo caso umano dando valore alla prestazione. Se lo capissimo allora un mostro come Federico o un mistero come Arjola sarebbero considerati giustamente eroi sportivi moderni. Di atleti così ne abbiamo qualcuno in Italia anche in altre discipline ma, incredibilmente, non gli diamo lo spazio che meritano. Faccio un nome su tutti, il mio preferito in assoluto è il non vedente campione del mondo di sci nautico Daniele Cassioli. Quello che fa è semplicemente incredibile”.
Quali le soluzioni possibili?
“In termini di spazi acqua il percorso lo vedrò completo nel momento in cui potremo usufruire di una piscina con un’attività agonistica programmata e integrata. In Germania funziona così. In termini di risorse la soluzione la vedo principalmente legata al concetto di consapevolezza. Noi per quanto possiamo facciamo l’impossibile affinché si capisca il valore di questi ragazzi in relazione al Paese in cui viviamo.
Riconoscere e divulgare la loro forza innescherebbe desideri di emulazione in altri giovani che inizierebbero a fare sport. In generale, però, devo dire che il clima mi sembra molto migliorato rispetto al passato. Grazie ai media ed ai grandi eventi il nostro mondo ha via via acquisito una visibilità impensabile fino a non molto tempo fa”.
Prossimi appuntamenti prima di Glasgow?
“Eh, abbiamo un’ agenda fitta di impegni agonistici intervallati da una serie di raduni federali.
Il 22 febbraio a Como, i campionati regionali FINP validi come qualificazione ai mondali.
Il 28 marzo con Federico Morlacchi e Giulia Ghiretti saremo a Glasgow per un meeting internazionale nella stessa piscina in cui si disputeranno i mondiali. Il 12 aprile a Busto Arsizio parteciperemo ad una gara riconosciuta dall’IPC. Appuntamento importante sarà quello dal 19 Aprile al meeting di Berlino in cui molto probabilmente lo staff nazionale farà le convocazioni per i Mondiali. Poi in maggio i Campionati di Società a Lignano Sabbiadoro e per finire in giugno i Campionati assoluti estivi.
E infine, a luglio voleremo in Scozia”.
Un volo, quello verso i mondiali del settebello di “AcquaRio”, che nel 2016 potrebbe avere per tutti ben altra meta...