(ASI) Roma - A poche ore dall’udienza di appello del tribunale del riesame di Roma, chiamato a pronunciarsi sul reclamo della multinazionale statunitense Uber in merito alla sentenza che aveva portato lo stesso tribunale a dichiarare l’applicazione Uber Black illegale per concorrenza sleale, CasaPound Italia interviene a sostegno dei tassisti e contro la decisione dell’antitrust di costituirsi nella causa al fianco di Uber.
“Fin dal primo momento CasaPound si è schierata a difesa dei lavoratori degli autoservizi pubblici non di linea, contro il tentativo di cannibalizzazione del mercato ad opera della multinazionale Uber – dichiara Simone Di Stefano, vice presidente di Cpi – è evidente che quello in atto non è un tentativo di migliorare qualità e prezzi dei servizi mediante l’aumento della concorrenza, ma come spesso succede in questi casi un tentativo di deregolamentazione di un settore fondamentale del trasporto pubblico al fine di saccheggiarlo. Uber non paga tasse in Italia e incentiva gli autisti NCC aderenti a non rispettare i limiti della propria licenza, oltre a questo si parla di un servizio totalmente estraneo alla pianificazione territoriale degli enti locali, agendo al di là delle scelte delle amministrazioni al di fuori di qualsiasi visione integrata del trasporto pubblico non di linea con gli altri modi di trasporto, rischiando di generare il caos”.
“Troviamo dunque molto grave – prosegue Di Stefano – che un’Autorità indipendente dello Stato pagata coi soldi dei cittadini intervenga in un giudizio tra privati per difendere una multinazionale straniera, già più volte dichiarata illegale da giudici italiani per concorrenza sleale, contro dei lavoratori italiani che pagano le tasse in Italia e svolgono un importantissimo servizio di trasporto pubblico per la cittadinanza attenendosi alle regolamentazioni vigenti. In questo contesto non possiamo che appoggiare convintamente la protesta in corso oggi a Roma sotto la sede dell’Antitrust da parte di alcune associazioni di categoria dei tassisti”.
“Ciò che inoltre rende ancora più grave tutta questa vicenda è che l’Antitrust sarà rappresentata in giudizio non dall’Avvocatura dello Stato ma da un avvocato di libero foro – conclude Di Stefano - cosa che porterà anche un significativo esborso di soldi pubblici. Non accetteremo mai che un apparato dello Stato italiano scelga di spendere soldi dei cittadini per schierarsi contro dei lavoratori italiani al fine di favorire gli interessi di un gruppo privato straniero e siamo quindi pronti a tornare in piazza al fianco dei tassisti per riaffermare questo fondamentale principi”.
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