(ASI) Anche nel mondo ellenico, sebbene caratterizzato dalla presenza di un razionalismo quasi del tutto sconosciuto nel mondo orientale, l’elemento portante della relazione metafisica fra il trascendente e l’immanente (noumeno e fenomeno) appare con ognievidenza.
Gia in Omero e affermata l’esistenza di leggi eterne che reggono il corso del mondo e la vita degli uomini.
Cosi, nell’Iliade, ci troviamo incantati ad osservare l’ira di Zeus verso gli uomini ingiusti che trascurano gli Dei, spregiandone lo sguardo.
Nell’Odissea, dove l’epos cede il posto all’antropos, traspare e aleggia sugli uomini e la natura, la presenza di una fede nella legge divina di giustizia che vede il trionfo del giusto (perché saggio) Odisseo e l’infallibile punizione dell’ingiusto; esempiotipico il Ciclope selvaggio, spregiatore della giustizia, dominato dalle forze incontrollate del proprio.Io inconscio.
Lo stesso tema ritroviamo in Esiodo il cui pensiero può essere sintetizzato nella favola dello sparvieroe l’usignolo; dice, lo sparviero all’usignolo ghermito “Cosa invochi! Sta in me solo divorarti o lasciartiandare”.
Traspare qui, in tutta la sua profondità, l’assurdoesistenziale di una autonomia pienamente avulsadalla visione teonomica.
Questa concezione toccherà poi, in Sofocle, i vertici più sublimi della spiritualità espressa come incondizionata fedeltà al principio dell’obbedienza alleleggi divine, che sono scritte nel cuore dell’uomoed in esso soltanto.
Antigone, condannata,dopo aver eluso il divieto di dare sepoltura al fratello, “A proclamarmi questo non fu Zues, né la compagna degl'Inferi, Dice, fissò mai leggi simili fra gli uomini. Né davo tanta forza ai tuoi decreti, che un mortale potesse trasgredire leggi non scritte, e innate, degli dèi. Non sono d’oggi, non di ieri, vivono sempre, nessuno sa quando comparvero né di dove”.
Questa indiscutibile natura divina contrastata da Creonte contro Antigone per aver dato sepoltura al fratello Polinice è ben espressa da Jacques Maritain che la definisce, per il proprio gesto, “eterna eroina del diritto naturale” e quello di “celeste Antigone,
lapiu splendida figura che sia mai apparsa sullaterra” datole da Hegel e, ancora, “le parole diAntigone sono la testimonianza dell’anima naturalmentecristiana” secondo il p. Yves de la Briere cherichiamano alla mente l’”obedireoportet Deo magisquamhominibus” di Pietro davanti al Sinedrio.
Da questa visione cosmica della vita, permeata dallapresenza del sacro,o senso religioso, che informa di se tutto l’agire umano, si passa, con Socrate,ad un tentativo di elaborazione di un vero e proprio sistema morale, finalizzato all’armonica simbiosifra cittadino e polis.
Esortando l’uomo alla ricerca del proprio io interiorecon il conosci te stesso, Socrate lo indirizza versola propria coscienza morale che gli consente diagire nell’ambito della distinzione fra leggi scritte,variabili, diverse, limitate nel tempo e nello spazioe leggi non scritte che determinano le prime e sonoimmutabili, eterne e senza limiti.
Esistono, pertanto, verità morali sicure e costantiche hanno come Fonte la retta ragione e che generanole norme scritte. Continua.
Francesco Maiorca – Agenzia Stampa Italia