(ASI) Mentre l’Italia intera dibatteva la questione delle unioni civili e delle adozioni gay, il governo Renzi ha ottenuto l’approvazione quasi in sordina dell’importante modifica normativa in materia di credito e pignoramenti. La nuova normativa è stata fortemente voluta dal ministro Maria Elena Boschi, figlia dell’ex vice presidente di Banca Etruria, Pierluigi Boschi, e dal premier-segretario Matteo Renzi, in quanto rappresenterebbe la risposta chiesta dall’Europa per adeguare le normative italiane a quelle europee. Nel testo in sostanza viene specificato che il richiedente di un eventuale mutuo sulla casa, qualora non pagasse oltre sette rate dello stesso, si vedrebbe privare in maniera immediata e coercitiva della proprietà dell’immobile che diverrebbe di immediata proprietà dell’istituto creditore. La precedente normativa, in caso di moroso e reiterata insolvenza del debitore, prevedeva infatti l’esposizione del caso al tribunale competente, il quale, eseguiti tutti gli accertamenti necessari, avrebbe provveduto all’esproprio dell’immobile e alla messa all’asta dello stesso presso gli istituti di vendita giudiziari onde recuperare la somma dovuta al creditore. In tal caso quindi gli istituti creditizi vedevano saldato il credito vantato presso il debitore dopo la vendita dell’immobile, il quale peraltro era acquistabile da chiunque avesse i necessari requisiti di solidità economica per poter partecipare alle aste giudiziarie. Con la nuova normativa invece vengono attribuiti dei veri e propri “superpoteri” alle banche viene ad essere abolita la competenza dei tribunali in caso di insolvenza da parte del debitore. Nello specifico la normativa stabilisce che al settimo mancato pagamento entro i tempi ed i modo concordati, la banca diviene automaticamente proprietario dell’immobile ed in quanto tale usufruisce dell’immediata disponibilità dello stesso a scapito del debitore. Ed è proprio su questi “superpoteri” che la commissione finanze del Senato ha deciso di vederci chiaro. Molti sono infatti i dubbi sollevati dalla commissione sulle opportunità e sugli scenari che la nuova normativa potrebbe creare. A favore della normativa la commissione ha stabilito la costituzionalità della stessa. A parere della commissione finanze del Senato non vi sarebbero rischi di incostituzionalità poiché la nuova normativa basata sul cosiddetto “patto marciano” non sarebbe in contraddizione con i principi stabiliti dal codice civile in materia con la precedente normativa basata sul “patto commissorio”, ossia sull’intervento diretto del tribunale quale mediatore tra creditore e debitore. Stabilita dunque la costituzionalità delle nuove normative, la commissione finanze ha però sollevato molti dubbi sia sulle modalità di recepimento, che di attuazione. I timori della commissioni finanze si basano sul fatto che le nuove normative concedono un potere pressoché illimitato agli istituti bancari in materia di mutui, espropri e rivendite a discapito del debitore, cioè la parte debole di tutti i contratti di mutuo ipotecario, che viene ad essere spogliato di qualsiasi tutela. Con la nuova normativa in sostanza verrebbero a cadere tutte le precedenti sentenze degli organi di giustizia a tutela delle categorie deboli. In sostanza avere in casa anziani, malati o un nucleo familiare particolarmente numeroso non avrà più alcun peso nei provvedimenti di esproprio dell’immobile poiché, come sottolineato dalla commissione finanze, il creditore diviene proprietario automatico dell’immobile. Tale misura è stata peraltro giudicata sfavorevole non solo nei confronti del debitore, ma anche nei confronti di eventuali altri creditori. Poiché l’immobile verrebbe sottoposto all’automatico ed immediato passaggio di proprietà in favore della banca, gli eventuali creditori vedrebbero dunque inficiate le loro possibilità di riscuotere il crediti vantati presso il debitore. Viene inoltre stabilito che in caso di residuo credito, la banca rimane creditore privilegiato del debitore. Insomma il debitore sarebbe sempre obbligato verso la banca prima che verso altri creditori con ovvi risvolti negativi per chiunque vanti crediti nei confronti di soggetti debitori presso istituti bancari. Altro punto controverso secondo la commissione finanze del Senato, il fatto che la normativa può essere applicata anche ai contratti di mutuo già in corso previa rinegoziazione. Anche qui i dubbi ruotano intorno alla mancanza totale di tutela e di strumenti difensivi per la parte debole, ossia il debitore. Di fatto l’istituto bancario potrà decidere la rinegoziazione unilaterale dei termini del mutuo ipotecario senza rischiare alcuna opposizione da parte del debitore, poiché, in caso di opposizione da parte di quest’ultimo, la banca potrà applicare il diritto di sospensione immediata del contratto di mutuo ipotecario e richiedere pertanto il versamento dell’intero capitale erogato al debitore, al quale verrebbero aggiunte tutte le spesse accessorie previste dalle clausole di stipula in caso di rescissione del contratto. Infine ulteriori dubbi sono stati sollevati dalla commissione finanze circa le modalità di esproprio e vendita degli immobili. Il rischio in questo caso sarebbe uno stimolo a meccanismi speculatori che porterebbero le banche a ricavare maggiori guadagni in caso di rescissione dei contratti di mutuo, che non in caso buon esito degli stessi. Data la condizione di creditore privilegiato di cui godrebbero le banche, queste avrebbero la possibilità di rivendere l’immobile a società intermediarie facenti parte del loro stesso gruppo a prezzi irrisori onde poter continuare a vantare crediti presso il debitore sia per la restante somma erogata non coperta dalla vendita, che per le eventuali sanzioni e penali pecuniarie previste dai contratti. Al contempo le società intermediarie cui verrebbe venduto l’immobile, potrebbero poi rivenderlo a prezzi di mercato, ricavando così enormi guadagni a beneficio del gruppo creditizio senza che ciò sia in alcun modo considerabile conflitto di interesse.
Ma non è solo la commissione senato ad aver espresso forti dubbi. Contro la normativa si sono mossi il Movimento 5 Stelle, Alternativa Libera e il gruppo capeggiato dall’On. Civati. Oltre a recepire in pieno i dubbi della commissione finanze del Senato, gli esponenti politici di dette formazioni hanno sottolineato che in verità l’adeguamento alle normative comunitarie richiesto dalla U.E. non prevede assolutamente le modifiche della nuova normativa. Al contrario, la messa in atto della normativa che concede i “superpoteri” alle banche, andrebbe contro l’articolo 12 della stessa legge comunitaria. Tale dubbio è stato sollevato anche dalla commissione finanze del Senato, la quale a però stabilito che tale articolo possa essere stralciato. In sostanza il governo e il ministro delle finanze saranno chiamati dalla commissione finanze del Senato a fornire chiarimenti su una normativa che, oltre a tutti i dubbi sollevati in precedenza, risulterebbe anche in contraddizione con gli adeguamenti alle leggi comunitarie richieste dalla U.E.
Alexandru Rares Cenusa – Agenzia Stampa Italia