(ASI) Roma - "Il balletto di responsabilità e di dichiarazioni a cui abbiamo assistito in questi giorni da parte di Adr, Asl, e anche le amministrazioni locali, si infrange inevitabilmente sulla realtà dei dati.
L'analisi dell'Istituto superiore di sanità basata sui dati dell'Asl mette in evidenza il rischio a cui lavoratori e passeggeri sono stati inconsapevolmente esposti e le carenze enormi degli stessi accertamenti". È il commento dei portavoce laziali e dei parlamentari delle Commissioni Ambiente, Salute, Trasporti del M5S che stanno attivamente seguendo la vicenda dell'incendio di Fiumicino fin da subito, e ben prima delle notizie sull'inchiesta giudiziaria.
«Chi ha consentito che i lavoratori tornassero in attività dopo solo un giorno e mezzo dalla fine dell 'incendio? Il governo, nelle ore e nei giorni immediatamente successivi, si è preoccupato solo del ripristino delle attività aeroportuali. Neanche un dubbio ha riguardato la salute di cittadini, lavoratori e passeggeri».
I dati, ora, sono incontrovertibili: la ASL Roma D ha fatto predisporre da ARPA Lazio campionamenti della qualità dell'aria per le aree interessate dall'incendio e per una zona esterna; le misurazioni, effettuate fra il 12 maggio e il 26 maggio 2015 hanno riguardato le polveri sottili (PM10), le diossine, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e i composti organici volatili (COV). A quanto è stato riportato, nulla è stato fatto per misurare le fibre di amianto disperse e per accertarne la presenza, anche se numerose foto a disposizione della portavoce M5S al comune di Fiumicino, Fabiola Velli, testimoniano l ' impiego di ditte specializzate, dopo l'incendio, proprio nella rimozione dell'amianto.
I risultati delle analisi sono stati poi inoltrati anche all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) in data 28 maggio 2015 per una supervisione. «Dai dati - commenta il deputato M5S in Commissione Ambiente Alberto Zolezzi, tra l 'altro medico pneumologo - si evincono importanti superamenti dei valori delle polveri sottili (PM 10) e delle diossine per gli ambienti indoor. Per le polveri sottili si rileva come sia stata eseguita la mera valutazione del PM10 e non di particelle più fini. Per le diossine si rileva come la dose stimata di intake giornaliero correlata all'esposizione lavorativa sia stata proporzionata solo all'inalazione, non tenendo conto che le diossine nell'area interessata sono probabilmente entrate anche nel resto della catena vitale dell'area (acque, cibi presenti e consumati in loco), determinando un'esposizione molto maggiore di quella riportata. Si rileva come non sia stata monitorata la presenza di amianto (la struttura risale agli anni '60) le cui fibre vengono rilasciate in maniera molto importante in aria durante la combustione. Un'esposizione a diossine in concentrazione maggiore di 40 volte rispetto ai limiti massimi presenti in aree urbane (dati World Health Organization) non è stata di sicuro salutare ed è sconcertante come l'area sia stata riaperta alle attività lavorative e ai passeggeri prima di avere un quadro chiaro dei rischi, è inutile chiedere il supporto dell'ISS per un'area già riaperta al pubblico dove gli operatori che stavano bonificando accusavano sintomi importanti. I monitoraggi devono proseguire comprendendo la ricerca di fibre di amianto e polveri sottili più fini (almeno il PM2.5), e i vertici ASL ne devono rispondere».
«Vogliamo sapere - dicono i parlamentari M5S - chi è il responsabile di aver riattivato lo scalo facendo esporre i cittadini? È stato misurato il rischio amianto? Se sì, dove sono i dati? Le parole non ci bastano più: il governo la smetta di essere indifferente o peggio asservito alle esigenze di chi gestisce lo scalo e pretenda chiarezza nel rispetto di lavoratori e passeggeri. Tirate fuori i dati e i nomi dei responsabili»
Redazione Agenzia Stampa Italia