(ASI) Non è un campione Joey Barton, non ha piedi educatissimi, segna poco e non ha mai vestito maglie di club di prima fascia. E’ sempre stato un onesto gregario, uno che corre tanto e recupera parecchi palloni, mettendo la sua grinta al servizio della squadra.
E allora perché abbiamo sentito nominare così spesso il suo nome? Semplice, perché in carriera il buon Joey si è reso protagonista di episodi al limite del reale, interventi di inaudita violenza calcistica, dichiarazioni al veleno, reazioni isteriche ed esultanze di un’irriverenza inedita sui campi di calcio.
Fin dagli esordi con la maglia del City si fa notare per episodi “particolari”; avrebbe dovuto debuttare in premier nel secondo tempo di un City-Middlesbourgh del novembre del 2002, se non fosse che perse la maglietta dopo averla lascia in panchina durante l’intervallo, episodio che ne posticipò l’esordio di qualche mese.
Nel 2003, durante un cena sociale della squadra, il “Bad boy” decise, nel corso di un diverbio, di spengere un sigaro in un occhio al giovane compagno di squadra Jamie Tandy. Nell’estate successiva, nel corso di un’amichevole in Thailandia, si rese protagonista di una rissa con un tifoso dell’Everton, per poi aggredire il suo compagno di squadra nonché capitano Richard Dunne.
Qualche mese dopo fu arrestato per la prima volta, accusato di aver pestato un tassista dalle parti di Liverpool.
Nell’ottobre del 2006 durante Everton-Manchester City, Joey Barton, dopo aver segnato il gol dell’1-1, decise di tirarsi giù i pantaloni e mostrare il sedere alla curva avversaria. L’Everton decise di denunciarlo e la Footbal Association aprì un’indagine sul fatto. Qualche stagione dopo Barton ripropose quest’esultanza, stavolta mostrando il fondoschiena ai tifosi del Blackburn.
(Fine prima parte, segue).
Alessandro Antoniacci - Agenzia Stampa Italia
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