Co-mai, Amsi, Umem, Uniti per Unire. No a forma di strumentalizzazione politica e sì all'accordo religione islamica con lo stato italiano
(ASI) Roma - Resta al centro di un acceso dibattito la delibera con la quale il consiglio d'istituto della Iqbal Masih - scuola prevalentemente con presenza di studenti musulmani, situata a Pioltello, in provincia di Milano, ha stabilito la chiusura delle aule per il 10 aprile, giorno della festa che chiude il Ramadan.
«Occorre evitare assolutamente qualsiasi strumentalizzazione politica nei confronti della comunità araba-musulmana in Italia, in special modo durante il mese di Ramadan e le feste dell’Eid
Non accettiamo questo atteggiamento, in particolar modo da quella parte di politici, che non è certo nuovi ad azioni del genere.
Da tempo, come Co-mai, Comunità del Mondo Arabo in Italia, condanniamo qualsiasi forma di fanatismo, di prevaricazione nei confronti delle donne e dei bambini, di trasformazione della religione in abusi, violenze e cancellazione della libertà, così come siamo per il rispetto delle proprie tradizioni religiose anche nei paesi dove si emigra, che sono tenuti ad accogliere le usanze e le credenze e la fede quella vera, anche quando è diversa dalla propria.
Ogni anno nascono dibattiti, diatribe e strumentalizzazioni politiche, quando parte il periodo di Ramadan in Italia e durante le feste dell’Eid.
Si deve capire una volta per tutti che non tutti gli arabi e non tutti i musulmani, soprattutto quelli integrati da tempo in Italia, professano il fanatismo e l’estremismo che vanno condannati sempre . Noi di Co-mai siamo per il rispetto della donna, ad esempio, e chiediamo di non imporre il velo alle bambine e alle donne.
Riguardo alla decisione della chiusura della scuola di Pioltello, in occasione della fine del Ramadan, vogliamo fare questa premessa: La Co-mai registra la presenza di uomini e donne di tutte le professioni e tutte le religioni, musulmana, cristiana, ortodossa, copti, marroniti e cristiani del mondo arabo ,siamo per la tolleranza e l’integrazione, e diciamo no alle strumentalizzazioni sulla nostra pelle, sin dalla nostra nascita nel lontano 2000.
Quanto deciso dall’istituto scolastico non ha nulla a che vedere con il fanatismo e con la violazione della libertà, ed è per questo che condanniamo qualsiasi forma di islamofobia, soprattutto quando, come in questo caso, è ingiustificata.
Non accettiamo le discriminazioni di ogni tipologia, soprattutto considerando che sono aumentate del 30% dal 2023 a causa di illazioni e atteggiamenti, anche da parte della politica, che non possiamo condividere.
Per noi di Co-mai ed il movimento Uniti per Unire con il suo dipartimento dialogo e rispetto reciproco inter religioso coordinato da 5 esponenti religiosi di varie religioni che i cittadini sono tutti uguali, con le loro religioni e le loro tradizioni, e come tali vanno difesi.
Rispettiamo le leggi dei paesi come l’Italia che ci hanno accolto, condanniamo le imposizioni, e non abbiamo mai chiesto le modifiche alle tradizioni religiose e alle festività italiane per far emergere le nostre.
Tutt’altro, siamo quelli che riteniamo che il crocifisso non va mai eliminato.
In primo luogo siamo coloro che chiedono, da sempre, di rispettare le leggi italiane e di non offendere la cultura e la sensibilità della religione cristiana.
Facciamo un appello a Papa Francesco, che per noi è un idolo, è il modello per eccellenza della tolleranza, unità e dell’integrazione.
Chiediamo al Santo Padre di intercedere per intervenire con i suoi messaggi di unità e convivenza e inoltre chiediamo al Governo e il mondo politico di trovare un accordo e un equilibrio con la religione musulmana, così come accade con le altre religioni.
In Italia un accordo Stato-Regioni con l’Islam, un accordo di equilibrio e rispetto reciproco, per mettere fine a strumentalizzazioni e discriminazioni di ogni genere.
Come gli italiani festeggiano il Natale, così anche i musulmani celebrano il Ramadan e le feste dell'Eid,troviamo che non ci sia nulla di male e di sbagliato nella chiusura di una scuola come quella di Pioltello a maggioranza musulmana. Un gesto che non offende nessuno e che non può scatenare commenti politici come se fosse un attacco allo Stato Italiano.
Il 30 marzo, in tal senso, Co-mai organizza una giornata celebrativa di fine Ramadan e si unirà in un abbraccio anche per la Santa Pasqua con gli esponenti delle altre religioni.
Il Dipartimento del Dialogo interculturale e interreligioso che fa capo al Movimento Uniti per Unire abbiamo esponenti di tutte le regioni, vescovi,imam, esponenti della chiesa anglicana, ortodossa e membri della comunità ebraica e cristiani del Medioriente.
La Co-mai è una comunità interreligiosa e anche laica. Non possiamo dimenticare il successo del lavoro di Co-mai e Uniti per Unire, del 16.09.2016 Cristiani in Moschea, protagonista di un successo unico in Europa. Con i nostri 120 esponenti nel mondo siamo per una informazione leale e corretta e mai travisata. Insieme a Zeinab Ismail, Coordinatrice Dipartimento delle Donne Arabe della Co-mai, difendiamo ad esempio le donne di tutto il mondo da abusi religiosi e familiari o sul luogo di lavoro e proponiamo conferenze a favore del dialogo e la conoscenza tramite la scuola Unione per l’Italia e Radio Co-mai internazionale e la Web Tv Unione per l’Italia.
La stessa comunità musulmana in Italia ha bisogno di meno divisioni e individualismo e che contribuisca a trovare un accordo con lo Stato Italiano e noi la sosteniamo .
Solo così combatteremo una volta per sempre ogni forma di discriminazione, perché noi di Co-mai predichiamo l’integrazione e l’unità dei popoli con trasparenza ,indipendenza e senza ambiguità e pregiudizi».
Così il Prof. Foad Aodi, Esperto in Salute Globale Presidente di Co-Mai, Amsi e del Movimento Uniti per Unire nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo, che è presente tutti i giorni su tv e radio satellitari per parlare di Immigrazione, Salute Globale, eguaglianza, diritti umani e divulga la verità in tutti i paesi per quanto riguarda il rischio e il pericolo dell’immigrazione irregolare.