(ASI) Siena. Siena è città conosciuta in tutto il mondo per il meraviglioso patrimonio storico, artistico e culturale.
Scrisse il Vasari, a proposito del pavimento della cattedrale di Santa Maria Assunta, perla realizzata in stile romanico-gotico: “il più bello et al più grande e magnifico pavimento che mai fusse stato fatto”.
Il tema davanti al portale centrale è dedicato ad Ermete Trismegisto, e simboleggia il principio della conoscenza terrena e del mondo antico, con un libro che rappresenta Oriente e Occidente.
Come Ermete Trismegisto, anche Michele Mignani può essere considerato, almeno per una sera, un personaggio leggendario. La sua Robur Siena attraverso pazienza ed umiltà, ha saputo imbrigliare i più quotati,-almeno sulla carta,- avversari del Catania, squadra favorita per vittoria finale di questi spareggi promozione.
La Robur Siena ha controllato i siciliani durante la prima frazione senza particolari affanni.
Equilibrato e pressoché giusto lo 0-0 maturato al termine dei primi quarantacinque minuti di gioco. La ripresa ha visto gli ospiti partire a spron battuto, desiderosi e, forse, impazienti di sbloccare la gara.
Nel calcio si sa, quando si sbaglia una rete, quasi sempre si finisce per incassarla. È una regola antica ma sempre attuale, così dopo il gol divorato da Mazzarani, è arrivata la rete dei bianconeri ad opera di Alessandro Marotta.
Il numero 10 senese è salito in cielo sfruttando un’ingenuità dell’estremo rossazzurro Pisseri. La palla, con dolcezza, ha gonfiato la rete facendo esplodere di gioia il pubblico toscano.
Mignani, dicevamo leggendario come Ermete Trismegisto. Hermes, dio greco del logos e della comunicazione, e Thot, dio egizio delle lettere, dei numeri e della geometria. Della geometria, appunto, scienza che studia piano, spazio e la loro relazione.
Quando la relazione è perfetta, gli schemi non possono che funzionare magistralmente, un po’ come quelli adottatda Mignani.
Essendo costume degli egizi adoperare l'aggettivo “grande” davanti al nome delle divinità, Ermete veniva indicato come il "grandissimo" per tre volte (tris-megisto).
Permetteteci, dunque, di adoperare tale aggettivo anche per Mignani, perché tenere a bada questo Catania, la cui rosa potrebbe figurare benissimo anche in cadetteria, non è impresa da poco.
La rinuncia iniziale a Guberti si è rivelata mossa vincente. L’ex Perugia quando è entrato in campo, ha letteralmente spaccato la partita, creando la necessaria superiorità a centrocampo.
Non ce ne voglia Del Piero, campione stratosferico, ma l’appellativo di “Pinturicchio” ben si addice all’ottimo Guberti.
Esattamente come l’artista perugino, anche Guberti nel corso della sua carriera ha vissuto intensamente Roma, Perugia, ed appunto Siena.
Soffermandoci su Siena, proprio alla abilità del Pinturicchio dobbiamo la realizzazione della “Libreria Piccolomini”.
Da un artista della pittura, ad un artista del pallone, da Bernardino di Betto a Stefano Guberti, il cui merito è quello di aver mutato volto alla partita attraverso giocate sopraffine.
Dal piede di Neglia, un altro che ha buona confidenza col pallone, è partito il cross per l’inzuccata vincente di “Re Leone” Marotta.
Lucarelli è stato comunque bravo, perché la sua squadra ha ben figurato. Non leggendario come Magnani, ma semi-leggendario.
Ed allora ci sia concesso di citare Eliòdoro, candidato a diventare vescovo della città di Catania, che,- purtroppo per lui-, fallì e si dedicò alla nera magia, salvo poi terminare la propria esistenza sul rogo.
Lucarelli ha tutto per riuscire nell’impresa di centrare la serie B. Possiede carisma, competenza, intelligenza tattica, saggezza e rosa adeguata.
Dovesse fallire,-faccia pure i debiti scongiuri-, anche per lui ci sarebbe il rogo, non quello che toccò a Eliòdoro, ma quello mediatico, meno caldo, ma altrettanto intenso.
È d’obbligo concludere con un altro paragone artistico-calcistico. Dalla torre del Mangia, a Davis Curiale, anche in questo caso, il passo è breve.
“Mangia-guadagni”, questo l’appellativo adoperato dai senesi nei confronti di Giovanni di Balduccio, uno dei primi custodi e campanari della celebre torre, che trascorse la propria esistenza assecondando i propri vizi attraverso lo sperpero del denaro guadagnato.
Curiale, almeno per una sera, è stato definito da qualcuno in tribuna “mangia-gol”, a causa della clamorosa occasione da rete fallita ad una manciata di secondi dal termine.
Curiale a differenza di Giovanni di Balduccio, ha un solo vizio, quello del gol, e francamente, anche ai migliori,- e Curiale è un lusso in Lega Pro,- capita di sbagliare.
Non ci sentiamo di condannarne la buona prestazione per un errore sotto porta.
Raffaele Garinella-Agenzia Stampa Italia