(ASI) Dopo l’elezione dei presidenti delle camere, il “promemoria” della discordia di Silvio Berlusconi e le sue imbarazzanti affermazioni di ieri ( riallacciato i rapporti con Putin) sembra che le nubi in seno alla destra siano più nere che mai e rischiano di rallentare consultazioni e giuramento.
Il classico iter vedrebbe i rappresentanti nominare in fretta i capigruppo parlamentari, per consentire al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di convocare quanto prima le consultazioni (una consuetudine costituzionale ) che porteranno alla formazione del nuovo governo. La durata delle consultazioni può variare, sia dal numero di gruppi parlamentari che devono essere ricevuti, sia dalla facilità con la quale sarà scelta una persona in grado di avere il sostegno di una parte della maggioranza dei parlamentari. Nel caso attuale, visti i numeri della destra alla Camera e al Senato, è probabile che le consultazioni durino solo un paio di giorni, bizze berlusconiane permettendo.
Terminate le consultazioni, si passerà al conferimento dell’incarico per costituire il governo. In questo caso i tempi varieranno in base alla presenza di una maggioranza sufficiente a dare una solida fiducia all’esecutivo. È chiaro che la destra ha la maggioranza assoluta in entrambe le camere e, a parte dispute e battaglie sui ministeri, non dovrebbero esserci particolari problemi. Quindi con buone probabilità tra il 21 e il 22 ottobre, Giorgia Meloni, guida Fdi potrebbe già ricevere l’incarico. Il presidente del Consiglio incaricato tornerebbe al Quirinale per sciogliere la riserva ( consultazioni per verificare tenuta della maggioranza e impostare programma e composizione dell’esecutivo) e presentare la lista dei ministri. A questo punto, il premier ( o la premier) riceverebbe la nomina a presidente del Consiglio. È importante ricordare però che questo passaggio non porta in autonomia alla formazione di governo, perché il Capo dello Stato potrebbe chiedere sostituzioni o cambi al dicastero. I presidenti della Repubblica solitamente, intervengono sia in negativo, bloccando delle nomine, sia in positivo, ovvero proponendo personalità ritenute utili.
Successivamente allo scioglimento della riserva, il presidente del Consiglio e i ministri, dovranno giurare fedeltà alla Costituzione italiana, nelle mani del presidente della Repubblica. Se gli scontri, acuitisi negli ultimi giorni, interni alla maggioranza non continueranno o se il capo dello Stato non fornirà indicazioni sui dicasteri, il nuovo esecutivo potrebbe giurare già negli ultimi giorni di ottobre. Il passo successivo al giuramento, prevede infine che il nuovo primo Ministro dovrà presentarsi a palazzo Chigi, sede del governo, accolto dal presidente del Consiglio uscente, per la consegna della campanella, il cui tintinnio darà inizio alla prima riunione del nuovo esecutivo.
Con il nuovo Parlamento saranno sufficienti 201 voti favorevoli alla Camera e 104 al Senato per dare vita all’esecutivo che, ricevuta la fiducia, entrerà nel pieno delle sue funzioni.
Emilio Cassese - Agenzia Stampa Italia