Dichiarazione di Alessia Morani, responsabile giustizia del pd
(ASI) “La nota diffusa dall’ANM sulla riforma della giustizia stupisce per i toni ma soprattutto per i contenuti. Innanzitutto perché l’Anm ha partecipato ai tavoli di confronto organizzati dal Ministero della Giustizia conoscendo bene i contenuti dei provvedimenti che sono stati approvati dal Cdm del 29 agosto e che sono in corso di pubblicazione.
Il Ministro Orlando ha utilizzato il metodo del dialogo e del confronto condividendo ogni passaggio anche con l’Anm. Nel merito, ci pare che il giudizio espresso sui provvedimenti che riguardano la materia penale sia ingeneroso e fortemente ideologizzato. Si evocano fantasmi del passato, leggi ad personam, condizionamenti, cedimenti, timidezze, compromessi. Vorrei ricordare che il pacchetto sulla giustizia penale contiene provvedimenti fortemente richiesti anche dalla magistratura e mi riferisco alla riforma del falso in bilancio, all’introduzione dell’autoriciclaggio, a norme più efficaci contro la corruzione e la criminalità organizzata. Ed anche gli interventi sul processo penale, (sulla prescrizione, la riforma dei riti alternativi, la revisione delle impugnazioni ecc) sono stati ispirati dall’obbiettivo di rafforzare le garanzie difensive insieme alla ragionevole durata del processo, che oggi evidentemente ragionevole non è. Leggo anche una critica aspra nei confronti del provvedimento sulla responsabilità civile dei giudici. Il ddl introduce un principio molto semplice e cioè che anche il magistrato che sbaglia, come tutti cittadini, è soggetto alla legge. Una responsabilità indiretta, che non lo sottopone perciò a pressioni di nessun genere. Ad oggi, i casi di condanna per responsabilità civile si contano ogni anno sulle dita di una mano a causa di un sistema di filtri previsti dalla legge Vassalli che impedisce le rivalse da parte dello Stato. Riteniamo, perciò, che il referendum del 1988 vada rispettato, e che se ci saranno cause strumentali, come paventa l’Anm, sarà un magistrato a giudicarle come tali. Ci lasciano poi molto perplessi le rivendicazioni sulla produttività dei giudici. Non perché non riconosciamo il loro lavoro straordinario ma perché i dati OCSE 2013 fotografano una situazione preoccupante. Uno stato di cose determinato anche da una ampia serie di fattori come la carenza di organico e risorse su cui il ministro Orlando sta lavorando. La media OCSE sulla lunghezza dei processi è di 788 giorni mentre in Italia è di 2866 giorni, in Germania è di 587 giorni ed in Francia di 950 giorni. Per le cause commerciali la media OCSE è di 506 giorni per l’Italia è di 1210 giorni.
Nei paesi OCSE la media dell’allocazione delle risorse della giustizia per salari e stipendi di magistrati ed amministrativi è del 65,4% mentre in Italia è del 74,5%.
Citiamo questi dati perché riteniamo che l’Italia debba recuperare anche nel sistema giustizia, come nella pubblica amministrazione, efficienza e qualche giorno in meno di ferie per i magistrati e il tetto alle loro retribuzioni non crediamo possano essere un sacrificio insopportabile quando in Italia tutte le istituzioni sono chiamate ad uno sforzo comune per uscire dalla crisi
Il nostro obbiettivo è di restituire agli italiani entro 1000 giorni un sistema giudiziario più giusto, efficiente ed in grado di essere elemento di forza per la crescita del paese.
Infine, l’unico patto che abbiamo fatto è con i cittadini che ci hanno chiesto di cambiare il paese. Per questo andiamo avanti”.