(ASI) Aveva ragione Andrea Camplone, nei giorni scorsi, a mettere in guardia i suoi giocatori dall’affrontare il Barletta con leggerezza! Detto, non fatto: i grifoni non si sono mai sintonizzati sulle giuste frequenze mentali per sentire la partita come avrebbero potuto e dovuto. Il Barletta, organizzato e votato al sacrificio dell’uno per tutti e tutti per uno, ne approfitta, incredulo.
Questione di carattere, forse di personalità. Questione che Camplone ritiene episodica, ma che in molti ritengono sia invece una caratteristica fondante del Perugia caldo-freddo di quest’anno. Una cosa da rivedere sollecitamente, invece, perché l’alternarsi di alti e bassi non giova alla tranquillità dell’ambiente ed alla crescita della squadra, impegnata, come sostiene il direttore sportivo del Perugia Roberto Goretti, in una laboriosa ricerca della propria identità.
Il Perugia avrebbe dovuto alzare i ritmi, intensificare la pressione, velocizzare la circolazione di palla, cercare i pochi spazi non presidiati dai barlettani, tentare i raddoppi sulle fasce per arrivare sul fondo e crossare per la testa di Ciofani. Praticamente, nulla di tutto questo, a parte gli ultimi cinque minuti del primo tempo, quando in successione ha sfiorato il gol in re occasioni diverse. Per il resto, i ragazzi in biancorosso hanno sbagliato passaggi su passaggi, non sono riusciti a giocare vicini e ad aiutarsi, non hanno saputo dare alla propria manovra la continuità che sarebbe servita per mandare in affanno la cenerentola del campionato. Nessuno dei grifoni ha saputo prendere per mano la squadra e dettare i ritmi. Esposito spesso ha tardato nel passaggio che avrebbe potuto creare situazioni di superiorità numerica. Le fasce, fulcro del gioco di Camplone, non hanno funzionato. Politano è in calo da qualche giornata; Moscati ha toccato moltissimi palloni ma non sempre con lucidità. Rantier non ha inciso sulla partita, meglio di lui senz’altro Fabinho, entrato però a secondo tempo inoltrato. Da dietro, Cangi ha spesso sbagliato i tempi di inserimento e di passaggio, mentre Liviero (ancora in condizioni non ottimali, e perciò più che giustificato) è andato spesso in difficoltà per le incursioni del vivacissimo Carretta e ha rimediato anche un’ammonizione che ha consigliato di sostituirlo nella ripresa con il figliol prodigo Zanchi, al rientro a Perugia dopo la anonima parentesi svizzera.
Insomma, un grigiore generalizzato che ha degnamente accompagnato un pomeriggio di pioggia e freddo. Un passo indietro che rimette in discussione la rincorsa abbozzata dal Grifo nelle ultime settimane proprio alla vigilia di un momento decisivo del campionato, in cui in successione il calendario proporne il derby di Gubbio e, dopo la pausa, alcune delle squadre che precedono in classifica i biancorossi. Se il Perugia vuol coltivare le residue possibilità di agganciare i posti meno nobili per i play off, dovrà cambiare subito registro e sforzarsi di dare continuità ai risultati positivi. Altrimenti, la società e l’ambiente faranno bene a salvare il salvabile e cominciare a programmare la prossima stagione facendo tesoro degli errori di quest’anno.