(ASI) "Dopo due anni di pandemia, giugno torna a essere quest'anno il mese del Pride, dell'orgoglio LgbtQ+, con tante iniziative in programma in tutta Italia. È l'ennesimo segnale di un progressivo ritorno alla normalità, ma se in questi due anni ci siamo spessi detti che nulla dovrà tornare come era prima, ciò deve valere anche per i diritti delle persone omosessuali o non binarie".
Così Laura Scalfi, membro della Direzione Nazionale di Azione con delega alla Scuola, sul mese del Pride che inizia oggi, 1 giugno. "Ancora oggi un terzo degli Stati che aderiscono alle Nazioni Unite condanna i rapporti consensuali tra persone dello stesso sesso, e molti di essi sono Paesi i cui flussi migratori investono fortemente l'Italia. Noi stessi, pur considerandoci a tutti gli effetti un paese liberale ed evoluto, in quanto a diritti LgbtQ+ siamo ancora molto indietro, basti pensare a quanto accaduto alla legge contro l’omotransfobia, la misoginia e l’abilismo affossata in Parlamento. Nessuno compia dunque l'errore di declassare a puro folklore le iniziative che si alterneranno durante questo mese: il tema è politico e interessa tutta la società, non una singola categoria di persone, tanto è vero che nella proposta politica degli organizzatori c'è anche un tema importante come la rivendicazione del diritto ad avere una famiglia, al matrimonio egalitario, alla possibilità di adozione". Secondo Scalfi, "di fatto, l'attuale mancanza di questi diritti è l'altra faccia della medaglia della cultura maschilista e conservatrice che fa dire per esempio a Matteo Salvini di essere contrario all'educazione sessuale nelle scuole elementari: ancora una volta è bene ribadire che non si tratta di insegnare le famigerate 'teorie gender', ma semplicemente di spiegare certi meccanismi in maniera semplice e scientifica, per aiutare i bambini a crescere con una idea sana e consapevole di sesso e affettività”, conclude.