Ciò che balza subito agli occhi, è la rilevanza mediatica dell’evento. Ne ha parlato la BBC, quotidiani stranieri (come il telegraph), e i media italiani si sono letteralmente scatenati. Inoltre, se ciò corrisponde a verità, oltre 700.000 persone avrebbero votato sì, telefonicamente o tramite computer per l’indipendensa. E non sarebbero certo numeri di bassa lega, anzi.
Oltre al risentimento secolare per Roma, questi nuovi indipendentisti, con quartier generale Treviso, fanno leva sempre e solo su unico fattore, determinante in periodi di crisi economica: il prelievo fiscale. La tesi sposata nel caso in questione direbbe che con 20 miliardi a disposizione in più l’Irpef può scendere e arrivare al 20% e l’Iva al 15%. Inoltre resterebbero soldi per opere pubbliche e alzare le pensioni, stipendi. Addirittura, secondo le conclusioni del team di esperti indipendentisti, un operaio veneto si troverebbe 2500 euro in busta paga e al netto, togliendo 450 euro di contributi sociali e 400 di tasse (al 20%), otterrà una busta netta di 1700 euro. Rispetto ai 1000-1200 di adesso, sarebbe un bel 50% in più per andare a far la spesa e pagare pure il 5-7% in meno (per effetto dell’IVA abbassata) su tutto.
Argomenti che fanno facilmente presa sul popolo che fatica ad arrivare a fine mese. La Lega, nonché i politici locali di un certo orientamento si sono rapportati in modo ambiguo alla vicenda. Se da un lato appoggiano l’indipendenza, dall’altro fanno capire che sarà un percorso impossibile, sollevando problemi costituzionali, sebbene, abbia osservato il Governatore Luca Zaia, «il diritto internazionale ci dà ragione sul fronte dell’autodeterminazione e sulla possibilità di fare il referendum».
Nel formulario spedito per posta, ov’è possibile votare dal 16 al 21 marzo, si ritiene valido giuridicamente il voto espresso on – line. Al di là della perplessità, ciò che va al di là dell’umana comprensione, sono gli oltre 700.000 voti ricevuti. L’Italia in questo momento ha bisogno di unità, di un Veneto forte e competitivo inserito nel contesto nazionale. Non di piccoli staterelli insignificanti a livello planetario. I veri cambiamenti si fanno dentro la nazione, non uscendone. In questo caso il filosofo Massimo Cacciari ha pienamente ragione: un conto è essere (come lui) federalisti convinti, alla Gianfranco Miglio, un altro è fare delle pagliacciate. Per saperne di più: www.plebiscito.eu
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia
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