Opinione. Attacco alla Cina: 15 domande sullo Xinjiang per i giornalisti occidentali

137749201 15476936249461n(ASI) Il testo seguente è la traduzione in italiano dell'articolo dal titolo "Opinion | The case against China-15 questions on Xinjiang for Western journalists", originariamente pubblicato su DotDotNews in lingua inglese, il 7/4/2021, a firma del docente universitario sino-canadese Philip Yeung.

di Philip Yeung

[Traduzione a cura della Redazione]

 

La questione dello Xinjiang è una montatura geopolitica contro la Cina portata avanti dai Paesi occidentali e dalla loro stampa. I cosiddetti difensori della democrazia e della libertà sono meno sinceri dei seminatori d'odio. Tutto ciò che basta loro per dipingere la Cina come uno stato canaglia si riassume in tre parole: "genocidio", "campi" e "comunista". Messe insieme, queste compongono un cocktail tossico che danneggia l'immagine della Cina. Caso chiuso.

La Cina è perciò colpevole finché non venga dimostrato il contrario. Ma come si può provare l'innocenza quando loro hanno già deciso? Come si può, in ogni caso, provare il contrario?

Per la Cina, vale la regola "condannato se lo fai e condannato se non lo fai".

In Occidente, le notizie non hanno mercato se sono rispettose verso la Cina. Già questo esclude la possibilità di un'informazione equilibrata. La sua copertura giornalistica è tutta schierata da una parte, interamente anticinese, sempre.

La Cina non è soltanto accusata ma è anche bullizzata.

Si tratta di una situazione pericolosa. In passato sono state combattute guerre per intenzioni fraintese. Sostenendo ed aiutando il rumore di sciabole di Washington, la stampa sta spingendo entrambi verso l'orlo del conflitto. Tatticamente, questo attacco è ben orchestrato. Invocando le tre parole prima menzionate, essi garantiscono che la Cina perda la guerra della semantica. Il resto è lasciato all'immaginazione. Da qui in avanti, tutto è in discesa. Trump ci ha insegnato che le fake news si diffondono a macchia d'olio ed è difficile confutarle.

L'Occidente indubbiamente nutre la fantasia di fare alla Cina ciò che ha fatto all'Unione Sovietica, portandola al collasso o frammentandola.

Eppure, questo è un grave errore. A differenza dell'URSS, la Cina non è un impero ma una nazione unita. La sua gente è tenacemente fedele ad un governo che ha strappato alla povertà estrema almeno 750 milioni di cinesi: una fedeltà alimentata dalla viva memoria delle umiliazioni subite dalla Cina nel passato ad opera delle potenze straniere.

Le aziende straniere così stupide da sanzionare la Cina faranno presto i conti con la risposta dei consumatori cinesi attraverso spontanei atti di boicottaggio, come H&M e Nike adesso sanno bene.

A differenza del Venezuela, la Cina è fortemente razionale e risoluta, straordinariamente concentrata sulla formazione, sull'innovazione tecnologica e sulla crescita economica, un po' come fa Israele. E la Cina si tiene alla larga da guerre straniere. Tra mille anni sarà ancora forte.

Abbandonate i vostri pii desideri. Se c'è una cosa orribile in Occidente, questa è rappresentata dal cosiddetto "clima d'opinione". Una volta che un'opinione ha preso piede, si rischia di diventare emarginati se si osa andare controcorrente. Così, molti politici e giornalisti sono spinti all'omologazione.

Senza precise evidenze di crimini su base etnica, giornalisti e politici occidentali debbono al mondo risposte a questi fondamentali interrogativi:

1. La popolazione musulmana in Cina è passata dai 2,2 milioni del 1949, quando fu fondata la Repubblica Popolare, agli oltre 12 milioni di oggi. Come potete definire tutto ciò un "genocidio"?

2. Nessun Paese a maggioranza musulmana ha condannato la Cina. Forse perché sanno direttamente di cosa sono capaci gli estremisti islamici?

3. Perché i musulmani sono sempre stati esentati dalla politica del figlio unico, se il governo vuole davvero decimarne la popolazione?

4. Se i musulmani dello Xinjiang sono perseguitati, perché il governo cinese ha garantito loro diritti speciali di commercio ambulante in tutto il Paese affinché potessero guadagnare di più?

5. Perché gli studenti delle minoranze etniche in Cina godono di 50 punti bonus grazie a più bassi requisiti di ammissione nella formazione universitaria?

6. Perché ai funzionari di etnia Han [cinesi etnici, ndt] nello Xinjiang viene attribuita la responsabilità del miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti appartenenti alle minoranze etniche?

7. Gli Uiguri sono soltanto una delle dieci comunità musulmane in Cina. Perché ad essi dovrebbe essere riservato un trattamento "genocida"? A meno che loro non abbiano fatto qualcosa di male? Possono le accuse uigure essere prese per buone?

8. Quando la Francia è finita sotto attacco del terrorismo islamista, il presidente Hollande ha dichiarato: "La Francia è in guerra". Ha poi annunciato drastiche misure anti-terrorismo che non hanno suscitato alcuna condanna internazionale. Perché?

9. Nella Crisi di Ottobre del 1970, l'allora primo ministro canadese Pierre Trudeau invocò il War Measures Act ed inviò soldati a Montreal. Centinaia di separatisti del Quebec furono arrestati senza accuse. Perché non è stato criticato?

10. Dopo l'Undici Settembre, George W. Bush ha invaso l'Iraq sulla base di prove false, provocando un milione di vittime. Questi sono crimini contro l'umanità. Perché nessuno ha sanzionato gli Stati Uniti?

11. E riguardo Guantanamo, le sue detenzioni arbitrarie, le sue torture e le sue vittime? Tra un centro rieducativo cinese ed un campo di detenzione statunitense, qual è più umano?

12. Subito dopo Pearl Harbor, gli Stati Uniti approvarono il Japanese Exclusion Act, autorizzando la ricollocazione forzata dei cittadini della costa di origini giapponesi in disumani campi nell'entroterra. I centri cinesi invece sono pensati per recuperare i terroristi e restituirli alla società attraverso un percorso di deradicalizzazione e formazione al lavoro. I timori statunitensi per le spie giapponesi erano immaginari, i timori cinesi sono reali.

13. Cosa dire dei campi australiani di detenzione per rifugiati nella Papua Nuova Guinea e a Nauru, dove i richiedenti asilo sono considerati un rischio per la sicurezza e detenuti per sette anni, mentre violenze, torture e persino omicidi commessi dalle guardie penitenziarie sono stati documentati dall'ONU? Il mondo ancora tace.

14. Dove sono prove evidenti contro la Cina? Forse ciò di cui la Cina è colpevole è il fatto di essere un Paese a guida comunista? Senza questa etichetta, sarebbe trattata con i guanti come avviene per il Canada, l'Australia o gli Stati Uniti.

15. Le accuse sullo Xinjiang si aggiungono alle critiche per la repressione delle rivolte violente a Hong Kong come prova che la Cina starebbe calpestando i diritti del suo popolo. Perché la Cina non può esercitare la sua sovranità su territori che sono vittime di prolungati attacchi violenti istigati da forze straniere?

Non dovete amare il comunismo o la Cina. Dovete semplicemente aderire al principio di imparzialità. È forse chiedere troppo?

La Cina non ha fatto abbastanza per spiegare la propria posizione. Si è limitata a dire ai suoi detrattori che lo Xinjiang è un affare interno del Paese, ma nessuno l'ha ascoltata. Ha messo in secondo piano le notizie dei massacri operati dagli estremisti per paura di atti terroristici emulatori e per timore di perdere la faccia. Ma mettendo a tacere questi brutali attentati ha pagato un caro prezzo.

Per l'Occidente e la sua stampa, la domanda ora è questa: siete indifferenti ai fatti e alla logica? O siete semplicemente incapaci di guardare oltre l'etichetta comunista della Cina e volete sfruttarla per la vostra politica interna o per il vostro vantaggio strategico?

 

**ASI precisa: Il presente elaborato è un articolo di opinione, tradotto dalla versione originale in lingua inglese, e non rappresenta necessariamente la linea di redazione. La pubblicazione di un articolo in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati rappresentano pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o di chi ci ha fornito il contenuto. Il nostro intento è di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente invitiamo i lettori ad approfondire sempre l'argomento trattato, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione.

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