(ASI) “Fermare immediatamente le agevolazioni concesse alla Birmania sulle esportazioni in Europa di riso dopo la campagna brutale di pulizia etnica contro la minoranza dei Rohingya denunciata dalle Nazioni Unite che parla di oltre 700mila rifugiati”. E’ l’appello lanciato dagli della Coldiretti in occasione del G7 dell’agricoltura a Bergamo dove, nel sentierone della città bassa, è in corso una mobilitazione degli agricoltori con i prodotti locali del territorio e la pecora “Vicky” di razza bergamasca, che è la piu’ grande del mondo, assunta a simbolo del G7.
I Rohingya sono una minoranza etnica della Birmania, di religione musulmana, che vive in una situazione di apartheid nella regione del Rakhine, al confine con il Bangladesh. Considerati come immigrati clandestini, infatti, è negata loro la cittadinanza birmana e i loro terreni vengono confiscati mentre la libertà di movimento è limitata per relegarli alla miseria dei loro villaggi. Molti di loro, inoltre, sono da sempre sottoposti al lavoro forzato, anche nei campi di riso e, dall’inizio della repressione, sono numerose le testimonianze di violenze, addirittura decapitazioni avvenute nei campi di riso secondo fonti giornalistiche internazionali.
Nonostante questo – denuncia la Coldiretti - la Birmania gode dal giugno 2013 (con effetto retroattivo dal giugno 2012) dell’introduzione da parte dell’Ue del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi). Il risultato – spiega la Coldiretti – è che sono aumentate dell’800% nel 2017 rispetto allo scorso anno le importazioni di riso in Italia dalla Birmania, che hanno raggiunto il valore record di 7 milioni di chili nel solo primo semestre, sulla base dei dati Istat. Un quantitativo che colloca la Birmania tra i principali fornitori asiatici di riso dell’Italia insieme a India, Pakistan, Thailandia e Cambogia
Il parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui “condanna fermamente tutti gli attacchi nello Stato di Rakhine; esprime profonda preoccupazione per la gravità e la portata crescenti delle violazioni dei diritti umani, tra cui uccisioni, scontri violenti, distruzione di proprietà private e sfollamento di centinaia di migliaia di civili” ma – continua la Coldiretti - la strategia Ue non è ad ora cambiata nella concessione di preferenze commerciali nell’ambito dell’accordo EBA nel 2013.
“Non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare “è invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore a sostegno di un vero commercio equo e solidale”. Conclude la nota della Coldiretti.