(ASI) Roma - Parlare oggi di revisione della politica di coesione significa parlare del futuro stesso dell’Europa e del posto che l’Italia occupa al suo interno."
Come diceva Lorenzo il Magnifico: ‘Dica pur chi mal dir e voi direte.’”S
(ASI) Roma - Parlare oggi di revisione della politica di coesione significa parlare del futuro stesso dell’Europa e del posto che l’Italia occupa al suo interno.
Non è un tema tecnico, ma politico: è la prova della capacità dei governi di trasformare la visione in risultati concreti, sviluppo e crescita condivisa.
La politica di coesione è il cuore dell’Unione Europea, la traduzione concreta di ciò che i Trattati chiamano “solidarietà tra i popoli”.
Nasce dall’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e trova fondamento anche nella nostra Costituzione, negli articoli 3 e 119, che impegnano la Repubblica a rimuovere gli squilibri economici e sociali e a promuovere lo sviluppo armonico dei territori.
Non è un tecnicismo: è un principio di civiltà.
Giorgia Meloni lo ha detto chiaramente a Bruxelles: “L’Italia non chiede privilegi, ma rispetto. E dimostra ogni giorno di meritarselo con i fatti.”
Parole che sintetizzano i nostri tre anni: orgoglio, responsabilità, autorevolezza, rispetto e affidabilità internazionale, concretezza.
Perché la credibilità si costruisce passo dopo passo, giorno dopo giorno, con serietà e coerenza.
Ed è così che oggi l’Italia siede ai tavoli europei non più come spettatore, ma come protagonista con voce e peso politico.
E ne è prova anche la nomina a Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea con delega alla Coesione e alle Riforme di Raffaele Fitto, che ha detto una grande verità: “Non possiamo immaginare la coesione senza le Regioni. La forza dell’Europa è nella capacità di valorizzare le identità locali dentro una visione comune.”
È questa la nostra idea di Europa: un’Unione che accompagna, non impone; che coordina, non sostituisce; che premia l’efficienza, non la burocrazia.
Va ricordato che nel dibattito europeo è emersa anche la proposta della Commissione di unificare i programmi regionali in un unico piano nazionale.
L’Italia segue con attenzione questa ipotesi, perché l’unità non può mai tradursi in centralizzazione burocratica: serve un equilibrio tra visione nazionale e radicamento territoriale, nel rispetto del principio di sussidiarietà che è alla base del nostro modello.
È fondamentale, in questo quadro, preservare e valorizzare il pieno coinvolgimento degli enti territoriali nella programmazione e nell’attuazione dei fondi: Regioni, Province e Comuni.
Sono loro, non dimentichiamolo mai, i primi presìdi di prossimità verso cittadini e imprese, e rappresentano la garanzia che la coesione resti una politica calata nei territori, capace di tradurre le strategie europee in risultati concreti per le comunità locali.
La vera forza del modello italiano è proprio questa alleanza virtuosa tra Stato, Regioni e autonomie.
Grazie al lavoro del nostro Vicepresidente Esecutivo Fitto, la revisione intermedia 2025, sancita dai Regolamenti (UE) 2025/1913 e 1914, consente di riprogrammare parte dei fondi 2021-2027 verso le nuove priorità strategiche dell’Unione: innovazione e competitività, alloggi sostenibili, resilienza idrica e climatica, transizione energetica, difesa e sicurezza, gestione delle emergenze.
Tra queste priorità, la questione abitativa assume un valore particolarmente urgente: la coesione può e deve contribuire a garantire alloggi sostenibili e accessibili, perché casa significa stabilità, sicurezza, futuro per le famiglie.
Sul piano nazionale, la guida del Ministero per gli Affari Europei, la Coesione e il PNRR è oggi affidata al Ministro Tommaso Foti, che ci ricorda che “Coesione e agricoltura restano pilastri irrinunciabili della stabilità europea: garantiscono equilibrio territoriale, sicurezza alimentare e inclusione sociale.”
Con la Cabina di regia per la Coesione, il Ministro Foti ha avviato un lavoro di coordinamento di oltre duecento interventi strategici in piena sinergia con Regioni, Comuni e Ministeri competenti.
La revisione della coesione è un’occasione per riallineare le politiche europee alle priorità strategiche nazionali: riduzione dei divari territoriali, infrastrutture e connettività (dal Brennero alle reti regionali), transizione ecologica ed energetica, sostegno a imprese e capitale umano, semplificazione amministrativa.
La linea del Governo Meloni è chiara: il partenariato con Regioni e autonomie è fondamentale, ma deve inserirsi in una visione unitaria di sviluppo armonico.
E parlando di unità, come ho ricordato anche nel dibattito sulla direttiva “Case Green”, l’Italia è forte solo quando è unita, quando riesce a portare in Europa una voce sola, compatta e credibile.
Nel confronto interno ciascuno può avere la propria sensibilità, ma quando si tratta di difendere l’interesse nazionale dobbiamo giocare tutti per la stessa squadra: l’Italia.
Perché quella partita, la più importante, si vince solo se si gioca insieme, da italiani.
Mentre a Bruxelles si discute del prossimo Quadro Finanziario 2028-2034, l’Italia ribadisce con forza che coesione e agricoltura restano pilastri fondamentali dell’Unione.
La Presidente Meloni è stata netta: “Non accetteremo un’Europa che scarica le proprie crisi sui più deboli. L’Europa o è solidale, o non è.”
Parlo anche da rappresentante del Trentino-Alto Adige, terra che incarna il valore della coesione e dell’autonomia responsabile.
Come in molte altre regioni, qui la collaborazione tra istituzioni, imprese e comunità dimostra che l’Italia è forte quando le sue differenze diventano la sua ricchezza.
La revisione della politica di coesione è il banco di prova della nostra visione d’Europa e d’Italia: è la dimostrazione che la buona politica non si misura con gli slogan, ma con i risultati.
Con la guida di Giorgia Meloni e l’impegno di Fitto e Foti, l’Italia unisce rigore, solidarietà e libertà.
Perché un Paese coeso è un Paese forte, competitivo e sovrano.
E a chi, anche oggi, sceglie di parlare male dell’Italia quando si trova all’estero, dimenticando che la credibilità del nostro Paese si costruisce insieme e non si mina con le polemiche, voglio rispondere con le parole di Lorenzo il Magnifico:
“Dica pur chi mal dir vuole: noi faremo, e voi direte.”
Parole di cinque secoli fa, ma ancora oggi attuali per chi, come noi, crede che la dignità dell’Italia si difenda con i fatti, non con le offese.
Perché alla fine non saranno le parole a parlare, ma i risultati e la fierezza di servire la Nazione.» È quanto ha dichiarato l’onorevole di Fratelli d’Italia Alessia Ambrosi.
Fonte foto Onorevole Alessia Ambrosi.



