(ASI) Chieti - Sempre meno cittadini vanno a votare e si allontanano dal sistemico elettoralistico, una buona parte di loro non ha alcuna coscienza civica e politica, quindi non contribuisce nemmeno ad essere movimento di pressione o di opinione, ma è rassegnata anche dal punto di vista morale ,sociale ed economico al clima di "Basso Impero" che si respira nell'Italia di questo primo scorcio di XXI secolo, dove l'arena politica è sempre più in ostaggio di avventurieri e squali che vedono la competizione elettorale come una gara sportiva e un mero investimento per migliorare la propria situazione economica; non più programmi elettorali ben netti e precisi, niente alti ideali che mirano allo sviluppo e alla crescita economica del paese e sociale del cittadino, ma ad ogni cosa si è abituati a dare solo un valore economico in questo novello Medioevo tecnologico - digitale.
In questa Italia della Terza Repubblica (la seconda è finita in mia opinione dopo la caduta nel 2011 dell'ultimo governo Berlusconi), il cittadino modello deve essere povero con un lavoro precario da poche centinaia di euro al mese che non gli permette di soddisfare nessun bisogno se non quelli primari; la stagflazione (inflazione e disoccupazione) che ha caratterizzato l'Italia a partire dalla crisi della Prima Repubblica (iniziata già negli anni di massimo fulgore 80' - 90') è stata solo parzialmente tamponata con la flessibilità del lavoro che però, a causa della limitazione della sovranità monetaria con l'Euro, non ha adeguato gli stipendi italiani a quelli degli altri grandi paesi europei; il cittadino con la scusa della rivoluzione "green" non deve avere possibilità di spostamento facile, l'acquisto, la gestione e manutenzione di una auto costano sempre di più e se ti sposti puoi incorrere nelle trappole degli autovelox e semafori intelligenti che fanno cassa con la scusa di una sicurezza stradale che latita sempre più. Non parliamo dei tagli ai mezzi pubblici che hanno reso alcuni spostamenti una epopea. A fronte di un aumento esponenziale delle cartelle esattoriali che dopo l'emergenza Covid sono diventate esecutive e soffocano la serenità delle famiglie, dei soggetti economici e delle imprese italiane (il cosiddetto ceto medio sempre più in estinzione, i piccoli imprenditori, i liberi professionisti e le attività commerciali), a fronte di un progresso digitale che invece di mirare al benessere umano, è stato sviluppato solo nei settori del controllo sociale individuale e di massa, dove nulla deve sfuggire a uno Stato di polizia digitale sempre più totalitario ed illiberale, nonostante si nasconde dietro i finti propositi della lotta alla evasione fiscale e alla criminalità organizzata, non colpendo però i "grandi", ma solo i "piccoli". Prova di quello che dico va detto che a fronte di una maggiore esazione fiscale, i servizi al cittadino sono nettamente peggiorati rispetto ai primi duemila. La democrazia elettoralistica, dunque, si sta sempre più trasformando in una "lobbycrazia", dove i diritti non sono più uguali per tutti, ma solo a chi può permettersi di pagare, ad esempio per quanto riguarda la giustizia dove chi ha un buon avvocato la fa franca o ha giustizia, oppure la sanità, dove le cure costano e non sono sempre a disposizione di tutti velocemente e facilmente; per non parlare della istruzione dove la scuola favorisce l'analfabetismo funzionale. E se un cittadino cerca di migliorare la propria situazione economica e sociale, uscendo dagli schemi di questo sistema che vuole solo pochi eletti nell' "Olimpo", allora la tecnocrazia digitale si difende distruggendo la voce fuori dal coro sotto il peso della opinione della maggioranza omologata e rassegnata a limitarsi al massimo a criticare sui social senza fare nulla di concreto per il cambiamento.
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia



