(ASI)Nel suo intervento all’Assemblea nazionale dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un nuovo allarme: l’Italia si trova a dover affrontare «forme inedite di disagio e nuove povertà» legate alle recenti trasformazioni socio-territoriali che richiedono l’attenzione delle istituzioni locali e amministrazioni centrali.
I mutamenti tecnologici sempre più orientati al remote working, stanno ridefinendo il concetto di centro e periferia. La periferia sta acquisendo un nuovo valore, viene riqualificata a scapito dei centri urbani, da sempre più affollati e costosi.
Da questi cambiamenti emergono sempre più spazi urbani abbandonati, aree che si trasformano in zone dismesse che vengono riconquistate dalla natura, tornando verdi spontaneamente dopo l’abbandono, e territori dove servizi essenziali sono più difficili e complessi da garantire e gestire. Mattarella ha segnalato che questi fenomeni producono esclusione sociale, illegalità, degrado. Per il Capo dello Stato, tali condizioni non sono semplicemente il residuo di povertà tradizionale, ma rappresentano una “nuova povertà”: un disagio che nasce non solo dalla mancanza di risorse economiche, ma anche dalla perdita di coesione territoriale e sociale.
Mattarella rilancia sul ruolo dei Comuni, prima linea della nostra democrazia, che sono i luoghi dove prendono forma e concretezza le politiche di partecipazione civica e dove si misura la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Il presidente poi si sofferma anche su nuove forme di tensioni abitative, che trovano terreno fertile in molte aree, a causa dell’assenza di politiche per la casa, che invece sono basilari per incoraggiare la formazione di nuove famiglie, a favorire gli studenti giovani e includere i lavoratori. Queste politiche abitative sono un investimento necessario per evitare che interi territori si spopolino o finiscano in una condizione di degrado economico e sociale.
Il cambiamento demografico, tecnologico e territoriale sembra dunque in grado di generare nuovi squilibri e nuove fragilità, che si traducono in una sorta di nuovo disagio sociale, esclusione e in una crescente domanda di nuove politiche locali, abitative e territoriali, che siano reattive e tempestive. La risposta non può limitarsi a interventi tecnici o temporanei, ma deve necessariamente passare attraverso investimenti strutturali e la collaborazione tra Stato e enti locali.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



