(ASI) La pausa era servita ad Adriano per riorganizzare le idee e alla squadra per rifiatare. Tanta era la pressione sulle spalle degli uomini di Brocchi e i due pareggi - pur contro Spal ed Empoli, ottimi avversari - non avevano certo contribuito ad esaltare l’ambiente. Adriano non era preoccupato e così, approfittando del weekend libero, era volato a Montecarlo.
Due giorni di totale stacco dal calcio avrebbero certamente giovato. Quanto a me, ero un po’ deluso dal pari contro la Spal, soprattutto rammaricato per il calcio di rigore fallito da Gytkjaer, ma soddisfatto per il gioco espresso ad Empoli. Solo miracoli in serie di San Brignoli avevano evitato ai padroni di casa di soccombere.
La preoccupazione attuale era legata al Covid e ai tre positivi che avevamo in squadra. Lo sport era ormai ad un bivio, un po’ come tutto il Paese che, certamente, avrebbe difficilmente retto un nuovo lockdown. Ma la salute della collettività, compresa quella degli atleti, veniva prima di tutto. Non sarebbe stato il caso di sospendere tutte le attività e rimandarle a febbraio? O meglio, perché non pensare ad una soluzione come quella attuata dalla Nba con la bolla di Orlando?
Decisi di parlarne con Adriano, dopotutto era importante e non avrebbe certo riattaccato il telefono. Dopo due squilli, rispose. Il tono della voce era seccato.
“Cosa c’è, padre. Non lo sa che sono in relax a Montecarlo?”
“Benedetto figliuolo, come fai a pensare al relax in un momento come questo. Dimmi cosa pensi di una soluzione simile a quella adottata dalla Nba. Potrebbe tutelare la salute degli atleti e permettere al campionato la regolare prosecuzione, non trovi?”
Adriano sorrise, ed in quel preciso momento compresi che ci aveva già pensato.
Raffaele Garinella - Agenzia Stampa Italia
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