(ASI) Roma – “Diciamo no all’agenda Draghi che stanzia 1 miliardo di euro per aumentare la produzione dell’ex Ilva di Taranto senza vincolare le risorse alla tutela ambientale e alla prevenzione sanitaria, con buona pace della transizione ecologica.
Eccolo il metodo Draghi, sostenuto da Letta, Calenda, Fratoianni, Bonelli &co: affossare la transizione ecologica e regalare un 1 miliardo di euro, di soldi pubblici, a una azienda privata senza imprimere una seria svolta ambientalista alla produzione di acciaio in questo Paese. E’ l’ennesimo schiaffo alla città di Taranto, che aspira ad un futuro diverso e dove migliaia di lavoratori diretti e indiretti continuano a vivere di precarietà e di incertezza”. Lo afferma, in una nota, il senatore e vicepresidente del Movimento 5 Stelle, Mario Turco, riferendosi alla norma contenuta nel decreto Aiuti bis, che consente a Invitalia di “sottoscrivere aumenti di capitali o strumenti idonei al rafforzamento patrimoniale fino a un miliardo” nell’Acciaierie d’Italia di Taranto. “Senza indicare - prosegue il parlamentare – alcun vincolo di destinazione e senza avere alla base nessun piano eco-sostenibile di investimenti, mentre nessuna di queste ingenti risorse viene destinata alla riqualificazione e al reinserimento degli operai ex Ilva, in attesa di un lavoro da oltre 10 anni”. “Questo provvedimento segue l’assurdo tentativo fallito, in parte, grazie al M5S – ricorda il vicepresidente del M5S -, di trasferire 570 milioni di euro, dalle bonifiche alla continuità produttiva”. “Ora la coalizione di centrosinistra che va da Letta a Bonelli, passando per Calenda, Tabacci e Fratoianni che alle politiche del 25 settembre si presenterà unita agli elettori, che dirà alla comunità di Taranto - continua il senatore pugliese - per questo ennesimo provvedimento contro i cittadini? Fratoianni e gli ambientalisti di Bonelli daranno il loro placet a tale provvedimento? E cosa diranno al sindaco di Taranto, che ha già manifestato, almeno formalmente, contrarietà sulla scelta del Governo Draghi?”. “Per il Movimento 5 Stelle – aggiunge-, questo è l’ennesimo schiaffo ad un territorio che ha già sacrificato la sua identità e che aspira ad un futuro diverso, non più basato su una produzione di acciaio senza tutele, che non rispetta l’ambiente e la salute di cittadini e lavoratori”. “Lo ribadiamo ancora una volta: questa acciaieria può avere un futuro solo chiudendo le fonti inquinanti, se viene redatto un piano di investimenti eco-sostenibile, compatibile con l’introduzione di un sistema di valutazione preventiva di impatto ambientale e sanitario, come la VIIAS, e se si riducono le soglie di inquinamento previste dalla legge 175 del 2010, come raccomandato dall’OMS”, conclude Turco.