(ASI) Come si scrive Pelè ? D-I-O. La stella più luminosa del Brasile dominò il mondo, un’icona vivente che superò ogni primato.
Dopo aver giocato in alcune squadre dilettantistiche, come Baquinho e Sete Setembro a undici anni, mentre giocava per una squadra priva di allenatore, chiamata Ameriquinha, fu scoperto dal giocatore brasiliano Waldemar de Brito. De Brito intuì il talento di Pelè e lo invitò ad entrare nella squadra che stava formando, il Club Atlètico Baurù. Nel 1956, quando aveva quindici anni, de Brito lo accompagnò nella città di Sao Paulo per un provino con il Santos Fuetbol Clube (SFC). Quel giorno, parlando con i responsabili della squadra, de Brito disse: “Questo ragazzo diventerà il più grande giocatore di calcio del mondo”.
Da lì a poco nacque una leggenda.
Sylvio Pirilo, l’allenatore nella nazionale brasiliana, lo convocò in squadra. Il 7 Luglio 1957, all’età di sedici anni, Pelè debuttò contro l’Argentina e segnò l’unico goal del Brasile, giunse così il momento del Campionato del mondo del 1958 e tutti conobbero “la Perla Nera”. Era inarrestabile, la sua velocità straordinaria e una tecnica perfetta lasciarono molti a bocca aperta. Bastava che passeggiasse sul campo, perché la folla si scatenasse e gli dedicasse canti. Dopo alcuni incontri, la stampa francese lo soprannominò “O Rei”, “Il Re”.
Nel 1973 viene nominato Calciatore sudamericano dell’anno, “Atleta del Secolo” dal Comitato Olimpico Internazionale nel 1999 e “Calciatore del Secolo” insieme a Maradona dalla FIFA nel 2000, nel luglio 2001, “Patrimonio storico-sportivo dell’umanità” . Fa anche parte della National Soccer Hall of Fame ed è stato inserito dal TIME nel “TIME 100 Heroes e Icons” del XX secolo.
Abbandonò quello che chiamava "il bel gioco" nel 1974, prima di tornare, un anno dopo a giocare per i Cosmos di New York per portare il gioco più diffuso al mondo al pubblico nordamericano. Appese definitivamente le scarpe al chiodo nel 1977, J.B. Pinheiro, l'ambasciatore brasiliano presso l'ONU, affermò: "Pelé giocò a calcio per ventidue anni e durante quel periodo promosse l'amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore". Nel 1970, in una Nigeria in piena guerra, venne dichiarata una tregua in quanto Pelé stava per disputare un incontro a Lagos.
Il Presidente del Brasile Janio Quadros lo dichiarò "Tesoro Nazionale". A Santos, nello stato di Sao Paulo, ogni 19 novembre sarà sempre il "Giorno di Pelé", per ricordare l'anniversario del 1000º gol realizzato nello stadio Maracaná.
O Rei, detiene il record di reti realizzate in carriera, 1281 goal in 1363 partite che gli valsero il titolo di più grande goleador della storia del calcio.
Con il Santos, dopo 19 stagioni, collezionò 647 reti in 665 presenze, con il club brasiliano vince: 10 titoli paulisti, 5 Taça Brasil consecutive dal 1961al 1965, record del calcio brasiliano (allora il campionato brasiliano ancora non esisteva e la coppa nazionale di fatto eleggeva la squadra migliore del Paese), 3 Tornei Rio-San Paolo, una Taça de Prata, 2 Coppe Libertadores, 2 Coppe Intercontinentali e una Supercoppa dei Campioni Intercontinentali.
Nel 1992 fu nominato ambasciatore delle Nazioni Unite per l'ecologia e l'ambientee nel giugno 1994 Goodwill Ambassador dall'UNESCO.
Nel 1995 il presidente brasiliano Cardoso lo nominò ministro straordinario per lo sport. In questo periodo propose una legge per ridurre la corruzione nel calcio brasiliano, che divenne nota con il nome di "Legge Pelé", O Rei ricoprì tale carica fino all'aprile del 1998, quando si dimise.
Da anni lotta per l'educazione dei giovani contro l'uso di sostanze stupefacenti; importante anche il suo impegno contro le discriminazioni razziali e sessuali fuori e dentro il mondo sportivo.
La carriera di O Rei si concluse al 21’ minuto di gioco contro il Ponte Preta, quando prese il pallone con le mani, si inginocchiò a centrocampo ed alzò le braccia al cielo. Il pubblico di Vilma Belmiro ebbe un attimo di smarrimento, immediatamente la gente capì che il più grande giocatore di tutti i tempi, aveva concluso la sua prestigiosa carriera.
Francesco Rosati di Monteprandone Delfico - Agenzia Stampa Italia