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Diritti e soprusi. Agenzia delle Entrate scrive ad una contribuente a reddito fisso:

(ASI) Segnalazioni in Redazione - C’è tanto di firma del Direttore Attilio Befera, in calce alla lettera dell’Agenzia delle Entrate che una contribuente perugina si è vista recapitare nelle scorse settimane. Oggetto della missiva, “alcuni elementi di valutazione relativi ai redditi dichiarati nel 2011 (anno d’imposta 2010)”.

Elementi che l’Agenzia vuole offrire alla contribuente “con finalità solo informative”, diciamo così per aiutarla a capire se ha effettivamente dichiarato tutto o se c’è qualche reddito che si è dimenticata di dichiarare al fisco.

Il presupposto da cui parte la nota del dr. Befera è che, dal confronto dei dati indicati nella dichiarazione dei redditi 2011” della Signora Anna (nome di fantasia) con le informazioni presenti nelle banche dati dell’Agenzia delle entrate, “risultano alcune spese apparentemente non compatibili con i redditi dichiarati”. Le voci sotto osservazioni sono molteplici, per esempio “acquisto di fabbricato” o di “autoveicolo”, spese per “lavoro domestico” o per “polizze assicurative”.

Intendiamoci, se questo fosse un primo passo per cominciare a far pagare le tasse a chi è solito evadere o eludere, non ci sarebbe nulla da dire. Ma c’è un però e un modo nel modo di valutare le cose. Il dato certo è che la Signora Anna è una dipendente pubblica, quindi non può evadere. E le spese “sospette” che le vengono riepilogate in un dettagliato elenco allegato alla lettera, sono in realtà dovute ai redditi del marito, tutti peraltro dichiarati regolarmente. Insomma, sarebbe bastato che l’Agenzia avesse correttamente incrociato i dati delle entrate del marito con le spese sostenute dallo stesso e avrebbe accertato che la famiglia ha sostenuto le “spese apparentemente non compatibili” con il reddito della Signora solo grazie ai redditi maggiori del marito.

Ma, si sa, viviamo tempi in cui gli organismi preposti ai controlli si sono svegliati e vogliono rifarsi una verginità, dopo decenni di laissez faire praticamente codificato e universalmente accettato verso coloro che, per dirla con l’art. 53 della Costituzione, non concorrono “alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

Dunque, la Signora Anna è stata gentilmente invitata a “valutare la compatibilità del reddito complessivo dichiarato per il 2010” con le spese richiamate e con tutte le altre da Lei sostenute nell’anno, “incluse quelle per il suo sostentamento e quello di eventuali familiari a carico”. Ciò in quanto l’Agenzia, da parte sua, preannuncia che effettuerà verifiche sulla compatibilità stessa e “in presenza di spese di ammontare complessivo significativamente superiore al reddito dichiarato, procederà ai necessari approfondimenti”.

Insomma l’Agenzia dice ad Anna: “mi sembra che vivi al di sopra delle tue possibilità, ma dimmi tu se ti risulta; e comunque io, se è come mi sembra, farò le mie verifiche”.

In che cosa consistono questi approfondimenti? La nota puntigliosamente ricorda alla contribuente che “le potrà essere richiesto di dimostrare che la quota di spese eccedente per almeno un quinto (20%) il reddito complessivo dichiarato, sia stata finanziata con redditi diversi da quelli posseduti nel 2010, o con redditi esenti o soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta o, comunque, legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile”.

Come a dire: se ti interroghiamo, sarai tu a dover dimostrare che le spese “anomale” rispetto al tuo reddito, le hai sostenute con redditi su cui non c’è evasione o elusione. E, nel caso in cui la dipendente pubblica Anna non fosse in grado di dimostrare la compatibilità delle spese che ha fatto nel 2010 con il reddito dichiarato, “l’Agenzia delle Entrate potrà procedere all’accertamento sintetico del reddito complessivo”. Pertanto, Befera ed i suoi solerti funzionari “suggeriscono” alla signora di “considerare con attenzione questa comunicazione e le opportunità di ravvedimento offerte dalla normativa fiscale (art. 13 del decreto legislativo n. 272/1997). E qui siamo, in pratica (quasi) alla presunzione di evasione per il 2010. In aggiunta e per finire, dopo l’avvertimento per il passato, quello per il futuro: la contribuente è invitata a considerare la comunicazione anche in relazione alla dichiarazione 2012. Insomma: l’Agenzia delle Entrate promette di non mollare. La signora Anna è avvertita, ancorché dipendente pubblica con stipendio appena al di sopra della soglia della povertà. Si dichiara comunque disposta a sottoporsi a tutte le verifiche preannunciatele con la missiva del dr. Bifera. Ma sommessamente si chiede se lo stesso zelo è riservato dall’Agenzia delle Entrate anche ai contribuenti che, per livello di reddito, appartenenza a categorie e professioni dove evadere è tecnicamente possibile, dovrebbero essere controllati con assiduità e sistematicità, e non da adesso.

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