(ASI) Orvieto - È terminato il 30 luglio l’affollato convegno organizzato da Gianni Alemanno ad Orvieto per discutere sul futuro italiano alla luce degli avvenimenti recenti sia nella politica interna che internazionale.
Gli interventi hanno visto la presenza di qualificati relatori provenienti da aree politiche e culturali diverse. La prima sensazione è che, in momento in cui in Italia, si tenta di spegnere ogni dibattito pubblico su questioni come la nostra adesione all’Europa, la nostra politica estera, la partecipazione alla guerra contro un paese da sempre amico dell’Italia come la Federazione russa, in questa sede c’è stato un confronto aperto e ben argomentato su tutti questi temi. E’ difficile oggi trovare luoghi di confronto nei luoghi dove questo dovrebbe essere normale. La politica ed i partiti si sono trasformati in semplici macchine organizzative che si organizzano per le elezioni senza avere una vera elaborazione culturale, portando ad una situazione in cui non si nota più la differenza nelle politiche dei governi che si succedono perché troppo legati da vincoli esterni che impediscono di attuare provvedimenti che siano a favore dell’interesse nazionale ed europeo. La relazione finale di Alemanno ha evidenziato la possibilità di una iniziativa, anche in sede elettorale, che riporti al centro del dibattito questioni di vitale importanza. Al convegno era presente una rete di movimenti, provenienti da tutta Italia, uniti da un comune sentire.
È difficile dare a questa crescente galassia di realtà una capacità di azione perché antichi conflitti si ripropongono mettendo a rischio la unità necessaria per conseguire risultati concreti. Cosa manca per riuscirci? Probabilmente mentre si trova facilmente un accordo sull’analisi degli effetti di un periodo storico che a partire dal 1992 sta portando all’impoverimento dell’Italia, alla diminuzione degli spazi di democrazia e all’affermarsi di una società dominata da elites finanziarie autodistruttive, manca ancora una adeguata analisi del perché si sia arrivati a questo punto in Italia ma anche in Europa. Errori di sottovalutazione sono stati fatti da tutti. L’anticomunismo per esempio non ha valutato il ruolo della difesa della sovranità nazionale e ha portato il paese ad un atlantismo acritico che contrasta oggi con il ruolo mediterraneo del nostro paese. Il comunismo italiano, da parte sua, ha collaborato alla distruzione delle specificità della nostra cultura e società. La non comprensione del ruolo economico delle comunità locali evidenziata da Giacomo Becattini, l’attacco alla famiglia e alla natalità, sono state bandiere di cui oggi si vedono gli effetti ma a cui non si risponde con un’autocritica adeguata. E’ necessario continuare il lavoro di approfondimento culturale e la costruzione di una rete organizzativa per ridare voce alla maggioranza del popolo italiano. La realtà dà ragione ai critici del politicamente corretto e bisogna essere capaci di dare risposte concrete, partendo dagli ambiti dove ciascuno opera, ma creando un quadro di collaborazione strutturata ed efficacie.
Il convegno è quindi un punto di partenza che rappresenta una tappa interessante per coloro che vogliono continuare a lottare per la libertà della comunità italiana. È stata proposto un manifesto denominato Orvieto 2023 a cui si può aderire.
Vincenzo Silvestrelli per Agenzia Stampa Italia