L’ente dispone di non autorizzare l’esonero contributivo in favore di quelle aziende che non hanno completato l’intera disponibilità della CIG disposta con il decreto Agosto
(ASI) Roma - “Avevamo raccolto con grande entusiasmo i provvedimenti del Governo tesi ad incentivare le aziende che non avevano attivato ammortizzatori sociali. Orbene, e come un fulmine a ciel sereno e con una posizione che la norma non dispone (l’INPS quale nuovo Legislatore ci preoccupa non poco) l’Ente di previdenza nazionale con provvedimenti di dubbia giuridicità, dispone di non autorizzare l’esonero contributivo in favore di quelle aziende che non hanno completato l’intera disponibilità della CIG disposta con il decreto Agosto.
Ci domandiamo, da lettori anche “talvolta” attenti del diritto, se l’esonero era alternativo alla CIG, ed andava a premiare le aziende che l’avessero utilizzata unicamente nel mese di giugno 2020 e non nei mesi a seguire, come possa ritenersi coerente con lo spirito della norma, la posizione dell’Ente che, con taluni provvedimenti, ha ritenuto di rigettare le istanze di datori di lavoro volte al riconoscimento dell’autorizzazione all’esonero contributivo, adducendo, quale motivazione, non solo discutibile, ma anche incomprensibile, rispetto alla valenza sociale della norma emanata, il non aver utilizzato tutta la CIG disponibile (9 settimane più 9, previste dal decreto Agosto!). Da Presidente di un’Associazione datoriale non posso che commentare la predetta posizione unicamente con due laconiche considerazioni: o l’INPS è assurta al ruolo di nuovo Legislatore nazionale (le norme espressamente non citano i disposti dell’Ente) o, evidentemente, l’Ente di previdenza, è, oggi, talmente disgregato, tale per cui gli uffici periferici possano, in guisa al dettato normativo, penalizzare le aziende virtuose modificando un senso normativo con provvedimenti la cui paradossalità risulterebbe anche al più becero e disattento lettore. Caro Presidente Tridico e cara Dottoressa Di Michele ma, sopratutto,
Caro Presidente Draghi, oggi, le imprese italiane, vivono e si imbattono nei percorsi e nei meandri burocratici più difficili, sono figlie di una pandemia che le ha attanagliate da oltre 15 mesi, pensiate sia davvero possibile che il quotidiano delle stesse imprese e le agevolazioni dettate da norme emergenziali, possano essere a loro negate per effetto di un libero arbitrio che ancor di più, oggi, non può che risultarci del tutto incomprensibile e sicuramente non in linea con gli intenti sociali appartenenti ai provvedimenti emanati. Il nostro continua ad essere un appello accorato ma anche un grido di dolore! Il mondo delle imprese chiede rispetto ma, soprattutto, chiede che i provvedimenti di prassi amministrativa vivano di coerenza rispetto al dettato legislativo. La prassi amministrativa può gestire tempi, modalità, organizzazione, disciplina gestoria, ma non può in alcun modo modificare il senso della norma e soprattutto l’intento sociale dal quale la stessa promana” - Così Nino Carmine Cafasso, Presidente AIS (Associazione Imprese di Servizi), Giuslavorista e Consulente del Lavoro.