(ASI) "Mi innamorai del calcio come mi sarei innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé", scriveva Nick Hornby.
Gli Stati Uniti si sono innamorati dello sport più seguito al mondo, che aveva sempre faticato a decollare, surclassato dal football, dal baseball, dal basket e dall'hockey.
Il primo fu addirittura Pelè, che all'età di 35 anni decise di abbandonare il Brasile e il club per cui aveva giocato tutta la vita, il Santos, per approdare negli Stati Uniti, più precisamente ai N.Y. Cosmos, squadra che ormai non c'è più.
Dopo l'esempio portato da "O Rei" nel 1975, furono molti i campioni che tentarono l'avventura a stelle e strisce: Eusebio, Franz Beckenbauer, George Best, Johann Cruyff e anche due italiani come Giorgio Chinaglia (che collezionò 234 presenze a addirittura 231 gol proprio con i N.Y. Cosmos) e Roberto Bettega.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito all'approdo di calciatori che avrebbero potuto dare ancora molto al calcio che conta, l'esempio più eclatante ? David Beckham, che nel 2007 a soli 32 anni lasciò il Real Madrid per trasferirsi ai Los Angeles Galaxy. Nel 2010 è la volta di Thierry Henry che a 33 anni salutò il Barcellona per firmare con i New York Red Bulls. Nel 2011 la leggenda del Tottenham Robbie Keane, passa ai Los Angeles Galaxy poco più che trentenne, mentre l'anno successivo Tim Cahill dice addio dopo otto anni all'Everton per trasferirsi ai New York Red Bull. Nel 2013 invece Obafemi Martins passa ai Seattle Sounders. L'anno successivo approdano Kakà, che si trasferisce agli Orlando City, David Villa ai New York City, Bradley al Toronto, Donadel e Ignazio Piatti al Montreal Impact, Jermaine Defoe e Julio Cesar entrambi al Toronto, la presenza di questi campioni aumenta notevolmente il livello tecnico della Mls.
A questi naturalmente vanno aggiunti Alessandro Nesta e Marco Di Vaio, arrivati al Montreal nel 2012 convinti dal progetto americano, ma anche Alessandro Del Piero che tentò l'avventura al Sidney FC. Non sono da escludere le stelle locali come Landon Donovan, ritiratosi nel 2014 dopo aver vinto il campionato della Mls con i Los Angeles Galaxy e Clint Damsey dei Seattle Sounders. Come se non bastasse, il campionato americano si arricchirà maggiormente dalle presenze illustri di Frank Lampard, che andrà ai New York City e Steven Gerrard che invece passerà ai Los Angeles Galaxy.
Ma cosa spinge tutte queste stelle a trasferirsi oltreoceano ? Soldi, verrebbe da rispondere, anche, ma la realtà non è sempre questa. L'Mls impone un tetto salariale molto rigido per i club: solo tre giocatori per squadra possono guadagnare più di 400.000 dollari all'anno. In questo modo troviamo superstar come Henry e Beckham che sono state convinte principalmente dalla valanga di soldi offertagli ma anche tanti giocatori di buon livello che partono per l'America, spinti dal desiderio di scoprire nuove emozioni.
Recentemente infatti, l'ex capitano e leggenda del club rossonero Paolo Maldini ha acquistato insieme a una cordata di soci italiani, dove figura Riccardo Silva, il Miami Football Club, unico club calcistico professionistico della città della Florida che parteciperà nel 2016 alla North American Soccer League (Nasl). Maldini avrà il compito di selezionare lo staff tecnico e i giocatori.
Il primo fattore da considerarsi è sicuramente quello ambientale, poter vivere negli Stati Uniti o in Canada è un aspetto che molti calciatori prendono in considerazione in quando meta gradita anche dalle rispettive famiglie. L'aspetto più importante, però riguarda la progettualità che c'è negli States al giorno d'oggi, gli americani vogliono il calcio e non accettano di essere inferiori a nessuno nello sport più amato e praticato al mondo. Si respira un clima di modernità e entusiasmo che, con l'aiuto finanziario dei numerosi sponsor, rende l'Mls una lega di primo piano. Giocare nel campionato americano significa sentirsi parte di un progetto importante, fatto di stadi estremamente innovativi e sempre pieni.
In America comunque c'è ancora il vizio di accogliere stelle al tramonto, questo dimostra che non è cambiato molto dai tempi di Pelè e Beckenbauer. Cercare miti stanchi, conferma la dipendenza dalla propria indole hollywoodiana. Non è la Major League Soccer a guidare se stessa, è la Us Soccer Marketing, gestita dal guru Don Garber, che sovrintende ogni spostamento del pallone, giustificandolo economicamente. I campioni in carica, i Los Angeles Galaxy sono pronti a finanziare Steven Gerrard con lo stipendio più alto della storia della Mls, 25 milioni a stagione, identico a quello di David Beckham.
"Vorremo che i tifosi del soccer", dice Gulati, "diventassero come i deadheads", i fan dei Grateful Dead che giravano il paese per seguire i concerti di Jerry Garcia. Ma quelli erano fissati, conoscevano tutte le posizioni delle mani di Garcia sulla chitarra, compreso il dito mancante.
Il "soccer" è solo vissuto, non amato. Questo comunque non cambia le cose, l'Mls è un campionato che si è evoluto notevolmente in questi anni, ed è certo che in futuro non troppo lontano dirà la sua.
-Francesco Rosati - Agenzia Stampa Italia