(ASI) Un altro capolavoro di Pinturicchio. L’avvocato Agnelli l’aveva capito che quel ragazzino, piccolino e un po’ timido aveva del talento e che muoveva la palla come il grande pittore teneva il pennello. Sono passate 700 partite, ma quel ragazzino è sempre lo stesso, voglioso, desideroso di vincere e decisivo.
La squadra di Conte si è trovata di fronte un’ottima Lazio, che nonostante le numerose assenze (Radu, Konko e soprattutto il panzer tedesco Klose) era ben messa in campo. Ma la Juve, come al solito ha iniziato a fare sua la partita, attaccando, creando gioco, seppur sia passata al 4-3-3 e che nel riscaldamento abbia perso De Ceglie, inserendo l’ex Lichsteiner.
Conte ha voluto riproporre Simone Pepe, un po’ trascurato recentemente, ma desideroso di dire la sua, considerando che contro la Lazio ha segnato due volte in due anni (entrambe le sfide vinte 1 a 0 a Roma), Pepe si dimostra pericoloso, con il solito Vucinic sempre nell’area di rigore. Da un cross di Pirlo, Pepe stoppa con il petto e fa una sforbiciata incredibile. Da qui inizia un assedio, subito Vidal tenta la prodezza da 60 metri e Marchetti salva in extremis, poi di nuovo il portierone fa un miracolo su Quagliarella e Diakite s’immola su un tiro di Vucinic. Juve letteralmente padrona e Lazio tenuta a galla da Marchetti. Ma nel finale da un ottimo cross di Scaloni, vola Mauri e insacca spiazzando tutti.
Nella ripresa subito Juve pericolosissima con Vucinic a fil di palo. La Lazio tiene botta e la Juve che sente la stanchezza, diventa nervosa, testimoniati dalle ammonizioni di Lichsteiner, Chiellini e Quagliarella. Conte tiene il 4-3-3 leva Vucinic e Pepe per Matri e Del Piero, Reja invece toglie l’ottimo Mauri per Hernanes e Rocchi per Kozak. Del Piero e Hernanes provano conclusioni deboli, ma la Juve pur attaccando non riesce a sfondare. Servirebbe un colpo d’ala, una magia. 82’ punizione dal limite, sembra che vada Pirlo allla battuta e invece s’incarica Del Piero, che spiazza Marchetti, facendo alzare in piedi il popolo bianconero in piedi e facendo una linguaccia al Milan, sorpassato di nuovo e soprattutto a quelli che lo vedono finito. Finale lunghissimo e nervoso, dove vengono espulsi, con qualche perplessità, Reja e Kozak.
A prescindere da questo finale, la Juve ha dominato e quando sembrava impattarsi nel pareggio ha trovato nel suo nume, o meglio nel suo capitano il colpo del ko. Una sconfitta, che non colpisce tanto la Lazio, visto il crollo di un Napoli sempre più smarrito con l’Atalanta e la sconfitta dell’Udinese contro gli acerrimi rivali della Roma, condotti alla vittoria da un altro eterno ragazzino di Francesco Totti.
La vittoria per la Juve era fondamentale, vista la vittoria (molto fortunata) del Milan contro il Chievo e che continua la sua marcia con altre sei finali infuocate. Superato l’ennesimo esame con una grande, la Juve dovrà affrontare lo spacciato Cesena, degli ex Mutu e Iaquinta, desideroso di dare un senso a questo finale, mentre il Milan che dovrà ospitare un Genoa, che paradossalmente dopo il colpo del Lecce di Cosmi a Catania si trova a soli due punti dalla zona retrocessione e quindi con la voglia di emulare la Fiorentina. Un’altra grande giornata aspetta il popolo del calcio e soprattutto i tifosi juventini, che continuano a sognare presi per mano da quel ragazzino con la maglia numero 10, che festeggia la sua settecentesima volta con quella magica maglia, che vuole cucirsi addosso un nuova decorazione.