(ASI) “Trust”. Economia e vita quotidiana. Strumenti finanziari e applicazioni pratiche. Cosa lega banche, fondi di beneficenza e la triste vicenda dei terremotati di Umbria, Lazio e Marche?

Abbiamo intervistato su tali aspetti uno dei massimi esperti di “Trust” in Italia, il prof.Mauro Norton Rosati di Monteprandone titolare della “Rosati Law Firm” con sedi in Londra, Salisburgo, Bucarest ed in progetto, anche a Praga “ professore ordinario” ma lo stesso preferisce l’accezione anglosassone di “full professor” presso una prestigiosa “business school anglo americana” la Albany international School.

Lei è un noto esperto di economia e di diritto internazionale ed in particolare sul diritto dei Trusts: Potrebbe parlarci del Trust?

Brevemente in quanto l’argomento si presta ad essere affrontato innumerevoli seminari data la vastità delle opportunità che può dare nella vita quotidiana e nel diritto sia per le persone fisiche che per le imprese: anzi sto facendo utilizzare l’alternativa del trust commerciale a chiunque voglia intraprendere un’attività economica con rischi “zero”.

Il trust è un istituto di derivazione anglosassone e consiste nel segregare, una parte o integralmente il patrimonio di un soggetto o azienda a beneficio di uno scopo, degli eredi, per finalità sociali ecc.

Il “trustee”, cioè il fiduciario scelto dal disponente-settlor agisce come fosse il vero proprietario con la sola limitazione, che il suo “gestire” è solamente nell’interesse e per conto degli eredi, dei beneficiari concreti del trust.

Il suo potere è limitato dalla presenza di un “guardian” che monitora l’azione del trustee.

Quali sono le applicazioni pratiche dei Trust?

Sono molteplici: ultimamente in Perugia a cra della Centro Studi Delfico foundation e dell’Ordine degli avvocati di Perugia si è svolto un seminario sul Trust.

Si va dalla tutela dei disabili, preferendo l’istituto del Trust alla “amministrazione di sostegno” in quanto più flessibile ma ancor di più connessa , moralmente connessa allo status di disabile del soggetto meno fortunato: in sostanza si preferisce con il trust nominare un “trustee” di famiglia piuttosto che asetticamente un estraneo che come è capitato, anche se sporadicamente, ha guardato più i propri interessi che quelli del disabile.

Anche nel diritto di famiglia a tutela nelle separazioni e divorzi, nella regolamentazione delle unioni civili, dei rapporti “more uxorio”, nello sport ( il caso dei “supporters trust” nel Regno Unito), nella gestione dei beni culturali e museali in analogia a quanto accade nel Regno unito,nella condizione di evitare default degli enti locali o delle aziende commerciali ecc.

Cosa sarebbe accaduto se il meccanismo del Trust fosse stato impiegato, ad esempio, nella gestione delle risorse, donate dagli italiani, destinate ai terremotati di Umbria e Marche?

Ogni qualvolta l’Italia viene raggiunta dal terremoto, si ripresentano accanto alle manifestazioni di solidarietà vera, la sfilata dei manichini politici e di tutti coloro che al di là delle apparenze, cercano di sfruttare l’evento sismico a fini di business.

L’ondata di solidarietà da parte di volontari è alla massima potenza; l’immensa massa di liquidità frutto delle donazioni da parte di noi italiani, è si finalizzata alla ricostruzione ed allo start up delle attività cessate, alla ricostruzioni di immobili, ma soprattutto dovrebbe servire in pratica a far girare l’economia con la erogazione di mutui, accesso al credito per il rilancio del territorio.

Queste in sostanza sono finalità giuste, ragionevoli, caritatevoli, che purtroppo mal si conciliano con le speculazioni, le vetrine politiche, i proclami inattuabili sia a breve che a lungo termine .

L’ insicurezza , la diffidenza da parte dei cittadini è grande : non si è sicuri, che i soldi che inviamo a mezzo banche, istituzioni politiche, incassi e proventi dalla visita dei musei, i profitti derivanti dagli eventi confluiscano tutti ai fini che si sono proposti i donatori.

Proprio per evitare questo stato di incertezza, di diffidenza, che certamente non aiuta nelle donazioni, sarebbe quello di istituire un Trust, con trustee i sindaci dei comuni coinvolti cui far confluire tutta la massa di liquidità, che sarà gestita senza tanti problemi di bilancio statale, di bilancio comunale e con la massima flessibilità alla ricostruzione, nella erogazione di somme per la ricostruzione a costo zero: infatti le somme di denaro donate non devono servire per la speculazione finanziaria e bancaria ma cercare di aiutare concretamente i bisognosi di aiuto, vuoi imprese vuoi privati cittadini.

Tali soggetti deboli non devono indebitarsi maggiormente per potersi ricostruire una vita, un’azienda! Essere ostaggio di mutui o inaffidabili bancariamente perché spossessati di ogni bene a causa del terremoto.

La ratio della donazione è che non vi sia alcunché di corrispettivo da dare, da porre a carico dei terremotati.

Quindi accanto ai trustee sarà indispensabile nominare un collegio di “guardians” in maniera tale da proteggere sia i donanti che i donatari delle somme di denaro.

Ha cercato di sottoporre questa proposta ai sindaci e agli amministratori delle zone colpite dal sisma? Con quali risultati?

Fui contatto da un lettore della Vs. agenzia giornalistica, il quale si premurò di fornirmi il cellulare dell’addetto stampa di Pirozzi, sindaco di Amatrice.

Ho provato varie volte a telefonare! Mai richiamato! Non avevano interesse! Come del resto la politica è sempre deleteria nelle sventure!Ma dato che i politici nel proprio Dna hanno cura del solo interesse proprio, ogni alternativa “terza” “imparziale” senza che si possa lucrare sulle disgrazie altrui non viene presa in considerazione.

In sostanza si preferisce ricorrere ad ipotesi alternative ove facilmente si può rispettare il principio sacro non solo in politica, “do ut des”.

Conferma di prendersi la piena responsabilità per le affermazioni riportate nella presente intervista?

“Si. Esonero da ogni responsabilità per il contenuto dell'articolo l'autore dello stesso”.

Cenusa Alexandru Rares – Agenzia Stampa Italia

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