(ASI) “Lo Spino degli Iblei è un vero monumento vivente che contiene tutta la storia della Sicilia.” Così il dottor Gianni Vullo, presidente del Club del Pastore Siciliano, proprietario dell’allevamento “Loro del Piana” ed autore di un libro sulla razza edito da Crepaldi,me ne parla.

“l’Enci, nel marzo di quest’anno, ha incoronato lo Spino degli Iblei come 17° razza italiana riconoscendo circa 400 soggetti.”

Non se ne vedono ancora molti in giro anche se il dott. Vullo durante la lunga conversazione mi ha riferito che alcuni esemplari sono partiti per gli stati Uniti, la Francia la Norvegia e circa 50 cani si trovano già sul territorio italiano. 

Ma qual è la storia di questa razza? Da dove proviene e per quali impieghi veniva usato?

“Sono cani che hanno da sempre accompagnato i pastori, possenti, forti, col pelo lungo. Li avevo incontrati anche durante alcune manifestazioni cinofile amatoriali negli anni ’90. Nel 1992 ne presi alcuni ma non riuscirono a riprodursi e quindi lasciai perdere. Poi nel 2015 partì il progetto di recupero della razza. Un progetto importante perché si andava ad estrarre il DNA mitocondriale per escludere il meticciamento e fissare i capostipiti. Nel dicembre 2015 l’Enci aprì il Registro supplementare aperto, nel 2020 erano iscritti circa 600 cani.E quest’anno abbiamo avuto il riconoscimento di razza.

Ho consultato numerosi archivi per ritrovare informazioni ed immagini di questo antico cane, informazioni che mi sarebbero servite per provare che lo Spino è una razza autoctona siciliana.

Troviamo testimonianzedello Spino risalenti al XVII° secolo, precisamente al 1653, quando Andrea Cirino scrive “De Natura et solertia canum”: “questi cani sono sovente a pelo lungo, straordinari per audacia e risolutezza: i loro occhi sono ardenti, le orecchie ricadenti, le narici eccellono per incredibile odorato; sebbene tu li possa vedere ovunque, tuttavia non se ne trova un altro uguale e i siciliani lo chiamano Barbetta.” Un cane decisamente dall’aspetto leonino, dal pelo lungo e aggiunge“altri guarda la mandra e mentre gira la notte in ciel con tenebrosa faccia, al lupo, al ladro, con orgoglio e ira, vicario del pastor latra e minaccia.” Quindi un atteggiamento tipico del cane da pastore, un cane delle mannare, certamente il nonno dello Spino. Ma Cirino descrive anche un altro cane e lo chiama“Canis Venaticus” descritto come “cane impetuoso, con la forza di un orso capace di uccidere i violenti cinghiali, …c’è molta forza in loro che è veramente incredibile ed un coraggio indomito.”

Jean Pierre Houel (1735-1813) incisore, pittore ed architetto francese fu uno dei più famosi viaggiatori del “Grand Tour” cioè un viaggio a tappe diffusosi dal 1400 in poi in tutta l’Europa, Sicilia compresa, necessario per i giovani rampolli delle famiglie aristocratiche al fine di completare l’istruzione universitaria. Insomma, potremmo paragonarlo ad un lungo “viaggio d’istruzione” che portò l’Italia, culla della civiltà classica, al centro della vita culturale ed europea.

Egliritrae sempre persone ed animali insieme ai suoi paesaggi, raffigura solo 4 tavole con cani che rappresentano l’area pedemontana dei monti Iblei. In un quadro viene rappresentata una classica scena agropastorale dove viene ritratta l’antica dogana di Vìcari e nella scena si vede chiaramente un cane nero, dal pelo lungo e folto. Probabilmente uno Spino.

Anche in un’antica maiolica dei primi dell’800 recuperata durante il restauro di una villa antica,viene ritratto un cane simile al “cane venaticus.”

Nell’800 sono tanti i pittori che hanno raffigurato lo Spino degli Iblei: Pasquale Libertini e Francesco Loiacono, ma è su di una xilografia stampata nell’edizione del 1908 di un libro di Giovanni Meli che si può vedere chiaramente raffigurata questa razza.”

“Che carattere ha lo Spino?”

“Lo Spino degli Iblei è un cane equilibrato, non è invadente, facile da addestrare e veramente poliedrico:oltre ad essere un cane da pastore è anche un eccellente cane da famiglia, si adatta bene a qualsiasi nuovo ambiente rivelandosi obbediente e di facile gestione tanto che soggetti adulti sono stati impiegati in pet therapy con bambini ed anziani.

Longevo, rustico, instancabile camminatore e scalatore per fissare anche le attitudini comportamentali i capostipiti sono stati sottoposti a prove del Cae 1 in modo da ottenere due risultati: individuare ed escludere dalla riproduzione i soggetti che pur avendo le caratteristiche fisiche fossero carenti caratterialmente ed avere la reale contezza dello stato generale della razza sotto il profilo caratteriale.”

“Il Club del Pastore Siciliano ha presentato all’ Enci un progetto di “ripopolamento delle aziende agro-zootecniche siciliane con cani di razza Spino degli Iblei” che è stato approvato delegando al Club la gestione dello stesso. Un cane bello, sano ma soprattutto ancora capace di lavorare nel duro ambiente dal quale proviene. I primi cuccioli sono stati già inseriti in diverse aziende ed altri verranno conferiti nei prossimi anni.”

Insomma un cane “antico” con un futuro  in grande ascesa!

Donatella Arezzini per Agenzia Stampa Italia

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