(ASI) Non scrivo quest'articolo perché sono specializzato nel settore del turismo, né tantomeno poiché abbia prestato servizio, in passato, in un ufficio turistico. Non posso invece tacere di fronte all'ennesima follia italiana. Non capisco ancora chi l'abbia pensata, quale tecnico – luminare vi sia dietro ciò che è al di fuori di ogni logica. Non posso ancora capacitarmi di come sia pensabile la soppressione degli uffici del turismo. Proprio non ci riesco.
Eppure è quanto sta accadendo in Veneto. Pertanto, i turisti che arriveranno a Padova, o in altre città della regione di cui Venezia è capoluogo, rischiano di trovarsi sprovvisti degli IAT, gli uffici del turismo, che derivano dalle Aziende di Promozione Turistica (Apt).Evidentemente, si ha la percezione del tutto personale, che in tempi di crisi il turismo non vada incrementato, bensì ostacolato, se non del tutto soppresso. La CGIL funzione pubblica ha spiegato che, a fronte di un taglio del 50% previsto dalla Regione Veneto, sommatosi a quello dell'anno precedente del 40%, non è previsto alcuna spesa per gli uffici Iat. La conseguenza logica sarà la loro completa scomparsa. In tutta la Regione, si tratterebbe, pensate, di circa 200 uffici, e nella provincia di Padova, di 5. Se si prende in esame la Città del Santo, verranno “cancellati” 27 lavoratori, per un territorio con annessa provincia che l'anno scorso è stato visitato da trecentomila persone. Il Veneto, complessivamente, ha attirato, da prima Regione d'Italia per flusso, invece quindici milioni di arrivi e sessantatré milioni di pernottamenti!
Inoltre, il personale che vi lavora, è tutto multilingue (almeno tre parlate e scritte), ha seguito corsi costanti di specializzazione ed aggiornamento, e qualche membro può vantare patentini di guida o accompagnatore turistico. Il lavoro è costante, e non si tratta di mera banconistica: si prepara il sito internet, i volantini, le guide esplicative per tutti coloro che si accingono a visitare le città del Veneto. Grazie alla sponsorizzazione costante, ne beneficiano, integrativamente: hotel, strutture ricettive di vario genere, bar, ristoranti, agriturismi, cantine, negozi, e tutto ciò che crea economia nel territorio circostante.
Tutta questa professionalità, andrebbe completamente dispersa, acquisita nel tempo e con duri sacrifici. Si deve concepire una gestione equa di finanziamenti tra regioni e province, o eventualmente un passaggio di consegne ai comuni. Abbandonare completamente gli uffici del turismo in una Regione che primeggia come flussi, sarebbe pura follia.
La questione verrà sicuramente risolta al tavolo della contrattazione, come ha affermato la CISL, tuttavia, non sappiamo come. E' indubbiamente giusto schierarsi dalla parte dei lavoratori, e soprattutto far sì che queste strutture non vengano affatto soppresse.
Altrimenti, è chiaro. Alla follia, non c'è più limite. Soprattutto nei riguardi di un qualcosa di utile e fondamentale come il turismo, in tempi di mestissima crisi finanziaria.
Valentino Quintana Agenzia Stampa Italia