(ASI) Roma - "Lo stop delle 145 imprese dell'indotto dell'ex Ilva di Taranto, arrivato con metodi decisamente discutibili, non può essere imputato ai provvedimenti presi negli ultimi anni.
Puntare l'indice sull'ormai famigerata abrogazione dello scudo penale, o peggio sulle iniziative messe in atto per avviare un percorso che liberi l'acciaieria dalle fonti fossili, è un esercizio polemico inutile che non risolve la situazione di impasse venutasi a creare. Soprattutto è irriguardoso e insultante nei confronti di quelle famiglie che hanno patito malattie o addirittura dei lutti a causa dell'alto livello di inquinamento dell'area. Il Movimento 5 Stelle ha appena depositato una mozione per chiedere al governo Meloni impegni precisi. Non si può cedere ai ricatti di Mittal: se da un lato bisogna mettere in campo ogni sforzo a tutela dei livelli occupazionali, dall'altro però dobbiamo ricordarci che senza un percorso che porti alla sostenibilità ambientale della produzione il polo siderurgico più grande d'Europa non può avere futuro. Al governo chiediamo di mettere in atto il piano di sostegno e reinserimento al lavoro di tutti i lavoratori, e auspichiamo che vengano accolte le nostre proposte recentemente bocciate in Parlamento: accelerare quindi la riconversione che porti all'addio al fossile, aprire a nuovi impianti ecosostenibili alimentati con fonti rinnovabili o a idrogeno verde, procedere con l'introduzione della VIIAS sulla riduzione dei livelli degli inquinanti, applicare la clausola sociale per tutte le aziende dell'indotto. Sarà centrale tutelare il lavoro compatibilmente con la salute e l’ambiente. E' il momento di non indietreggiare: se il governo ambisce a una siderurgia che sia asset cruciale per il futuro produttivo dell'Italia, deve battersi per una siderurgia green, sostenibile e profondamente riconvertita. Tutte le altre soluzioni sono pannicelli caldi che non risolvono nulla". Così in una nota il senatore tarantino Mario Turco, vicepresidente del M5S.