I 10 miliardi di aumento delle spese militari che ogni giorno si sbandierano come necessarie andrebbero da subito indirizzate per la sostenibilità sociosanitaria del Paese altrimenti destinato al collasso.
/ASI) "Leggo in questi giorni ripetute dichiarazioni sia del Ministro della Difesa Crosetto che del Ministro delle Finanze Giorgetti di voler portare da subito al 2% del Pil la spesa militare per poi aumentare in seguito. Una follia. Cosa significa? Il PIL italiano nel 2024 è intorno ai 2.100 miliardi di euro. Il 2% di questo valore equivale a circa 42 miliardi di euro. Attualmente (dati 2023-2024), la spesa militare italiana è attorno all’1,4-1,5% del PIL, quindi 30-32 miliardi. Portarla al 2% significherebbe aumentarla di circa 10 miliardi annui. Il 2% del PIL è un obiettivo non obbligatorio, ma raccomandato dalla Nato. Per difenderci da chi? Bastano pochi minuti per distruggere l’intera Europa con delle testate nucleari. Non ci accorgiamo che la vera “guerra” che dovremmo combattere sarà all’interno delle nostre famiglie, dove il numero delle persone bisognose di assistenza e sanità sarà sempre maggiore. Nel bilancio dello Stato una maggiore spesa di 10 miliardi si può coprire o con maggiori entrate (tasse) o togliendo risorse ad altri capitoli di bilancio. Dove prendiamo questi soldi? Riducendo la spesa sociosanitaria per la quale siamo già sanità il fanalino di coda in Europa? Nel 2023, la spesa sanitaria pubblica pro-capite in Italia era di circa 3.574 dollari, significativamente inferiore alla media OCSE di 4.174 dollari e alla media dei paesi europei dell'area OCSE di 4.470 dollari. Garantire adeguata assistenza sociosanitaria ad una popolazione italiana sempre più anziana dovrebbe essere la priorità, non costruire armi! Nessun politico, da destra a sinistra, si preoccupa di questo. Attualmente, si stima che circa 2,9 milioni di persone in Italia siano non autosufficienti, ovvero necessitano di assistenza per le attività quotidiane. Nel 2030, tra pochi anni, si prevede che il numero di persone non autosufficienti raggiunga i 5 milioni, rappresentando circa il 25% della popolazione over 65. Una situazione insostenibile. Altro che rischio occupazione!" Così in una nota Stefano Valdegamberi, Consigliere Regione Veneto.