Sanità, Nursing Up De Palma. Report Infermieri-Carceri italiane. «In Campania scoperchiamo un vero e proprio vaso di Pandora: meno di 200 infermieri per una popolazione carceraria di 6471 detenuti.
(ASI) Roma - «Continua il nostro viaggio-inchiesta nelle carceri italiane, per raccontarvi quella che continua a essere la preoccupante realtà degli operatori sanitari che, tra mille difficoltà, devono gestire, sulle proprie spalle, la responsabilità di proteggere la salute di migliaia di detenuti, potendo contare, numericamente, su un personale totalmente inadeguato, rispetto a problematiche di una gravità a dir poco drammatica, tra continue aggressioni agli agenti penitenziari, in cui spesso rischiano di finire coinvolti anche gli stessi infermieri.
Siamo in Campania, seconda regione per numero di popolazione carceraria, dopo la Lombardia: si contano oggi 6471 tra uomini e donne, un dato decisamente in sovrannumero rispetto agli spazi e soprattutto agli strumenti disponibili, per non parlare del forte clima di disagio psicologico che sta sfociando, sul territorio, nella più grave delle piaghe, ovvero i suicidi.
Ne registriamo sette, solo tra dicembre 2022 e gennaio 2023: ai livelli di questa situazione, davvero allarmante, ci sarebbe solo la Puglia».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Ma quali sono i numeri degli infermieri rispetto ai detenuti? Incredibile ma vero, si contano poco più di 180 professionisti, per la precisione 189 in Campania, corroborati negli ultimi mesi, in alcune strutture, dalla presenza degli Oss, la cui figura, in termini assistenziali è stata riconosciuta e approvata, nello scorso luglio, da un provvedimento del Ministero della Salute.
Naturalmente potrebbe sembrare un passo in avanti quello avallato dal Ministero, ma andrebbe analizzato caso per caso, e andrebbe opportunamente verificato quanti Oss, sui 1500 inseriti in tutta Italia (1000 di fatto erano già operativi), stanno dando il proprio supporto in Campania, e soprattutto quanti e quali di questi Operatori Socio Sanitari possiedono percorsi di specializzazione che consentono loro di coadiuvare gli infermieri in termini di interventi delicati, come potrebbe essere la necessità di una iniezione per una reazione allergica, o shock da avvelenamento, oppure per una crisi epilettica.
189 infermieri e appena 108 medici: questi sono i dati che ci giungono, indirettamente, da alcune aziende sanitarie, addirittura gli infermieri sarebbero anche numericamente diminuiti rispetto agli anni precedenti.
Resta infatti inesorabilmente vuota la casella delle assunzioni, i concorsi, se ci sono, vanno deserti: pochi, pochissimi i colleghi che accettano un incarico nelle carceri, rispetto a qualche dimissione che di fatto è avvenuta per situazioni realisticamente difficili per i nostri colleghi, laddove, vi citiamo alcuni esempi lampanti, ci hanno riferito mancare i farmaci, come nel caso del carcere di Bellizzi Irpino in provincia di Avellino, con alcuni colleghi che hanno denunciato ritardi delle consegne e carenze di alcuni medicinali.
Ricorrere al personale della sanità pubblica per rimpolpare gli organici, visto che gli infermieri delle carceri dipendono dalle Asl?
Complicato, quando già mancano nelle corsie degli ospedali di una regione che conta una carenza di quasi 4mila unità. Ma proviamo a raccontarvi ulteriori dettagli analizzando anche deficit strutturali che inficiano sulla tutela della salute dei detenuti e non solo sulle condizioni di lavoro degli infermieri.
Posti letto detenuti
Negli ospedali i posti letto da destinare alla popolazione carceraria devono decisamente aumentare, in Campania ce ne sono solo 36 per una popolazione di quasi 6500 detenuti. E non si fanno ricoveri in altri ospedali perché non ritenuti idonei alla sicurezza. Un’altra osservazione riguarda i turn-over nei centri clinici. Sono lenti, perché i detenuti che sono lì presenti vi restano il più a lungo possibile. Non parliamo del tema dei farmaci o della loro mancanza. L’assistenza dietetica risulta abbastanza approssimativa. E si registrano difficoltà per l’ingresso dei medici specialisti nominati dai detenuti.
Un’altra criticità riguarda il trasferimento dei detenuti dalla carceri per visite specialistiche, trasferimenti che sono lenti nei tempi sia per le lunghe attese ospedaliere che per la carenza di personale adibito al trasferimento del detenuto e al suo controllo durante la visita.
POGGIOREALE, UNA DELLE CARCERI PIU’ GRANDI D’EUROPA CON PROBLEMI DRAMMATICI.
Gli agenti della Polizia penitenziaria sono appena 800, il rapporto è di un poliziotto ogni 90 reclusi. In pratica ci sono interi padiglioni in cui la sorveglianza è diventata complicata. Gli infermieri sono addirittura solo 40. Si tratta di una proporzione che farebbe impallidire chiunque.
Solo a Poggioreale e a Secondigliano vi è la presenza di centri clinici oggi chiamati SAI (padiglioni o reparti dove vi è un’intensità di cura maggiore), ma non si tratta di un vero reparto ospedaliero. A Poggioreale, per esempio, vi è un ottimo impianto di Radiologia, di recente acquisto, utilizzabile anche dai detenuti delle carceri limitrofe, ma non vi sono dei macchinari utili e necessari per effettuare in sede una Tac o una risonanza magnetica. Una possibile soluzione, che rappresenterebbe un altro buon esempio di buone prassi nella sanità penitenziaria, sarebbe l’acquisto di una “tac mobile” che possa essere trasportata nei diversi istituti. È auspicabile che quanto prima venga aperto un piccolo reparto attrezzato per detenuti dializzati.
BELLIZZI IRPINO, AVELLINO: 6 INFERMIERI PER 511 PAZIENTI, SPESSO NESSUNO NEI TURNI DI NOTTE
Nonostante siano state effettuate importanti ristrutturazioni, ci viene riferito che l'edilizia della casa circondariale presenta ancora alcune problematiche notevoli. In particolare, le sezioni di alta sicurezza e la sezione femminile non avrebbero ancora il bagno in cella! L'assistenza sanitaria rappresenta l'altro nodo critico dell'istituto. Si attendono in media 7 mesi per una visita specialistica, anche per i casi più gravi. Pertanto, il peso della gestione delle problematiche di salute è scaricato interamente sui medici di guardia. La scarsa assistenza psichiatrica e psicologica aggrava maggiormente la condizione dei detenuti che soffrono anche di patologie non gravi. Ci riferiscono che su 6 infermieri disponibili per 511 pazienti, il numero degli operatori sanitari scende a 0 nei turni di notte.
Ma non sono solo gli infermieri a denunciare le carenze, ma sono gli stessi detenuti che raccontano situazioni allarmanti.
In una lettera pubblicata sui giornali locali, indirizzata a Pietro Ioia - attivista per i diritti e il reinserimento degli reclusi, presidente dell’associazione Ex Detenuti Napoletani Organizzati, i detenuti irpini raccontano: “Qui la situazione è critica, l’area sanitaria non funziona e ci negano i farmaci mutuabili che dobbiamo comprare noi, i medicinali spesso mancano. Infatti ci sono detenuti con gravi problemi respiratori che hanno bisogno della ventilazione notturna per apnea, cura che viene loro negata per problemi dell’area sanitaria e per la lunga lista delle prenotazioni. Ti facciamo presente che accade anche che la prenotazione viene annullata per mancanza delle scorte e non viene nemmeno comunicato se non pensiamo noi di informarci”.
SUICIDI NELLE CARCERI CAMPANE: 7 DECESSI SOLO NEGLI ULTIMI 12 MESI TRA GENNAIO 2022 E GENNAIO 2023. GLI INFERMIERI DEVONO AFFRONTARE IL CAOS DI GRAVI DISAGI PSICOLOGICI
64 tentativi di suicidio sventati solo nel 2022. 7 nell’ultimo anno (gennaio 2022-gennaio 2023), compreso un triste episodio avvenuto pochi giorni fa, sono sfociati drammaticamente in decessi.
Quello dei suicidi è un vero e proprio campanello di allarme per le carceri campane, laddove i disagi psicologici sono tra le problematiche all’ordine del giorno che gli infermieri devono affrontare, alle prese con dipendenze, aggressività, minacce. Nelle carceri della Campania la questione dei suicidi preoccupa non poco.
In tutta Italia dal 2000 al 2019 si sono registrati più di 1.000 suicidi da parte di detenuti e la regione Campania vanta un primato negativo. I numeri sulle morti volontarie dietro le sbarre nella nostra Penisola sono impressionanti: si stima che solo nel corso del 2018 siano avvenuti 63 suicidi e che ogni 900 detenuti presenti uno ha deciso di togliersi la vita. Si parla inoltre di ben 10.423 atti di autolesionismo e 1.198 tentati suicidi, la maggior parte dei quali evitati soltanto grazie al tempestivo intervento del personale di Polizia Penitenziaria.
Tra gennaio 2022 e gennaio 2023 c’è stata una nuova escalation di casi in Campania, con ben 7 vittime. Tutto questo pesa come un macigno, naturalmente, anche sulle spalle degli infermieri», conclude De Palma. Una situazione triste, desolante, che va denunciata a gran voce, e che penalizza sia gli infermieri, ma soprattutto i detenuti a cui non vengono difatti garantite tutte le condizioni per una corretta tutela della propria salute».
Così dichiara in una nota il Sindacato Nursing Up.