(ASI) “Il suicidio nel carcere di Sassari del giovane detenuto, padre di due figli, è la tragica conferma che negli ultimi anni si è abbassata l’età dei suicidi nei penitenziari con una media over 40 e numerosi over 30 e riguarda i soggetti più fragili che hanno più bisogno di assistenza specie psicologica.
Questo continua a provocare rabbia e indignazione ma dovrebbe anche e soprattutto produrre uno scatto di azioni da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, invece, nonostante i suicidi dall’inizio dell’anno siano stati 54 non accade assolutamente nulla”. Lo afferma il segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo aggiungendo che “si è già dimenticato o volutamente “rimosso” che nello scorso anno sono state 84 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un istituto penitenziario italiano, un numero record da quando si registra il dato (dal 2000) al quale purtroppo ci stiamo avvicinando se non ci saranno misure immediate. Da parte dell’Amministrazione Penitenziaria si risponde con il silenzio assordante tentando di minimizzare qualsiasi emergenza presente. Purtroppo – dice Di Giacomo – in tutto lo scorso anno abbiamo ascoltato solo impegni politici e dichiarazioni di vecchi e nuovi parlamentari ed esponenti di Governo senza passare dalle parole di commozione (in qualche caso anche sincera) o generiche e di circostanza, quasi sempre le stesse, ai fatti. Sino al punto di produrre una sorta di assuefazione e ridurre il suicidio in cella a pochi righi in pagina di cronaca locale perché non fa più notizia. Accade invece – sottolinea Di Giacomo – che i detenuti più fragili, i tossicodipendenti, quanti hanno problemi psichici non ce la fanno a convivere con i più forti, boss e affiliati a organizzazioni criminali che impongono la loro legge e non solo con i compagni di cella. Le decine di aggressioni agli agenti che si ripetono ogni giorno sono la riprova che nel carcere comandano loro e che lo Stato oltre ad avere sulla coscienza i suicidi dei detenuti ha anche le aggressioni sempre più violente al personale. Una situazione – afferma il segretario S.PP. – che ci fa rimpiangere i governi precedenti. Continuiamo infatti ad ascoltare solo impegni politici e dichiarazioni di vecchi e nuovi parlamentari ed esponenti di Governo senza passare dalle parole ai fatti. Gli annunci del recupero di vecchie caserme, come quelli di nuove assunzioni di personale penitenziario sono propaganda: per le caserme ci vogliono i soldi e i tempi di lavori per adeguamento funzionale non sono certamente brevi; per le assunzioni non basteranno a coprire gli organici svuotati dai pensionamenti e da carenze di anni. Si ascoltino le proposte del sindacato di polizia penitenziaria che quotidianamente si misura con l’emergenza suicidi e si metta mano alla manovra di bilancio rimediando al taglio di spesa imposto all’Amministrazione Penitenziaria e al personale come primo segnale concreto di volontà di affrontare le numerose emergenze del carcere.