(ASI) La sgradita sorpresa, per chi quest’anno arriva a Stromboli, è che non c’è più la rivendita di giornali. Chiusa. Dall’autunno dello scorso anno. Per gli affezionati lettori dei quotidiani e dei periodici cartacei è stato un colpo basso che non avrebbero mai immaginato.
Certo, lo so, c’è la possibilità di leggere tutto sul web, che qualcuno sostiene essere addirittura meglio della carta, con i telefonini e gli smartphone, ma per chi non è più giovanissimo e ama conservare le belle (o brutte) abitudini, come il fascino di andare all’edicola e di sfogliare il cartaceo, si tratta di un disagio notevole. E’ vero che molte edicole stanno chiudendo. Non c’è più, e ormai da qualche anno, nella stazione di Perugia e non c’è neppure in quella di Venezia, ma nelle due città, con qualche sforzo e buona volontà, un’edicola nei paraggi si trova, ma a Stromboli è diverso, come si può facilmente immaginare. Qui la mattina c’era il vezzo, per gli amanti affezionati dell’isola, di gustare la granita di caffè con panna e la briosce scorrendo le notizie del quotidiano appena portato dall’aliscafo. Il resto si faceva sdraiati, a prendere il sole, sulla spiaggia. Ora bisogna smanettare in continuazione perché non sempre è facile il collegamento con Internet. Capisco che ci sono, per gli editori, costi aggiuntivi: il viaggio in aliscafo per le copie e per i resi, e il trasporto dalla banchina all’edicola e viceversa. E poi, per quante copie? Sinceramente non lo so e non ho trovato nessuno in grado di darmi notizie precise. Sull’isola risiedono circa quattrocento persone; d’estate, considerando quelli che rimangono qualche giorno, il numero si dovrebbe decuplicare. Ma qui i dati veri sono difficili da trovare, perché sfuggono a tutti i controlli, immagino anche a quelli del fisco, che nel Sud d’Italia è, notoriamente, assai distratto. Non tenendo conto degli arrivi mordi e fuggi, cioè di tutti coloro che, quando il mare non fa le bizze, arrivano solo per qualche ora con i barconi dalla Sicilia e dalla vicina Calabria. Quelli, ovviamente, non sono interessati ai giornali, semmai ai cannoli e agli arancini. “E’ una vergogna”, mi ha detto, arrabbiatissima, un’arzilla vecchietta incontrata nella tabaccheria dove si vendevano i giornali e dove lei era solita acquistare la sua pubblicazione preferita per fare le parole crociate. Insomma un disagio che molti non hanno accettato a cuor leggero. Chissà, forse, si potrebbe fare uno sforzo e aprire almeno nei soli mesi estivi, come peraltro avviene in tante altre località turistiche.
Fortunato Vinci –Agenzia Stampa Italia