Conte: “Contratto governo può cambiare, possibile rimpasto esecutivo”

conteconf copy(ASI) Conferenza stampa di fine anno, oggi a Roma, di Giuseppe Conte organizzata dall’Ordine dei Giornalisti e dall’Associazione stampa parlamentare. Quest’ultima ha ricevuto in dono dal presidente del Consiglio una targa in onore del suo centenario di fondazione.

Il gesto non ha nascosto però il forte malcontento dovuto al notevole momento di difficoltà che stanno attraversando i media. L’appuntamento tradizionale con questi ultimi ha avuto infatti un grande assente: l’Askanews. I giornalisti dell’agenzia hanno preferito manifestare, sul balcone della loro redazione situata davanti alla sala polifunzionale della presidenza del Consiglio sede dell’evento, per invitare il governo ad intervenire per sbloccare la situazione lavorativa dei dipendenti. Il problema del taglio dei fondi è stato definito dal premier “un sacrificio imposto a tutti quanti”, volto a “sollecitare le imprese editoriali a stare sul mercato con le proprie gambe”. Ha evidenziato così che il provvedimento “non è un attentato alla libertà di informazione”, ponendo in risalto che sarà aperta una trattativa con la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Ordine dei Giornalisti per discutere delle nuove norme e di altri aspetti deontologici, come la tutela delle fonti e l’equo compenso, dal momento che non si può pagare il cronista 2 euro ad articolo. Il numero uno di palazzo Chigi ha specificato che l’esecutivo che presiede non è delle lobby, poiché “la nostra agenda è dettata dagli interessi e dai bisogni dei cittadini”. Ha lanciato l’iniziativa, per colmare la distanza tra l’opinione pubblica e la politica attuale, dal titolo: “Donne e uomini normali, gesti esemplari”. Ha preso l’impegno dunque a incontrare persone comuni che si sono distinte per meriti sociali particolari. La novità rientra in quel “modus operandi” introdotto con il contratto, che “può subire modifiche”, alla base della maggioranza giallo – verde. Ha smentito le voci inerenti a litigi tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, dal momento che entrambi hanno come obiettivo “il bene del paese”. Ha annunciato che non si candiderà alle elezioni europee, né che vorrà ricoprire il ruolo attuale oltre il termine naturale della legislatura, ma non ha escluso un possibile rimpasto di governo (è giunta, successivamente, la smentita di tale opzione da fonti di palazzo Chigi). Il professore ha sgombrato ogni dubbio sulla legge di Bilancio che è in continuità con l’accordo Lega – Cinquestelle e “non è affatto vero che la Manovra sia stata scritta a Bruxelles”. La trattativa con le istituzioni comunitarie non ha generato modifiche dei suoi punti qualificanti, ma solo dell’1% del testo complessivo. L’obiettivo, delle disposizioni che entreranno in vigore, è quello di avviare una “crescita robusta” mediante anche il progetto “Investitalia” che destina 400 milioni ai Comuni, cifra “da impegnare entro maggio”. Saranno diminuite, al contempo, le tasse nei confronti dei cittadini, ma la pressione fiscale potrebbe diventare più alta a causa degli aumenti, delle quote da versare all’erario, che scatteranno verso i giganti di internet, “i giochi, le banche” e le assicurazioni. L’avvocato degli italiani, così come ama essere chiamato, ha confermato il recupero di 12,5 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva e ha ribadito tale impegno anche per i prossimi anni. Ha rivendicato poi gli effetti positivi del decreto Dignità, in quanto “ha contrastato le delocalizzazioni”, auspicando che siano destinate maggiori risorse alla riqualificazione degli occupati e incentivata la trasformazione dei contratti a tempo determinato in indeterminato. Il docente ha parlato anche dell’autonomia chiesta da alcune regioni, dicendosi garante “della coesione nazionale e sociale”, confermando che l’inizio delle trattative, con Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, è previsto da febbraio. Ha puntualizzato che non saranno trasferite, a livello locale, tutte le competenze statali. Ha ricordato, in merito al Tav, Tap e Terzo Valico, l’impegno a realizzare un piano infrastrutturale poderoso, ammettendo di essere in attesa della fine degli studi della commissione che si sta occupando di valutare i lavori sulla linea ferroviaria Torino – Lione. Ha auspicato anche la ricostruzione del ponte di Genova, distrutto a causa del crollo dello scorso agosto, entro il 2019. Conte ha toccato pure la tematica della violenza negli stadi. “Sarebbe il caso – ha ammesso – di dare un segnale di cesura, anche con una pausa che sia di riflessione per tutti, ma lascio la valutazione alle autorità competenti”. Ha accennato alla questione della legittima difesa, disciplina riformulata senza sconvolgimenti che avrebbero potuto generare ulteriori pericoli. Ha salutato, infine i i militari all’estero, definendoli “l’orgoglio del nostro paese”.

Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia

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