(ASI) Tagliacozzo (Aq) – Nel pomeriggio di Sabato 22 settembre 2018, dalle ore 15 alle 19, si è svolto presso il “Teatro Talia” della città ducale di Tagliacozzo nella Marsica, l'evento “Briganti in Cammino” sulla storia del brigantaggio post unitario rivisitata con una visione scevra dai condizionamenti ideologici risorgimentalisti che hanno dipinto i briganti solo come dei bandini e non come patrioti duosiciliani, combattenti per la libertà del Popolo.
L'evento, realizzato con la collaborazione dell'Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo, il Club Alpino Italiano, l'Istituto Onnicomprensivo Statale “Argoli” e il Comune di Tagliacozzo, è stato moderato dal Presidente dell'Ordine dei Giornalisti Stefano Pallotta.
Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio, del Responsabile del CAI Abruzzo Gaetano Falcone, di Salvatore Perinetti del CS Abruzzo e del vice presidente del CAI Nazionale, Erminio Quartiani,ci sono stati gli interventi del Prof. Walter Cavalieri sui “Fenomeni di insorgenza post – unitario”, della Dott.ssa Michelina De Angelis che ha trattato il “Brigantaggio tra Marsica e Cicolano”, del Dott. Roberto Tupone sulle “Bande di briganti sul territorio”, del Dott. Alessandro Liberati sui viaggiatori, intellettuali e artisti stranieri che venivano fino all'Ottocento in Abruzzo e in Italia in genere per completare le loro formazione. A seguito c'è stato a cura del Dott. Fabrizio Pietrosanti un toccante ricordo di Gigi Panei, grande alpinista abruzzese e italiano, anche imprenditore del turismo. Infine, prima dei saluti finali, ci sono stati dei brevi interventi del Dott. Marcello Mari, della Dott.ssa Cesara Silvi e di Alberto Liberati.
Durante l'evento sono stati premiati anche gli studenti dell'Istituto Onnicomprensivo Statale “Argoli” che hanno fatto un lavoro di ricerca sul bigantaggio post unitario in Abruzzo: Bertolini Emanuela Bianchi Carlo Bifolchi Rita Di Palma Clarissa Ippoliti Maria Rosaria Giorgi Alessia Mariani Beatrice Rosati Giorgia Sanzi Giorgia Venditti Emilio Tiberi Luca e Giada Bussi.
Personalmente, sono venuto a conoscenza del convegno tramite l'Ordine dei Giornalisti d'Abruzzo, e ho deciso di partecipare, considerato anche che da oltre un decennio studio e approfondisco la tematica, su cui ho scritto una tesi di laurea storica sperimentale quando mi sono laureato nel 2007 in Scienze Politiche, ho pubblicato un saggio quattro anni fa sull' “Origine dello Stato e della Nazione Italiana” e proprio in questi giorni ho scritto una frase commemorativa sul Generale Legittimista Borbonico José Borjes, catturato proprio vicino Tagliacozzo, nella Cascina Mastroddi nell'inghiottitoio della Luppa di Sante Marie l'8 dicembre 1861 e poi fucilato nella città ducale nell'attuale Piazza “Duca degli Abruzzi” nel pomeriggio di quella lontana “Immacolata Concezione” di 157 anni fa.
In ricordo del Generale Borbonico, fucilato alla schiena come un fuorilegge comune, è stata posto un monumento commemorativo nella piazza di Tagliacozzo ed un nuovo cippo ha sostituito davanti la Cascina Mastroddi quello che era stato posto negli anni sessanta, ricostruendo la verità storica, ridando onore e dignità e giustizia alla memoria di questo personaggio storico che era tutto fuorché un bandito o un vile mercenario. La frase da me scritta che alla fine dell'articolo pubblicherò, è stata inserita in una mia raccolta organizzata come un diario su tutti i luoghi d'Abruzzo che ho visitato.
Gli interventi storici che si sono susseguiti, hanno tentato di ricostruire anche la genesi dello Stato Italiano, alla base dello sviluppo del fenomeno del bringantaggio post unitario. Sull'argomento volevo anche fare un intervento alla fine del convegno, condividendo alcune considerazioni personali, ma non ho potuto farlo a causa della mancanza di tempo.
A tal proposito, va detto che sul processo unitario dello Stato Italiano, facendo un parallelismo ad esempio con quello tedesco avvenuto pressoché negli stessi anni, si è messo in luce come anche l'Italia sia stata unita grazie all'azione militare di uno solo dei regni italiani, il Regno di Sardegna (comunemente chiamato il Piemonte dei Savoia), come la Prussia in Germania. Ma, c'è da notare che mentre la Prussia era di gran lunga militarmente lo Stato tedesco più forte militarmente ed era già una potenza politico - militare europea di prim'ordine, lo Stato dei Savoia non era di certo il regno più sviluppato della Penisola, né economicamente, né politicamente, né militarmente, ma un regno di second'ordine, di cultura e lingua francese, politicamente vassallo della Francia, mentre di contraltare il Regno delle Due Sicilie, monarchia cattolica, unita da ormai sette secoli, era la terza potenza industriale e commericale d'Europa, nettamente più grande territorialmente e demograficamente di tutti gli altri Stati Italiani pre unitari, dotato di una importante marina mercantile, sito in una posizione geografica al centro del Mediterraneo e per questo inviso agli interessi francesi, ma soprattutto inglesi. La Gran Bretagna si era legata al dito la perdita della gestione delle miniere di zolfo siciliane, all'epoca importante fonte energetica e voleva eliminare la monarchia borbonica.
Dunque, la Massoneria britannica e il ceto commerciale inglese furono i primi a spalleggiare e finanziare la spedizione di Garibaldi in Sicilia e nel Sud Italia che senza la corruzione di gran parte dei generali borbonici non sarebbe mai potuta andare a buon fine.
C'è poi da notare che anche l'espansione del Regno di Sardegna nella Pianura Padana, con la cosiddetta “Seconda Guerra d'Indipendenza Italiana” (1859), è legata a doppio filo alla potenza della Francia di Napoleone III e allo scontro fra le potenze liberali Francia e Gran Bretagna (alleate del Regno di Sardegna) da una parte contro quelle tradizionali e assolutiste illuminate come la Russia dello Zar e l'Impero Austriaco (queste ultime alleate del Regno delle Due Sicilie), acuitosi dopo la vittoria inglese – franco – sarda nella Guerra di Crimea (1853 – 1856).
Dopo l'arrivo a Napoli di Garibaldi, con la fuga di Francesco II fuori città su consiglio del ministro liberale Liborio Romano, c'è da registrare sul Volturno, la riorganizzazione dell'esercito duosiciliano con la conseguente battuta d'arresto delle camice rosse di Garibaldi, la chiamata alla difesa della patria duosiciliana del Re Borbone alla popolazione, e dunque il peggioramento della situazione per i Garibaldini finiti in una brutta situazione.
A questo punto, solo l'ordine di Cavour dato all'esercito savoiardo di invadere dal nord il Regno delle Due Sicilie, ledendo la neutralità dello Stato Pontificio e l'alleanza di parentela fra la Casa Reale dei Savoia e i Borbone Duesicilie, salva Garibaldi dalla probabile sconfitta definitiva. E' evidente altresì che l'avanzata verso Sud dei Savoia è stata possibile solo dopo la riduzione dell'influenza austriaca nella Pianura Padana in virtù delle suddette vittorie delle armate francesi di Napoleone III nella guerra contro l'Austria del 1859.
Comunque sia, sarebbero decine gli esempi che si potrebbero fare dell'aiuto fornito dalle potenze straniere liberali di Francia e Gran Bretagna all'Unità d'Italia, ai Savoia e a Garibaldi Gran Maestro di Massoneria di “rito scozzese”, a partire dal provvidenziale intervento di una nave inglese nello sbarco di Marsala e dalla fornitura di armi moderne all'antiquato esercito di Vittorio Emanuele II.
Pertanto, è evidente il ruolo determinante svolto nella vicenda dell'Unità d'Italia dalle potenze straniere, fattore che in Germania non è rilevante.
Per quanto riguarda anche la forma di Stato scelta per l'Unità d'Italia e quella scelta per l'Unita della Germania, c'è da fare delle considerazioni. La Prussia crea un nuovo organismo statale, l'Impero Germanico, proclamato nel gennaio 1871 nella Sala degli Specchi di Versailles a Parigi, dopo la vittoria contro la Francia di Napoleone III che fa rimanere pressoché intatta l'amministrazione a livello locale dei vari lander tedeschi, mentre in Italia le cose vanno in modo completamente diverso.
Il Regno di Sardegna, Stato unitario di stampo giacobino, non crea un nuovo regno, ma proclama il Regno d'Italia annettendo con formali plebisciti i territori e la popolazione di tutti gli altri Stati italiani preunitari, trasferendo “tout court” alla Penisola intera la forma di Stato e di governo, le leggi e le istituzioni del Regno di Sardegna, provocando così problemi sociali e suscitando malcontento fra la popolazione, soprattutto meridionale, abituata da sette secoli a vivere in pace secondo le leggi e i costumi dell'antico Regno delle Due Sicilia.
Con l'attacco delle armate di Vittorio Emanuele II, anche molti liberali che avevano caldeggiato il defenestramento della dinastia borbonica e la proclamazione della repubblica nel Sud Italia, passarono nel campo degli oppositori del nuovo governo sabaudo. Proprio da quel momento, iniziò anche la forte resistenza della popolazione locale che vedeva nell'esercito e nei funzionari sabaudi degli stranieri invasori feroci, senza religione e rispetto per la cultura e le tradizioni locali. Una guerra civile ai più silenziosa che causò circa un milione di morti, più di ogni altra guerra mai combattuta dall'Italia.
Se non si mette in risalto, il mancato rispetto della tradizione politica federale italiana, non si può capire a pieno il fenomeno del Brigantaggio, cioè di opposizione al Regno d'Italia dei Savoia.
L'Unità d'Italia era di certo un percorso inevitabile con il boom degli Stati Nazione a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento e la seconda rivoluzione industriale alle porte, ma purtroppo avvenuta in modo sbagliato e con una operazione di conquista violenta e di saccheggio ad opera di uno Stato verso gli altri Stati sovrani, con l'appoggio di potenze internazionali che hanno posto sotto “tutela” il neonato Stato italiano che in 157 anni di storia, tranne che in poche occasioni, non ha potuto quasi mai avere una politica estera autonoma, ma si è sempre barcamenato tra le lotte e le rivalità delle grandi potenze internazionali.
Questa conquista violenta nel corso dei decenni è stata coperta dal paravento ideologico risorgimentale della guerra di liberazione nazionale allo straniero, sotto cui, secondo la storia ufficiale che si studiava a scuola fino ad alcuni anni fa, la Penisola Italiana era caduta dal XV secolo. Ma, anche questa interpretazione non è esatta, poiché l'influenza esercitata sulla Penisola dagli imperatori d'Asburgo, è sempre stata quella di imperi sovrannazionali e multietnici e culturali che non hanno nulla a che vedere con la dominazione od occupazione di uno Stato Nazione su un altro.
Se non si capiscono bene questi passaggi, non si può capire a pieno il fenomeno del Brigantaggio post unitario. Pertanto ritenevo in merito doveroso fare queste precisazioni a riguardo che non ho potuto condividere durante il convegno per mancanza di tempo materiale. Evito di citare delle fonti storiche che legittiminino quanto da me sopra affermato perché esiste una vasta gamma di libri storici revisionisti sul Risorgimento che ne parlano.
Vi lascio con la mia frase dedicata a José Borjes e sul senso della vita, scritta il 18 settembre 2018, pochi giorni prima del convegno “Briganti in Cammino”:
SANTE MARIE - Cascina Mastroddi - Inghiottitoio della Luppa / TAGLIACOZZO - Piazza Duca degli Abruzzi (L'Aquila) - Il senso della vita e l'omaggio dedicato al Generale legittimista borbonico, il catalano José Borjes, catturato e fucilato in queste terre dall'esercito dei Savoia l'8 dicembre 1861: "La vita è una lotta per la realizzazione dei propri sogni, più vai avanti, più sei nella mischia frenetica, e non puoi tirarti indietro, nonostante le ferite; finché il tuo tempo improvvisamente scade, hai superato il campo di battaglia e arrivi nelle retrovie nemiche, dove senza più speranza ti immolerai per la causa, senza vergogna, con orgoglio o con onore. Hasta luego Generale".
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia