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Se il finanziamento pubblico fosse il male minore?

(ASI) Mentre l’Italia va a rotoli, gli imprenditori si suicidano a causa di un governo che riesce solo a mettere tasse e strangola i cittadini la classe politica sembra interessata solo al problema legato ai finanziamenti pubblici mentre grilli sparlanti e populisti abili parolai cercano di convincere gli elettori, quanto meno i più influenzabili della necessità di abolire questa regalia.

 

Ma cosa succederebbe se davvero il finanziamento pubblico fosse abolito, dando seguito ad un referendum di qualche anno fa?

Considerando che dal 1943 ad oggi siamo diventati una colonia statunitense entrerebbe in scena il finanziamento privato sotto forma di lobby; ma sarebbe davvero meglio?

Negli Usa tutto passa attraverso i Super PACs (political action committees) l’organo preposto alla vigilanza ed all’indicazione dei vari comitati che finanziano la campagna elettorale Oltreoceano e che incidono pesantemente sulle elezioni.

In tema di finanziamento la svolta si è avuta due anni fa quando i PAcs sono diventati super potendo ora raccogliere ricchissime donazioni private da parte di aziende, sindacati, associazioni, non solo politiche, e singoli cittadini. Una svolta che ha portato il giornalista americano Fred Wertheimer, tra le star della Cnn, a parlare di "disastro per la democrazia".

A Washington e dintorni la legge in merito al finanziamento è abbastanza ambigua visto che da una parte sono sorti vincoli sempre più stringenti alle donazioni private, dall’altra sono aumentati i trucchetti messi in atto dai grandi finanziatori per riuscire ad aggirare, tramite abilissimi avvocati, le regole poste dalla FEC, la federal election commission, fin dal 1972.

La situazione si è complicata dopo il 2010 per via di due sentenze quasi contemporanee, una della Corte Suprema e l’altra di una Corte minore; il combinato disposto delle due cause ha infatti vietato contributi diretti alle campagne dei candidati, generando accuse di scarsa democraticità; dall’altra, il divieto di coordinamento tra il Super PAC e la campagna dei diversi candidati ha portato alla nascita di una sorta di super comitato, ovvero delle organizzazioni tentacolari leggere ma estremamente influenti.

In pratica per aggirare i divieti basta dirottare le eventuali donazioni in eccesso su enti o associazioni ad hoc, che non risultando diretti finanziatori dei candidati né delle loro campagne permettono ai candidati di ricevere molti soldi in più dai gruppi di pressioni cui una volta eletti dovranno render conto. Altro sistema utilizzato, cui in Italia però non abbiamo nulla da imparare, è quello di utilizzare i fondi in eccesso per distruggere l’immagine dell’avversario anziché utilizzarli per enfatizzare e pubblicizzare le proprie proposte politiche; questa seconda ipotesi ha inoltre fatto sì che per i PACs fosse molto facile erogare finanziamenti ad agenzie che conducessero apposite campagne denigratorie dell’avversario.

Ciò che ha portato alla degenerazione di questo sistema in pratica è stato il fatto che ora non esiste più un tetto di spesa, elemento questo destinato a modificare sensibilmente i rapporti di forza tra Elefanti ed Asinelli.

A questo proposito appare opportuno segnalare come da quando si sono affermati i Super PACs, il contributo dei più ricchi al finanziamento della campagna elettorale è aumentato esponenzialmente, da un’iniziale 50% fino al 93% di oggi.

Va poi tenuto presente che questi finanziatori essendo interessati solo al raggiungimento dei loro obiettivi finanziano entrambe le parti in causa in modo da poter poi passare all’incasso in qualsiasi caso, aspetto questo che rende il finanziamento privato ancora più deleterio e dannoso.

Per carità è legittimo pensare che visto come vanno le cose in Italia meglio togliere il finanziamento pubblico ed utilizzare quei soldi per fini socialmente più utili come istruzione, sanità, ricerca e cultura ma essendo noi una semplice colonia dell’impero a stelle e strisce cosa accadrebbe se la lobby cattolica utilizzasse i suoi fondi per far varare leggi in favore di istruzione e sanità privata, cosa che molto subdolamente avviene anche adesso, oppure se la mafia spingesse per avere leggi che legalizzino il consumo di droghe più o meno leggere?

Tutti vorremmo che i soldi pubblici fossero utilizzati per scopi migliori ma siamo in Italia e purtroppo, in attesa di tempi migliori e di una classe politica diversa, non possiamo far altro che scegliere il male minore e tenerci il finanziamento pubblico anziché arrivare a privatizzare anche il Parlamento e diventare una copia mal riuscita degli Usa.

Fabrizio Di Ernesto Agenzia Stampa Italia

 
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