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Corsopoli, una delle tante piaghe del Belpaese. Quando i corsi di formazione si trasformano nella solita ruberia all'italiana

(ASI) In Italia, quando un'inchiesta od uno scandalo assumono dimensioni di un certo rilievo, viene coniato un nuovo lemma terminante in “-opoli”. Abbiamo assistito a: tangentopoli, vallettopoli, calciopoli, e si mi si consente, vorrei anche rivelarvi l'esistenza di “corsopoli”, un business molto diffuso. E' verissimo che l'occupazione giovanile è calata di gran lunga, e purtroppo le cause sono molteplici. I corsi di formazione professionale, purtroppo, fanno parte di quel bagaglio malsfruttato.

I corsi di formazione professionale sono divenuti una costante, da quando è nato il concetto di risorse umane, elemento chiave da inserire in un'azienda di qualsiasi settore. La risorsa umana è indispensabile per il buon funzionamento dell'attività, ed è per quello che le sue competenze debbano essere sempre aggiornate e competitive, siano esse materiali o di carattere intellettuale. Grazie anche alle numerose riforme del mondo del lavoro, e alla precarizzazione costante della gioventù, ci si è trovati di fronte ad una disoccupazione quasi galoppante, e la crisi economica non ha certo mutato l'andamento delle cose. Quando un giovane finisce un ciclo di studi superiori o universitari, purtroppo si trova sprovvisto di esperienza lavorativa, requisito quasi indispensabile per essere assunto in un'azienda privata. Anche gli apprendisti non godono di fortuna migliore, in quanto si preferiscono le formule come “lavoro a progetto”, “stage”, “collaborazione occasionale”, che non garantiscono quell'inserimento finale a tempo indeterminato nella struttura.

A questo proposito hanno cominciato a proliferare, a dismisura, i cosiddetti “formatori” e i “corsi di formazione”, che sono protesi a fornire quelle “competenze trasversali”, grazie alle quali si sopperirebbero alle mancanze tecniche per l'assunzione in un'azienda. Questi corsi, finanziati il più delle volte da enti pubblici, fondo sociale europeo e atenei italiani, sfociano il più delle volte in un'esperienza di stage (della durata anche di sei mesi!) in un'impresa che dovrebbe necessitare di quella figura professionale. Oppure, si fa in modo di creare quell'esperienza tale da poter essere inseriti in un contesto analogo subito terminato il tirocinio del corso.

Sembra un percorso logico studiato per l'incremento dell'occupazione. In realtà vi sono alcuni lati oscuri che ricorrono “casualmente” di corso in corso.

Dapprima infatti, v'è una presentazione del percorso, fatta tra “docenti” e “allievi”. L'incontro tra le due parti è sempre impostato in questa maniera: la parte “formativa” fa credere alla parte “formata” che la figura professionale nascente da questo percorso sia nuova, innovativa, pertanto di subitaneo inserimento nel mercato. Solitamente sono figure ancora sconosciute in Italia, ma già attivissime in Francia od in Germania. I presenti, incantanti dalle parole uscite dagli oracoli della formazione, si convincono dell'opportunità unica cui stanno aderendo. Dopo mesi di formazione (che si traduce in mera teoria che trova spazio solo in quelle sedute, e in nessun altro luogo), si passerà al tirocinio, nella maggior parte dei casi in enti che non potranno mai assumere il malcapitato. I formati, compresa la truffa, si rivolgono all'ente di formazione, che prometterà loro di monitorare il loro inserimento in futuro, che farà di tutto per la loro occupazione. Ma che nel giro di pochi mesi scomparirà nel nulla, come se non fosse mai intercorso alcun rapporto tra le parti.

Inoltre, i corsi di formazione vengono proposti, uguali, ossia sfornanti le stesse figure, anno dopo anno. I formatori, nella maggior parte dei casi sono gli stessi, che ovviamente si spartiscono le cariche in altri corsi, e che sono già inseriti nel mondo della scuola, docenza e università. Un accumulo di cariche spaventoso, dove a guadagnare la maggior parte della fetta sono gli enti di formazione stessi. Percentuali elevatissime vanno agli atenei, agli enti pubblici e alle scuole. Saltuariamente infatti, qualche giornale riesce a sfondare il muro di gomma pubblicando le testimonianze dei truffati, pubblicando lettere con nomi e cognomi dei responsabili. Sono casi isolati, come d'altronde anche quei corsi che tuttavia garantiranno un inserimento (la maggior parte sono master universitari a prezzo elevatissimo, che la gente comune non può permettersi).

Sarebbe giunto il momento anche di bloccare corsopoli, di evitare il magnereccio dei corsi finanziati e orditi dagli stessi enti, diretti e condotti dalle stesse persone, per truffare i malcapitati anno dopo anno. La crisi sarà sicuramente una cosa terribile per la società, ma forse potrebbe far pulizia di questi rami indesiderati.

Concludo affermando che la mia piccola inchiesta non è a titolo onnicomprensivo, in quanto vi sono professionisti che ogni giorno eseguono con serietà il loro compito. E' giusto altresì conoscere una piaga, che se non va fermata, mieterà altre “vittime”, che illuse, ripongono tutte le loro aspettative in quel corso che tanti miracoli dovrebbe fare.

 

 

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