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Libia. Maran (Pd): Condanna tardiva non protetti né i nostri interessi, né i nostri valori

(ASI) Alessandro Maran, vicepresidente dei deputati del Pd alla Camera, è intervenuto in risposta al Ministro degli esteri a Montecitorio affermando:

 "Quanto sta succedendo in Libia non è per noi un’occasione per combattere una battaglia di politica interna, ma abbiamo dovuto aspettare lunedì, dopo che tutti avevano già condannato duramente il Colonnello e le imprese dei suoi sgherri, perché anche il presidente dei consiglio italiano dichiarasse, finalmente, di considerare inaccettabile l’uso della violenza. “Il ritorno al principio della non ingerenza (dopo gli anni della esportazione forzata della democrazia) dell’astensione da qualunque forma di pressione esplicita, mentre si sparava sulla folla e i morti, dice il ministro, sono mille - ha spiegato Maran - svelano la tentazione (tacita, sottintesa) che la repressione di Gheddafi funzionerà, tutelando anche gli intessi italiani. Ma, noi siamo certi si tratti di una scommessa azzardata, non sufficiente a proteggere i nostri interessi e comunque contraria ai nostri valori”.

Maran si è poi soffermato sul ruolo dell’Europa aggiungendo: “Quel che sta accadendo ricorda all’Europa che la stabilità può essere illusoria. Ed è illusorio limitarsi a sostenere i regimi al potere affidando la nostra sicurezza alla loro stabilità. Lei – ha detto, rivolgendosi a Franco Frattini - ha affermato che, a suo avviso, l'Ue ‘non deve interferire’ nei processi di transizione in corso nel mondo arabo cercando di esportare il proprio modello di democrazia. Bisognerebbe, invece, ripensare le politiche europee disegnate per portare stabilità e democrazia in queste aree. Sempre che non sia già troppo tardi”

Il vicepresidente è tornato poi sul nostro Paese criticando una concezione dei rapporti internazionali in cui la chiave è il grado di intimità che Berlusconi riesce a stabilire con i leader stranieri. “Una strategia che con Gheddafi - ha detto – ha prodotto risultati grotteschi e indecorosi”. E la gestione del trattato di Amicizia tra Italia e Libia definita “di natura propagandistica, disposta a concedere a Gheddafi una credibilità che non meritava e ad esaltarne i tratti più incivili, pur di ottenere risultati di immagine in materia di immigrazione”. Gli arabi stanno scoprendo un potere che non sapevano di avere – ha concluso – E’ tempo di dar loro una mano”.

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